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Ma com'è bello ciaspolare per i monti siciliani: un percorso (facile facile) sull'Etna

Un appuntamento da non perdere per grandi e piccoli. Vi indichiamo un percorso per tutti, ma se non siete fisicamente allenati è meglio attrezzarvi, siamo pur sempre sulla neve.

  • 4 febbraio 2022

La neve per molti siciliani è un appuntamento da non mancare una volta l’anno, come una delle tante feste comandate. Viene vissuta come un gioco, con la scusa di portare i figli più piccoli, vanno bene anche i nipoti, si divertono anche gli adulti.

Non più di una volta però. I più spartani si avventurano con slittini di fortuna, dalle camere d’aria riciclate alle buste di plastica. Ogni tanto capita che qualcuno concluda la giornata al pronto soccorso perché tornare bambini va bene, ma con le insidie nascoste sotto la neve non si scherza, soprattutto nei canaloni non battuti come vere piste da sci. Un masso, uno sperone di roccia, non visibili ma non sufficientemente coperti, possono giocare brutti scherzi.

Non sono pochi nemmeno quelli che hanno imparato ad inforcare gli sci e frequentano gli impianti che, con alterne fortune, sono fruibili in Sicilia. Quello di Piano Battaglia sulle Madonie e i due dell’Etna, rifugio Sapienza e piano Provenzana. Si incontrano anche turisti venuti sull’isola per l’ebrezza di provare le piste con il belvedere blu, quelle che guardano lo Ionio. Sciare sul vulcano, con la neve e lo sfondo del mare, per qualche settimana l’anno questo angolo di Sicilia sembra l’Islanda.
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Un altro approccio con la neve è quello di andare con le ciaspole. In principio erano le racchette da neve, in legno e corda intrecciata, sono nate con lo scopo di aumentare la superficie d’appoggio rispetto agli scarponi e non affondare sulla neve fresca. Offrono anche una maggiore presa per non scivolare. Sostituite da quelle in plastica e alluminio oggi le chiamiamo comunemente ciaspe o ciaspole, un neologismo che deriva dal ladino delle valli dolomitiche.

Le ciaspole hanno degli innegabili vantaggi. Sono molto usate da chi ama camminare tutto l’anno e non vuole rinunciare in inverno alle alte quote, si possono usare anche quando la neve non è abbondante e si può andare praticamente ovunque, anche se occorre un certo “fiato”. Camminare sulla neve naturalmente è più faticoso che sulle strade sterrate.

Nella nostra regione la neve non è una certezza, non tutti gli inverni sono generosi di fiocchi e i veterani delle ciaspole sono come i surfisti che aspettano il vento, appena fiocca si precipitano sulle nostre montagne a batterne i sentieri. Sui Nebrodi è molto frequentato il percorso per il lago Maulazzo che regala degli scenari davvero fiabeschi con giorni in cui si presenta con la superficie ghiacciata, anche le Madonie non sono da meno ma la regina delle montagne rimane l’Etna, avvantaggiata dalle quote più alte rimane innevata più a lungo e non delude le aspettative. Il vulcano siciliano è il luogo ideale per chi vuole provare questa esperienza.

Un percorso adatto anche ai neofiti è quello che collega Piano Provenzana con il rifugio Citelli. Sono circa 6 chilometri, se lo si percorre in un solo senso di marcia, di un sentiero molto frequentato anche da chi pratica sci di fondo e meta di escursionisti e bikers d’estate. Il Cai lo ha incluso nel grande Sentiero Italia. Punto di partenza è lo skilift di Monte Conca, leggermente decentrato rispetto al grande parcheggio di Piano Provenzana. Ci si cammina in direzione sudest per apprezzare, in pochi chilometri e con un dislivello inferiore a duecento metri, alcuni degli aspetti più interessanti e paesaggisticamente più avvincenti del vulcano.

Si alternano colate laviche a boschi, ora di pini monumentali, ultime propaggini della grande pineta Ragabo di Linguaglossa, ora di betulle dalle bianche cortecce spoglie, rarità endemica dell’Etna che ha la sua colonia più consistente in questo percorso. Nei tratti in cui il sentiero esce dal bosco la vista si apre sulla grande spianata alla base dei sommitali. Deserto lavico d’estate, durante la stagione fredda si presenta come una distesa bianca uniforme. Il cielo terso che solo i mesi invernali sanno regalare fa il resto.

Lungo il percorso si incontra il rifugio Baracca del Cai, quindi ci si dirige verso i monti Sartorius, le sette bocche eruttive del 1865, allineate a formare quella che si chiama una “bottoniera”. Il paesaggio dei dintorni è caratterizzato dalla presenza di numerose bombe laviche alcune hanno dimensioni da record. Il percorso termina alla sbarra sulla strada asfaltata che conduce al Rifugio Citelli. È il punto ideale per terminare la ciaspolata.

I bene allenati non avranno difficoltà a tornare indietro, magari dopo avere fatto sosta pranzo nei pressi del rifugio. Chi è alle prime armi farà bene a organizzarsi con una seconda auto che permetterà di fare rientro a Piano Provenzana senza che la giornata diventi un cattivo ricordo.
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