PERSONAGGI
La statua del principe guarda Piana dall'alto: perché è l'eroe della comunità arbereshe
La sua storia è leggenda per l'Albania, e non solo. Col suo coraggio ha bloccato l'invasione turco-ottomana. Chi era il patriota a cui è dedicata una via di Palermo
La statua del principe albanese Giorgio Castriota Scanderbeg
Lui è il principe albanese Giorgio Castriota Scanderbeg. E, adesso, il suo volto austero, lo sguardo fiero e la corporatura granitica da guerriero guardano, dall’alto, Piana degli Albanesi.
Tutti con il naso all’insù, allora, per ammirare la statua bronzea, alta più di tre metri e donata dall'associazione svizzera "Hora e Skanderbeut", proprio nella piazzetta a lui intitolata.
La piazza del comune del Palermitano si arricchisce, così, di un’attrazione in più, legata alla tradizione e alla storia dell’eroe di tutte le comunità arbereshe sparse nel mondo. La statua è stata svelata in conclusione della Festa della Fondazione di Piana.
Tanti i presenti provenienti da Albania, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord, Canada, Stati Uniti e Svizzera. Tutti lì per mostrare il loro affetto nei confronti di Castriota.
Siamo nel XV secolo e Giorgio Castriota è un condottiero abile e carismatico. Siamo in piena resistenza e lui riesce ad unire i principati d'Albania e a bloccare, per due decenni, l'avanzata dell'Impero Ottomano verso l'Europa.
Ciò gli permette di ottenere da papa Callisto III l'appellativo di “Atleta di Cristo e Difensore della Fede”, mentre da papa Pio II viene definito il "nuovo Alessandro", con un chiaro riferimento ad Alessandro Magno.
La sua storia si conosce anche a Palermo: tra piazza Croci e il Teatro Politeama Garibaldi, infatti, gli è dedicata una via; e nella parrocchia italo- albanese di rito bizantino San Nicolò dei Greci alla Martorana, una lapide marmorea posta nel 1968.
«Per noi arbereshe e albanesi Giorgio Castriota Scanderbeg è la nostra stella cometa - afferma il sindaco di Piana degli Albanesi, Rosario Petta - La persona che ha messo davanti la sua stessa vita per bloccare l'invasione turco- ottomana che avrebbe cambiato la storia d'Europa. La fortuna nostra fu che con le sue iniziative ha difeso la chiesa e ci ha consentito di essere quello che siamo oggi».
Aggiunge il primo cittadino: «La festa della fondazione negli anni è andata crescendo dal 2017, diventando da provinciale a regionale a una vera e propria festa internazionale con la possibilità di far conoscere la nostra realtà a tutti i rappresentanti della diaspora albanese sparsi nel mondo. In Svizzera, per esempio, ci sono 300 mila persone di origine albanese. Qui, da noi, custodiamo con cura la nostra storia, tradizione, cultura e, soprattutto, la nostra magnifica lingua arbereshe».
«Siamo lieti di essere stati al fianco del comune di Piana degli Albanesi e di tutta la comunità Arbereshe in questo percorso di valorizzazione culturale e lo abbiamo fatto in modo quanto mai concreto, approvando in assemblea regionale una norma apposita per tutelare le minoranze linguistiche», spiega l'assessore regionale alle Attività Produttive, Edy Tamajo.
«Senza dubbio, Piana degli Albanesi è il comune che più si distingue in Sicilia per la capacità e il merito di custodire tradizioni e lanciare al contempo un importante messaggio di accoglienza.
Noi ci siamo e continueremo ad esserci. L'idea che Piana possa diventare comune capofila di tutte le minoranze linguistiche d'Italia ci pare davvero importante e la Regione sarà costantemente al fianco del Comune in questo percorso perché abbiamo non solo il piacere ma anche il dovere di supportare le amministrazioni virtuose come questa», conclude l'assessore.
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