ARTE E ARCHITETTURA
Lo vedi sempre ma non sai il suo nome: l'edificio prezioso e abbandonato di Palermo
La maestosa fontana, che è tornata in funzione, separa il palazzo municipale da due nobili ed eleganti edifici. Vi raccontiamo la storia di uno di questi
Palazzo Guggino Chiaramonte Bordonaro a Palermo
A est dalla chiesa di Santa Caterina e dall'antica chiesa di San Matteo, separate da una strada; a ovest dalla chiesa di S.Elia, passata poi alle maestranze dei falegnami e divenuta nel Seicento il noto complesso di San Giuseppe dei Teatini e infine a nord dalle case dei Luna e dei Conte.
Il palazzo “di la chitati”, (odierno Palazzo delle Aquile) e la fontana Pretoria stavano in mezzo al piano del pretore. Oggi il piano del pretore, invece, è diviso in due piazze: piazza Bellini e piazza Pretoria.
La maestosa fontana, che recentemente è tornata a spruzzare acqua dalle sue innumerevoli bocche, separa il palazzo municipale di Palermo da due nobili ed eleganti edifici noti come Palazzo Bonocore e Palazzo Guggino-Chiaramonte Bordonaro.
Di quest'ultimo narreremo la storia.
Tale agglomerato subì inevitabilmente l'adeguamento dovuto prima al prolungamento del Cassaro (odierna via Vittorio Emanuele) e dopo alla costruzione di via Maqueda e dei Quattro Canti.
Nino Basile in "Palermo Felicissima" cita i vari possessori che via via abitarono e possedettero sin dalle origini sia le singole porzioni sia l'intero palazzo Bordonaro ed anche quelli di palazzo Bonocore che gli sta a fianco: «Di fronte la strada “Li mori”, fra la casa di Salvatore Luna, poi Garlano e posteriormente ancora di Gugino (ora Bordonaro), e quella di Stefano Conte, poi Lo Faso marchesi di San Gabriele (ora palazzo Bonocore) si apre una piazza».
Nei primi anni del XVII secolo, accorpati vari edifici, lo stabile fu certamente nobilitato a Palazzo residenziale da Giovanni Garlano, protonotaro del Regno di Sicilia.
Lo stesso Giovanni Garlano sarà presente al primo colpo di martello per la costruzione di piazza Villena, uno dei Quattro Canti, il cantone di Sant'Agata sarà addossato proprio al suo palazzo e rappresenterà il quartiere della Kalsa. Il palazzo passerà poi ai Fracci di Alcamo e quindi ai Guggino, grazie ai quali ospiterà il circolo della Grande Conversazione.
Infine, secondo quanto riporta Claudio Gulli ne "La collezione Chiaramonte Bordonaro", la proprietà passerà ai Chiaramonte Bordonaro che lo acquisteranno nel 1842 ad un'asta giudiziaria. Orazio Cancila, invece, ascrive il palazzo tra gli immobili acquisiti dai Bordonaro negli anni Venti dell'Ottocento.
L'architettura del palazzo, attribuita all'architetto Giovanni Del Frago, si presenta all'esterno in chiaro stile settecentesco, sebbene abbia subito diversi restauri sia nel corso del Ottocento che del Novecento. Ha un grande portale d'accesso, fiancheggiato da due colonne doriche, che dà su piazza Pretoria.
Tutti i prospetti del palazzo presentano finestre con frontoni di vario tipo e balconi in ferro battuto di diverse lunghezze. A pian terreno era cinto da una serie di locali nei quali vi erano attività commerciali.
Negli anni Venti del Novecento tali locali verranno gestiti dalla nota Rinascente. Il loggiato, che un tempo caratterizzava all'esterno l'ultimo piano del palazzo, era ad uso delle suore del monastero della Martorana le quali raggiungevano l'edificio attraverso un tunnel sotterraneo che collegava il palazzo con il monastero della Martorana.
Le suore dal loggiato potevano assistere alle celebrazioni religiose affacciandosi sul Cassaro. Il loggiato fu demolito dagli ultimi proprietari che lo adibirono come terzo piano dopo il 1866.
Gli interni del piano nobile furono affrescati nel XVIII secolo da Gioacchino Martorana: nelle sovrapporte e nelle volte dei saloni dipinse figure allegoriche e sul tema dell'amore coniugale. Palazzo Guggino Chiaramonte Bordonaro è un edificio privato ma tutt'ora oggetto di discussione, versando in evidenti condizioni di degrado.
Spesso si resta ammutoliti davanti ai visitatori della nostra città, i quali chiedono le motivazioni di una tale noncuranza. Le volte che mi è capitato però, ho provato a spiegare loro che Palermo è una città che va avanti per forza di inerzia, tuttavia se la si vuole capire veramente, non si deve rimanere delusi semplicemente da ciò che si vede, forse quella decadenza può raccontare lo stesso il trascorrere del tempo o la storia che l'ha percorsa.
La sorte di Palazzo Guggino Chiaramonte Bordonaro la scriveranno i posteri.
(Per approfondimenti leggi Palermo Felicissima Vol. III di Nino Basile; Palazzi nobiliari di Palermo di Giulia Sommariva; Storia di una dinastia imprenditoriale di Orazio Cancila; La collezione Chiaramonte Bordonaro di Claudio Gulli; Palermo, Palazzo Guggino-Chiaramonte Bordonaro video su Youtube di Associazione Culturale Sikeliotes)
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