Le offese e la lettera di Manfredi Borsellino ai figli: "I nonni erano di un'altra categoria"
Il figlio del giudice ucciso dalla mafia nella strage di via D'Amelio pubblica una lettera aperta dopo il caso delle intercettazioni dell'ex pm Natoli, mandate in onda su Rai3

Agnese e Paolo Borsellino nel giorno delle loro nozze
Non c'è molto da aggiungere perché si commentano da sole le parole emerse da una delle intercettazioni ambientali raccolte dalla guardia di finanza tra il magistrato Gioacchino Natoli e la sua compagna, nell'ambito delle indagini sul depistaggio sulla strage di via D'Amelio e che vedono l'ex presidente della Corte d'Appello di Palermo indagato dalla Procura di Caltanissetta per favoreggiamento aggravato.
In una di queste intercettazioni, si prende di mira persino Agnese Borsellino, moglie di Paolo Borsellino ucciso dalla mafia nella strage di via D'Amelio. Meglio non ripetere quelle parole per non oltreggiare la memoria di uomini e donne che hanno pagato a caro prezzo la loro battaglia per la legalità e che ancora oggi, dopo 33 anni, non hanno trovato giustizia.
Preferiamo dare spazio alle parole di Manfredi, figlio di Paolo Borsellino, che in una lettera aperta vuole ricordare ai figli di non dare peso a certi insulti rivolti ai loro nonni e di «continuare a camminare a testa alta».
La riportiamo integralmente:
«Cari Merope, Paolo e Fiammetta,
a distanza di anni emerge che un altro ex collega del vostro nonno, seppure nel corso di una conversazione privata, avrebbe definito vostro padre e le sue sorelle “tutti senza neuroni”, insulti ed epiteti più o meno analoghi a quelli - come ricorderete - che ci aveva rivolto un’altra autorevole ex giudice, oggi condannata e detenuta per avere reiteratamente tradito quello Stato per cui vostro nonno aveva sacrificato la vita.
Questa volta però sarebbe stata financo insultata e vilipesa la vostra cara nonna Agnese, fatta passare nel corso di questa conversazione per “deficiente” e per una donna a cui “nessuno nel mondo e nella vita avrebbe mai dato retta”, tanto che sarebbe stato “indifferente sapere se era viva o morta”.
Parole terribili per le quali potrei dirvi anche questa volta “_non ragionate di loro ma guardate e passate_”, ma uno di voi tre ieri sera, seguendo il programma tv che si è occupato della incresciosa vicenda, mi ha confidato di essere rimasto abbastanza scioccato per aver conosciuto personalmente quell’ex collega del nonno e per averne sentito parlare come una persona che gli era vicino, per cui ritrovandosi a sentire quelle parole che gli sarebbero state attribuite gli veniva da pensare allora “quante altre persone siano come lui..”
A questo punto sento il dovere di dirvi oggi di continuare a camminare sempre a testa alta, perché forse vostro padre e le vostre zie per questi personaggi “avranno pochi neuroni”, ma siamo stati fortunati per avere avuto figli come voi e genitori - per dirla in gergo calcistico come sapete caro a papà- di “un’altra categoria”».
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