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Alla scoperta dell'Oratorio San Lorenzo: l'opera d'arte "spirituale" di Palermo

Disegnato dalla geniale creatività di Giacomo Serpotta, è un trionfo di bianco e movimento: tra statue e stucchi, un viaggio all'interno dell'Oratorio in centro storico

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 3 novembre 2017

L'oratorio di San Lorenzo a Palermo

Incanta, seduce, commuove, San Lorenzo, l'oratorio barocco di via Immacolatella disegnato dalla geniale creatività di Giacomo Serpotta plastificatore di anime palermitane brillantemente giocose, pietrificate nel bianco degli stucchi rifiniti con polvere di marmo, leggiadre figure poste al di sopra del nostro orizzonte umano finito.

Corpi aggettanti dalle pareti come se ne facessero parte da sempre, dalla notte dei tempi, da prima della bellezza stessa. Luogo costruito dall'uomo questo, bello come la bellezza!

L'opera d'arte integrale più spirituale della città intera, capace in tempi non sospetti di incantare, gia in età neoclassica l'architetto francese Leon Dufourny e in età più recente Giulio Carlo Argan e Donald Garstang, accorsi in situ per ammirare altro, sedotti come succede all'istante per gli innamorati.

Luminoso nel bianco di putti e serafini, modanature, teatrini orfani di pezzi rubati e statue tutte al femminile seducenti come modelle subito pronte a sfilare, sono dodici: Gloria, Verità, Elemosina, Misericordia sulla parete sinistra entrando, Penitenza, Costanza, Umiltà, Fede sulla parete di destra, Fortezza e Verginità stanno infondo al presbiterio.
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Nove sono i teatrini, invenzione serpottiana a cui manca soltanto il respiro del creatore per affrontare l'interazione completa con noi spettatori, fermi nel racconto degli esempi virtuosi da seguire, perché, lo ricordiamo, gli oratori servivano per raccontare, per formare i picciriddi, per coinvolgere della bellezza i cittadini attraverso lo stupore del respiro che rallenta mentre lo sguardao, si alza e vaga per una stanza che quasi sempre, non è altro che un parallelepipedo con una nicchia votiva finale su cui insiste un altare.

Ma sbaglia chi del barocco conservi una visione pomposa e soverchiante in decori esagerati, il barocco classicista creato dai Serpotta a Palermo, possiede la capacità di generare uno stupore continuo e misurabile che rende più ricchi chi si lasci la visita alle spalle.

Ha ragione il professore e storico dell'arte Pierfrancesco Palazzotto quando dice che «L'oratorio è certamente uno dei più coinvolgenti della città nonostante l'abbandono cui è stato soggetto per troppi anni».

Ma l'oratorio non è solo presenza serpottiana, questo prezioso tassello di storia dell'arte europea è costruito sulla texture pittorica del pavimento di marmi policromi disegnato da Antonino Grano, persi per sempre sono gli affreschi dei fratelli Giacinto e Domenico Calandrucci, rubato nella notte tra il 18 e il 19 Ottobre del 1969 la natività caravaggesca con i santi Lorenzo e Francesco, affissa nella stessa parete per 360 anni, trafugata con la complicità omertosa di una intera città silente in jna notte piovosa.

Da due anni in luogo della tela originale, è posta una copia fotografica che non convince chi scrive ma che non posso non preferire al vuoto di una assenza immotivata.

Simbolo pesante della nostra incapacità di difendere la nostra bellezza nel recentissimo passato, non è comunque in grado di limitare il senso di pienezza e di trasporto che l'aula decorata a principio del 1700, regala a ogni fruitore.

Se vi state chiedendo quanto costi l'accesso al paradiso in terra, la risposta è poco più di due caffè. Dura circa un quarto d'ora la visita, animata da guide eccellenti per contenuti e corretta esposizione.

Ma rimane addosso per giorni una strana sensazione di benessere, come fosse di continuo accordo con una spiritualità di giuste corde toccate, un messaggio di cosciente adesione al bello così vissuto, capace di ricaricare con lenti, lentissimi gesti curiosi e dinamici, le nostre distratte vite ormai troppo veloci.

È il luogo più bello della città, San Lorenzo, così intenso d'aver attirato per espressa richiesta, le spoglie di questo grande studioso americano (D. Garstang) a cui dobbiamo il rilancio mediatico che la più importante scuola barocca di stuccatori d'Europa, attendeva da troppo tempo.

Deve sempre giungere qualcuno da fuori città per ricordarci di questa incredibile grande bellezza di cui è circondata la decante Palermo contemporanea?

Sia il pretesto per renderci orgogliosi dei nostri studiosi locali, pronti a disvelare il potere costruttivo degli scrigni d'arte attraverso la luce della conoscenza!

Non potete non visitarlo.
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