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Campagna elettorale: social network e demagogia

Social network, slogan e gadget. Nomi che serpeggiano per la città all'insegna della trovata più originale per accaparrarsi un voto in campagna elettorale

  • 30 settembre 2012

Ci risiamo. Ancora una volta si torna in campagna elettorale; ancora una volta il sistema socio-politico ha dichiarato il proprio fallimento. È il paese Italia ad essere colpito duramente da una classe politica che vive e sopravvive grazie ad un intrigo diabolico con i cittadini. Il politico per sua natura sa innescare il meccanismo del soddisfacimento del proprio elettorato e, come atto o fatto naturale, l’elettorato risponde trionfante alla chiamata.

Un gioco perverso che non finisce mai. O perlomeno, potrebbe finire per due ragioni ben precise: in primis, un intervento della magistratura; in secondo luogo per un atto di ribellione da parte dei cittadini. La Sicilia, come il resto del paese, è sempre più mortificato dalla classe politica. Incapaci di aver fatto crescere, sia in termini economici, sociali e produttivi la nostra realtà. Parte di tutto è servito soltanto per accrescere se stessi ed i loro affini. Indubbiamente, esistono politici competenti e davvero interessati alla propria comunità. Pochi. Molto pochi. Appunto, siamo in campagna elettorale; si vota il 28 ottobre per il rinnovo dell’Assemblea Parlamentare Siciliana.

Campagna elettorale-comunicazione politica. Comunicazione politica-campagna elettorale. Oggi buona parte della comunicazione la si vive in rete ed è molto importante che un leader politico o candidato sia presente nei vari social, ma saranno sempre il modo, il carisma e le idee a renderlo più o meno forte e credibile al popolo. In molti si affidano a dei ghost-writer non all’altezza, sbagliando drasticamente l’azione. Attraverso la rete, il candidato ha l’opportunità di far conoscere le idee e i valori che lo contraddistinguono.

La rete, quindi, come strumento di interconnessione di mondi che sembrano lontani: la politica ed il cittadino. Dall'esperienza americana di Barack Obama a quella italiana dei Grillini. Molti politici si sono incastrati maledettamente nella rete dei tweet, frasi inutili e stereotipizzate, facilmente transitabili da un politico ad un altro. Tanto non dicono e contengono nulla, se non demagogia tout court. Nutrono la speranza che il loro tweet o il loro pensiero postato in rete possa essere ripreso da qualche agenzia o giornale. E il valzer continua.

Ma siamo sicuri che la rete possa servire a leader, candidati e partiti per esprimere pensieri e posizioni o rischia di diventare un innovativo mezzo di propaganda con una retroazione negativa? Questi soggetti dimenticano molto spesso l’importanza del linguaggio audiovisuale; lì sei tu, nessuna mistificazione è in corso. Non mancano, però, i bei faccioni dei nostri politici appesi in giro per la città, oppure, i vari gadget marchiati. Credendo stupidamente che un gadget possa renderti vincente, perché il tuo nome serpeggia per la città.

E gli slogan? Sono la maggior parte brutti, presuntuosi, senza significato. Perché rispecchiano esattamente la loro natura. Una sorta di viaggio dalle tradizionali alle nuove tecniche di comunicazione virali. Un invito: non vendete il vostro voto.

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