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Al Nuovo Montevergini in scena “Il Rosario”

Al Palermo Teatro Festival debutta in prima nazionale lo spettacolo ispirato ad una novella di Federico De Roberto, il dramma musicale "Il Rosario"

  • 9 dicembre 2010

Nella casa dove le tre sorelle Sommatino vivono zitelle con la madre, arriva la notizia della morte del marito di una quarta sorella, l’unica che era riuscita a staccarsi drammaticamente da vincoli familiari soffocanti e oppressivi: è questo l’incipit narrativo del dramma musicale "Il Rosario", ispirato all’omonimo racconto di Federico De Roberto, che andrà in scena, in anteprima nazionale, venerdì 10 e sabato 11 dicembre, ore 21.15, al teatro Nuovo Montevergini (via Montevergini 8, Palermo). Il progetto, la drammaturgia e la regia sono di Clara Gebbia ed Enrico Roccaforte; sul palco protagonista sarà Filippo Luna, accompagnato da Nenè Barini, Germana Mastropasqua, Alessandra Roca. Il costo del biglietto intero è di 8 euro (ridotto 5 euro, per universitari e under 18).

De Roberto, nella sua novella, descrive la realtà politica, sociale e familiare come ordine immutabile, affrontando la complessità delle dinamiche di potere in ambito politico, religioso, familiare. In questo senso, lo spettacolo coglie del testo derobertiano la potente carica di attualità, quella della dialettica oppressiva tra potere immobile e arte come possibile fonte di cambiamento. Il Rosario diventa quindi riflessione sul nostro presente, in cui il teatro stesso rischia di scomparire e, proprio per questo, si erge ad estremo strumento di difesa per combattere il rischio di annullamento della capacità della gente di leggere, interpretare e comprendere la realtà.

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Elemento di originalità che caratterizza questa rilettura di un classico della narrativa storico-sociale di impronta verista è la fusione tra musica e teatro, che si esalta in una scena con pochi segni, per dare valore alla luce, al gesto, alla musica e alla parola. Chi assisterà alla messa in scena si troverà davanti una partitura musicale che va dal parlato all’intonato, dalla parola al canto. Essenziale in questo la direzione musicale di Antonella Talamonti, autrice di tutte le musiche originali dello spettacolo. L’idea registica è quella di attingere al grande patrimonio della musica di tradizione orale, insieme tradizionale e contemporanea, sacra e profana, potente ed emozionante. Tutto ciò è certamente ancora vivo in Italia, dal nord al sud, perché continuano ad esistere intere comunità che, sentendole come parte costitutiva della propria identità, cantano queste musiche nei propri riti.

La trasposizione teatrale del testo di De Roberto, inoltre, è certamente favorita dalla stile di scrittura adottato dall’autore: il racconto, infatti, si fonda principalmente su dialoghi, accompagnati da scarne indicazioni di tono, gesti e ambienti, in tutto simili alle didascalie di un copione, ciò proprio allo scopo di enfatizzare una rappresentazione verista ci ciò che costituisce l’oggetto della narrazione. Ed ecco allora cha la musica si presta perfettamente come corollario della rappresentazione, per la sua capacità di raccontare il reale, di ispirarsi sempre a ciò che si vive in un dato momento: lavoro, rito, amore, affermazione di diritti, critica del potere.

L’esito di questo lavoro drammaturgico rinnova con le sue originali modifiche il valore del testo di De Roberto, ma non ne tradisce la sostanza, che è quella di far riflettere, attraverso una storia che ha già in sé una struttura ricca di spunti musicali e ritmici, su temi quali il senso del possesso per conservare il patrimonio familiare, una religiosità esasperata, ma priva di spiritualità, il senso della morte incombente e dell’impotenza di tutti su di essa. Il botteghino teatro, invece, è aperto dalle ore 20 dei giorni di spettacolo.

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