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“Blue Brass”: jazz in piano e chitarra

  • 7 dicembre 2004

Due importanti appuntamenti per la Palermo del jazz nell’arco di appena sette giorni nell’ambito di Blue Brass, la rassegna del Ridotto dello Spasimo, nuovo “jazz point” del Brass Group di Palermo: giovedì 9 dicembre alle 21.30 sarà il pianista Kevin Hays a calcare con il suo trio – Doug Weiss al contrabbasso e Bill Stewart alla batteria – le assi della pedana del clubino, mentre appena cinque giorni dopo, martedì 14 (ore 21.30) toccherà al particolare quartetto guidato dal chitarrista Ed Cherry, con Oscar Marchioni all’organo, Marco Marzola al basso e Donato Cimaglia alla batteria (per entrambi i concerti ingresso 10 euro al botteghino). Pianismo di sorprendente fantasia e tocco tagliente, quello del newyorkese Hays, il quale, grazie alla sua abilità nello sfruttare al massimo le potenzialità timbrico-armoniche del suo strumento, nell’arco di breve tempo ha saputo imporsi all’attenzione di critici ed appassionati, ma prima ancora di musicisti del calibro di Benny Golson, Sonny Rollins, Joe Henderson e Roy Haynes, venendo oggi annoverato fra le giovani affermazioni del moderno jazz internazionale. Mettendo una rara capacità d’ascolto e d’interpretazione della struttura narrativa delle esecuzioni al servizio della cifra sonora complessiva delle formazioni cui si unisce, Hays suona attualmente nei gruppi di Al Foster e Chris Potter, ma la sua formazione molto deve anche alle collaborazioni con i coetanei dell’avanguardia newyorkese, quali i sassofonisti Mark Turner e Seamus Blake ed il contrabbassista Larry Grenadier.

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E della schiera di questi giovani talenti d’oltreoceano sono pure i jazzisti che completano il trio di Hays, Bill Stewart – il cui rapporto musicale con il pianista risale alla comune militanza nei gruppi di John Scofield, Pat Metheny e Michael Brecker – considerato con il suo drumming rigoroso e di largo spettro timbrico uno dei nuovi protagonisti dell’evoluzione della batteria jazz, conferendo al trio un’inconfondibile sound; ed il chicagoano Doug Weiss, classe 1965, che ha messo la sua comprovata esperienza di fine contrabbassista al servizio di calibri come Lee Konitz, Fred Hersch, Chris Potter, Joe Williams, nonché quale membro delle prime band di Brad Mehldau. Tre personalità affini, dunque, che esprimono in trio uno stile energico, imperniato sulla naturale libertà di linguaggio e l’impetuosa incisività propria dell’attuale scena statunitense.

Profonda conoscenza delle radici e degli odori della musica afro-americana, il chitarrista Ed Cherry ha prestato il proprio gergo musicale collaborando con i più acclarati rappresentanti del jazz americano e del latin jazz, da Dizzy Gillespie a Kenny Burrett e Steve Coleman, da Paquito D’Rivera a Sarah Vaughan e Roy Hargrove. A proprio agio anche nei panni del bandleader, il cinquantenne chitarrista naturalizzato newyorkese inizia a suonare la chitarra a dodici anni, nel pieno dell’era dei Motown e dei Beatles, viatico verso la buona musica, ma non certo linguaggio esclusivo se il giovane Ed fagocitava comunque ogni genere di brano che fosse adatto al suo strumento. Indirizzato sulla strada del grande jazz probabilmente dal padre e dai suoi dischi di Grant Green, Bud Powell e Dizzy Gillespie, entra alla Berklee School of Music di Boston, dove ha modo di lavorare a lungo proprio con Gillespie, sicché alla scomparsa di quest’ultimo, intraprende un fecondo sodalizio con il sassofonista e compositore Henry Threadgill. E se innumerevoli sono i tour mondiali al suo attivo, da Usa e Cuba fino in Europa, la lezione dei grandi gli ha anche fatto comprendere quanto sia importante per i giovani avere i giusti mentori, e così il nostro non tralascia neppure un’intensa attività accademica, offrendo il proprio contributo alle classi di musica dell’Università Statale di Montclair, nel New Jersey.

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