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La solidarietà non va in quarantena: a Palermo si fronteggia l'emergenza sociale

In troppi in città vivono alla giornata senza reddito di cittadinanza e sfuggono alle statistiche, così in molti diventano volontari e aiutano chi ha veramente bisogno

  • 31 marzo 2020

foto Pixbay

Il Covid-19 ha travolto e sconvolto tutti, le nostre abitudini, i gesti quotidiani sono (al momento) archiviati e la nostra vita è sospesa. Abbiamo anche smesso di cantare e ballare sui balconi. In questo quadro di sconforto generale ci sono tante famiglie che hanno problemi economici che la quarantena ha definitivamente affossato lasciando senza reddito circa 50mila palermitani. Una bomba sociale che va gestita e arginata.

Se a Palermo ci sono circa 80mila persone che percepiscono il reddito di cittadinanza, ce ne sono tante altre che lavoravano in nero e con l’emergenza coronavirus sono rimaste senza un reddito, anche saltuario.

Ma l’emergenza riguarda almeno altri 20mila che avevano un lavoro regolare - titolari di piccoli negozi per esempio - che con il perdurare delle restrizioni si stanno ritrovando in difficoltà. Il sindaco ha chiesto al governo un "reddito di sopravvivenza": «Serve un provvedimento urgente del governo».

Per cercare di fronteggiare questa emergenza sociale il Comune ha istituito una centrale unica di aiuto alimentare (ne abbiamo parlato qui).
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Una corsa alla solidarietà che vede il contributo di numerosi cittadini, che hanno aderito all'iniziativa del "carrello sospeso" con generi alimentari da distribuire agli indigenti, ma anche di imprenditori e commercianti.

«Tanti ristoratori che hanno dovuto chiudere ci hanno donato le loro scorte - spiegano Pietro Maugeri e Domenico Messina, rispettivamente presidente e direttore del Banco Alimentare della Sicilia orientale -. L'emergenza non può fermare la solidarietà, per questo abbiamo chiesto che l'attività di distribuzione alimentare a chi ha bisogno possa rientrare tra quelle di prima necessità, in modo da muoverci sempre nel rispetto delle regole».

La Caritas diocesana, invece, si occupa soprattutto di senzatetto, migranti e persone con maggiori fragilità come spiega il vice direttore Don Sergio Ciresi.

«Forniamo sostegno alle mense in città dedicate agli ultimi e ai dormitori per i senza dimora gestiti da Caritas, attraverso la coop sociale 'la Panormitana', e a quelli di istituto valdese e Opera don Calabria. Ci occupiamo inoltre, in collaborazione con la Croce rossa, delle persone in quarantena».

Anche la missione Speranza e Carità fondata dal missionario laico Biagio Conte, dove sono ospitati centinaia di indigenti e migranti, deve fare i conti con le richieste sempre crescenti e con la mancanza di posti. «Ma abbiamo tante persone che bussano alle nostre porte per chiedere un tetto e del cibo», dicono dalla Missione.

«Sappiamo che il Comune si sta prodigando per aprire dei luoghi di prima accoglienza per fronteggiare questa emergenza virus. Siamo disponibili a dare una mano in queste nuove strutture con i nostri volontari». La solidarietà, insomma, non va in quarantena.

Tante sono le belle iniziative nate dal basso per aiutare gli invisibili, quelli che sfuggono alle statistiche e non prendono neanche il reddito di cittadinanza, così l'associazione "Sbaratto", quella che gestisce il mercato dell'usato all'Albergheria, si è auto organizzata e alcuni ambulanti sono diventati volontari e distribuiscono a 120 famiglie la spesa del banco alimentare. Sono tutte famiglie che si sostentavano vendendo alla giornata roba usata e che adesso non hanno più di cosa vivere.

Anche la Regione Siciliana scende in campo e stanzia cento milioni di euro per consentire alle famiglie disagiate di accedere all'assistenza alimentare. Lo ha deciso il governo di Nello Musumeci, riunito in mattinata a Palazzo Orleans, in seduta straordinaria e urgente.

«Si tratta di una prima necessaria risposta che vogliamo dare per consentire a migliaia di famiglie siciliane, ormai esasperate, di far fronte almeno alle immediate esigenze alimentari. Speriamo che arrivino prestissimo anche gli interventi dello Stato, da me più volte sollecitati. In queste settimane di paralisi - aggiunge il governatore - sono cresciuti a dismisura nella nostra Isola i nuclei familiari più fragili e maggiormente disagiati, quelli cioè che stanno soffrendo più di tutti la perdurante crisi dovuta all'emergenza Coronavirus. Famiglie che in parte si aggiungono alle altre 450 mila dichiarate povere in Sicilia, secondo i dati dell’Istat».

Le risorse verranno assegnate, in più tranche, a tutti i Comuni, che nella distribuzione - si legge nella delibera - dovranno prestare particolare riguardo «alle nuove povertà determinate dalle famiglie che non percepiscono più alcun reddito, compreso quello di cittadinanza, e alcuna altra assistenza economica o sanitaria».

Tremila euro in buoni spesa per le famiglie dello Zen 2. È l’iniziativa della direzione del centro commerciale Conca d’oro in collaborazione con la caserma dei carabinieri che ha sede proprio nel quartiere di San Filippo Neri (Zen 2). L’idea solidale nasce per venire incontro alle famiglie disagiate che vivono nella zona del supermercato del cento commerciale della zona, rimasto aperto fra le attività necessarie, come prevede il decreto per arginare il contagio del coronavirus.

A partire dalla prossima settimana i carabinieri insieme con i volontari dell’associazione Bayty Baytik distribuiranno i buoni alle famiglie con bambini in serie difficoltà da quando l’emergenza coronavirus ha congelato i lavori che gli permettevano in qualche modo di andare avanti: i tremila euro offerti dalla direzione del Conca d’oro si sono trasformati in buoni da 50 euro per ogni famiglia. Solo per generi di prima necessità.

Inoltre, come annunciato nell'ultima conferenza stampa del presidente del consiglio Giuseppe Conte, è stata firmata dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli l'ordinanza che stanzia 400 milioni ai Comuni per distribuire aiuti alimentari a chi ne ha bisogno. Il testo finale conferma che il contributo per ciascun comune non possa essere inferiore a 600 euro. L'80% del totale, 320 milioni, viene ripartito tra le amministrazioni in base alla popolazione, mentre il 20%, 80 milioni, viene distribuito in base alla differenza tra il reddito pro capite e il reddito medio nazionale.
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