La vela mondiale si inchina al vento in Sicilia: parte la Palermo-Montecarlo, le foto
È un sipario che si apre su un sogno lungo 20 anni: la regata che ha scritto pagine indimenticabili della vela mediterranea, prende il largo ancora una volta
Venti anni di regata, quarantacinque barche al via e un’impronta tutta isolana: la vela internazionale si inchina al talento siciliano. Da Gabriele “Ganga” Bruni a Gaetano Figlia di Granara, fino al lavoro silenzioso di Armando Udine: la Sicilia porta in mare la sua scuola di vita e di passione. Il mare di Mondello oggi non è soltanto azzurro.
È un sipario che si apre su un sogno lungo 20 anni: la Palermo–Montecarlo, regata che ha scritto pagine indimenticabili della vela mediterranea, prende il largo ancora una volta.
Alle 12.00 in punto il colpo di cannone ha liberato le prue di quarantacinque imbarcazioni, sette nazioni al via, ma lo sguardo non può che posarsi sulla Sicilia, sulla sua gente e sul talento dei suoi marinai. Perché questa non è solo una regata.
È un filo d’inchiostro che parte da Mondello e disegna una rotta verso il Principato, passando per Porto Cervo, le Bocche di Bonifacio, la Corsica, fino al traguardo di Montecarlo. Cinquecento miglia di vento e silenzi, di notti illuminate dal plancton e giornate di sole implacabile.
Una sfida che unisce il respiro antico della tradizione marinara palermitana alla modernità delle grandi barche da regata. In prima linea c’è un nome che a Palermo è leggenda: Gabriele "Ganga" Bruni.
Olimpico a Sydney 2000, protagonista in Coppa America, allenatore di equipaggi che hanno conquistato titoli mondiali ed europei. Bruni porta in acqua l’eleganza dei grandi maestri, la capacità di leggere il mare come fosse una partitura musicale. Ogni refolo di vento diventa nota, ogni onda una battuta da interpretare.
Accanto a lui un altro talento che Mondello ha cresciuto tra le vele del Lauria: Gaetano Figlia di Granara. Tattico di razza, con podi internazionali e una sensibilità che si affina nelle notti lunghe, quando l’equipaggio cerca nel buio la pressione giusta per avanzare.
Quest’anno guida il No Regret, un ICE 52 che porta nel nome la filosofia del mare: nessun rimpianto, solo il coraggio di rischiare la rotta giusta. Con lui i figli, Federico e Riccardo, in un passaggio generazionale che rende questa avventura ancora più intensa.
E poi c’è l’anima organizzativa, quella che lavora nell’ombra ma che tiene insieme i fili di questa grande orchestra: Armando Udine, direttore tecnico del Circolo Canottieri Roggero di Lauria. A lui si deve la regia del Sagola–Lauria, un Farr 45 che parte per scrivere un nuovo capitolo di sfide e vittorie.
Dodici uomini in equipaggio, pronti a stringersi come un solo corpo contro il vento, armati di preparazione tecnica e spirito di squadra. Questa XX edizione non è solo competizione: è festa, memoria e promessa. A celebrarla c’è la nave scuola Palinuro della Marina Militare, ormeggiata a Mondello, quasi a benedire la partenza.
In mare, invece, i giganti come il Maxi 100 Black Jack, detentore del record in tempo reale, e i cavalli di razza del circuito internazionale: il VO65 austriaco Sisi, il TP52 Blue Moon Arkas, il Grand Soleil 48 Joy, i tenaci Swan 45 pronti al duello. Ma la bellezza di questa regata è che, pur nella sua dimensione globale, resta profondamente siciliana.
La partenza da Mondello non è solo logistica: è identità. È il richiamo a un mare che ha visto partire fenici e normanni, che ha accolto mercanti e sognatori, che oggi accompagna i figli di questa terra a misurarsi col mondo. Quando le vele si sono gonfiate al vento di Levante, la spiaggia si è fermata a guardare.
Non turisti distratti, ma occhi rapiti: pescatori, bambini, anziani, giovani atleti, tutti uniti in quel filo invisibile che lega la comunità al suo mare. Ogni scia lasciata sull’acqua è una promessa di ritorno, ogni prua che avanza è un inno di coraggio. La Palermo–Montecarlo è anche un atto d’amore verso la Sicilia.
È la dimostrazione che questa isola sa farsi centro del Mediterraneo non solo con la sua storia millenaria, ma con il talento vivo dei suoi uomini e delle sue donne. Ogni circolo, ogni vela issata, ogni barca che porta il guidone siciliano rappresenta un frammento di quell’orgoglio che non teme confronti: qui non si regata soltanto per vincere, ma per testimoniare che Palermo, Mondello e tutta la Sicilia sanno essere protagoniste nel panorama internazionale.
C’è un sentimento che attraversa la spiaggia e che accompagna la partenza: è l’orgoglio di chi vede i propri colori spiegati al vento, di chi riconosce nella vela non solo uno sport, ma un linguaggio universale fatto di rispetto per la natura, di fatica condivisa, di silenzi che uniscono. La vela è scuola di vita, è sfida e poesia insieme, ed è proprio per questo che i siciliani la vivono con un’intensità speciale.
Oggi Mondello non è solo la cornice di una regata: è un cuore pulsante che batte all’unisono con ogni imbarcazione. E allora non resta che rivolgere a tutti un augurio antico e semplice, che sa di mare e di speranza: buon vento.
Perché ogni miglio percorso porti con sé la forza della Sicilia, e ogni vela gonfiata dal respiro del Mediterraneo racconti al mondo l’orgoglio di un popolo che non smette mai di credere nei propri sogni.
È un sipario che si apre su un sogno lungo 20 anni: la Palermo–Montecarlo, regata che ha scritto pagine indimenticabili della vela mediterranea, prende il largo ancora una volta.
Alle 12.00 in punto il colpo di cannone ha liberato le prue di quarantacinque imbarcazioni, sette nazioni al via, ma lo sguardo non può che posarsi sulla Sicilia, sulla sua gente e sul talento dei suoi marinai. Perché questa non è solo una regata.
È un filo d’inchiostro che parte da Mondello e disegna una rotta verso il Principato, passando per Porto Cervo, le Bocche di Bonifacio, la Corsica, fino al traguardo di Montecarlo. Cinquecento miglia di vento e silenzi, di notti illuminate dal plancton e giornate di sole implacabile.
Una sfida che unisce il respiro antico della tradizione marinara palermitana alla modernità delle grandi barche da regata. In prima linea c’è un nome che a Palermo è leggenda: Gabriele "Ganga" Bruni.
Olimpico a Sydney 2000, protagonista in Coppa America, allenatore di equipaggi che hanno conquistato titoli mondiali ed europei. Bruni porta in acqua l’eleganza dei grandi maestri, la capacità di leggere il mare come fosse una partitura musicale. Ogni refolo di vento diventa nota, ogni onda una battuta da interpretare.
Accanto a lui un altro talento che Mondello ha cresciuto tra le vele del Lauria: Gaetano Figlia di Granara. Tattico di razza, con podi internazionali e una sensibilità che si affina nelle notti lunghe, quando l’equipaggio cerca nel buio la pressione giusta per avanzare.
Quest’anno guida il No Regret, un ICE 52 che porta nel nome la filosofia del mare: nessun rimpianto, solo il coraggio di rischiare la rotta giusta. Con lui i figli, Federico e Riccardo, in un passaggio generazionale che rende questa avventura ancora più intensa.
E poi c’è l’anima organizzativa, quella che lavora nell’ombra ma che tiene insieme i fili di questa grande orchestra: Armando Udine, direttore tecnico del Circolo Canottieri Roggero di Lauria. A lui si deve la regia del Sagola–Lauria, un Farr 45 che parte per scrivere un nuovo capitolo di sfide e vittorie.
Dodici uomini in equipaggio, pronti a stringersi come un solo corpo contro il vento, armati di preparazione tecnica e spirito di squadra. Questa XX edizione non è solo competizione: è festa, memoria e promessa. A celebrarla c’è la nave scuola Palinuro della Marina Militare, ormeggiata a Mondello, quasi a benedire la partenza.
In mare, invece, i giganti come il Maxi 100 Black Jack, detentore del record in tempo reale, e i cavalli di razza del circuito internazionale: il VO65 austriaco Sisi, il TP52 Blue Moon Arkas, il Grand Soleil 48 Joy, i tenaci Swan 45 pronti al duello. Ma la bellezza di questa regata è che, pur nella sua dimensione globale, resta profondamente siciliana.
La partenza da Mondello non è solo logistica: è identità. È il richiamo a un mare che ha visto partire fenici e normanni, che ha accolto mercanti e sognatori, che oggi accompagna i figli di questa terra a misurarsi col mondo. Quando le vele si sono gonfiate al vento di Levante, la spiaggia si è fermata a guardare.
Non turisti distratti, ma occhi rapiti: pescatori, bambini, anziani, giovani atleti, tutti uniti in quel filo invisibile che lega la comunità al suo mare. Ogni scia lasciata sull’acqua è una promessa di ritorno, ogni prua che avanza è un inno di coraggio. La Palermo–Montecarlo è anche un atto d’amore verso la Sicilia.
È la dimostrazione che questa isola sa farsi centro del Mediterraneo non solo con la sua storia millenaria, ma con il talento vivo dei suoi uomini e delle sue donne. Ogni circolo, ogni vela issata, ogni barca che porta il guidone siciliano rappresenta un frammento di quell’orgoglio che non teme confronti: qui non si regata soltanto per vincere, ma per testimoniare che Palermo, Mondello e tutta la Sicilia sanno essere protagoniste nel panorama internazionale.
C’è un sentimento che attraversa la spiaggia e che accompagna la partenza: è l’orgoglio di chi vede i propri colori spiegati al vento, di chi riconosce nella vela non solo uno sport, ma un linguaggio universale fatto di rispetto per la natura, di fatica condivisa, di silenzi che uniscono. La vela è scuola di vita, è sfida e poesia insieme, ed è proprio per questo che i siciliani la vivono con un’intensità speciale.
Oggi Mondello non è solo la cornice di una regata: è un cuore pulsante che batte all’unisono con ogni imbarcazione. E allora non resta che rivolgere a tutti un augurio antico e semplice, che sa di mare e di speranza: buon vento.
Perché ogni miglio percorso porti con sé la forza della Sicilia, e ogni vela gonfiata dal respiro del Mediterraneo racconti al mondo l’orgoglio di un popolo che non smette mai di credere nei propri sogni.
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