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Le cose non vanno bene e chiude Michael Kors: Palermo tagliata fuori dal piano aziendale

Lavoratrici e lavoratori coinvolti da un giorno all’altro, si stanno ritrovando in una situazione di estrema incertezza per il loro futuro occupazionale

Balarm
La redazione
  • 19 febbraio 2021

Lo store di Michael Kors a Palermo

Ad annunciare la notizia sono i vertici aziendali che riferiscono che il noto marchio della moda non avrebbe registrato i numeri sperati, in termini di vendite, e dunque la decisione è quella di chiudere il negozio di via Libertà, l'unico del capoluogo siciliano.

Michael Kors lascia quindi la città, il contratto di affitto in scadenza il prossimo 31 marzo non sarà rinnovato. La crisi pandemica inoltre ha aggravato la situazione, le vendite sono calate sempre di più.

«Abbiamo chiesto all'azienda - afferma Mimma Calabrò, segretario generale della Fisascat Cisl Palermo-Trapani - di rivedere la sua posizione, laddove la loro decisione fosse stata determinata anche per i costi o la scadenza della locazione, visto che i lavoratori si erano gia' attivati trovando soluzioni alternative, spostandosi in un altro punto vendita».

In realtà ci sarebbero altre ragioni. L'azienda, all'incontro tenutosi ieri, ha comunicato che la scelta di abbandonare Palermo sarebbe frutto di un nuovo piano industriale che vede il capoluogo siciliano tagliato fuori dalla nuova riorganizzazione aziendale.
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«La cosa che ci lascia perplessi - aggiunge - è sapere che lo store di Palermo è tra quelli più performanti d'Italia. Lascia ancor di più l'amaro in bocca sentir dire dai vertici aziendali che i sette lavoratori di Palermo sono tra i migliori d'Italia per competenza, professionalità, capacità di vendita e livello di istruzione visto che, peraltro, molti di loro parlano più lingue. Non possiamo permetterci di perdere queste professionalità sul mercato che sono valore aggiunto per servizi qualificati da rendere soprattutto ai turisti stranieri che ci auguriamo di vedere al piu' presto tra le nostre vie dello shopping. Metteremo in campo tutte le azioni a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori».


«Purtroppo, secondo quanto riferito dai vertici aziendali – spiega Mimma Calabrò, segretario generale della Fisascat Cisl Palermo-Trapani –, negli ultimi anni, il brand, a loro dire, non ha registrato un numero di vendite tale da supportare i costi dello store palermitano. Una situazione aggravata, peraltro, dalla crisi pandemica che ha contribuito ad un ulteriore calo delle vendite. Abbiamo chiesto all’azienda di rivedere la sua posizione, laddove la loro decisione fosse stata determinata anche per i costi o la scadenza della locazione, visto che i lavoratori si erano già attivati trovando soluzioni alternative, spostandosi in un altro punto vendita".

Ma pare ci siano anche altre ragioni, «l'azienda, all'incontro tenutosi ieri – aggiunge Calabrò – ha comunicato che la scelta di abbandonare Palermo è frutto di un nuovo piano industriale che vede il capoluogo siciliano tagliato fuori dalla nuova riorganizzazione aziendale. Ma la cosa che ci lascia perplessi è sapere che lo store di Palermo è tra quelli più performanti d’Italia.

Lascia ancor di più l’amaro in bocca sentir dire dai vertici aziendali che i sette lavoratori di Palermo sono tra i migliori d’Italia per competenza, professionalità, capacità di vendita e livello di istruzione visto che, peraltro, molti di loro parlano più lingue. Non possiamo permetterci di perdere queste professionalità sul mercato che sono valore aggiunto.

È inconcepibile che l’azienda decida comunque di lasciare la piazza di Palermo, contribuendo all’impoverimento delle vie dello shopping della nostra città. Metteremo in campo tutte le azioni a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti e delle loro famiglie che, da un giorno all’altro, si stanno ritrovando in una situazione di estrema incertezza per il loro futuro occupazionale».

Nelle scorse settimane a Palermo ha chiuso anche lo storico negozio di via Libertà MAX&Co e le lavoratrici trasferite al punto vendita di via Riggero Settimo. L’azienda pare che come in altre città punti ad avere un solo punto vendita grande.
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