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"Cordelia", uno sguardo sull'invisibile

  • 25 settembre 2006

Ad essere diversi ci si può imbattere in una solitudine che fa paura, forse è per questo che la comune attitudine all’omologazione è l’espressione di un’insicurezza nascosta nell’uomo. “Cordelia” (Dario Flaccovio Editore, 13,50 euro) è l’ultimo lavoro della marchigiana Nicoletta Vallorani, un viaggio attraverso una città che è Milano ma che potrebbe essere tutte le città del mondo, e forse anche quelle dell’anima, che ognuno si costruisce coi mattoni scelti e in cui vaga con la mente.

Si fa fatica a pensare che una bambina di appena otto anni possa avere una tale percezione delle sfumature della vita, ma dopo poche pagine è inevitabile seguire il passo di Cordelia, che si aggira in solitudine e in silenzio sull’asfalto monocromo cittadino proprio alla ricerca di un colore, quello che meglio possa identificarla.

Se per la piccola protagonista le parole sono «scatole chiuse da lucchetti», il solo modo per dar loro un significato reale è quello di trovare la chiave giusta per liberarle dal silenzio, e per farlo appunto, ognuno ha la necessità di conoscere il suo colore, quello che gli permette di essere se stesso e soprattutto di non vivere un’esistenza invisibile. Così la coraggiosa sfugge con facilità lo sguardo indifferente della madre, mente all’amica governante Martha, non raggiunge la scuola e inizia a vagare per la città, rivelando introspettiva il dolore di una famiglia che sorride solo in foto, l’assenza di un padre e il rigore insofferente della madre, il rapporto umano col nonno sognatore ormai non più in vita, la distanza tra sé e il mondo. Anche se con toni meno distruttivi, la Vallorani nel descrivere l’odio inconfessabile che può celarsi dietro un rapporto madre-figlia ricorda la vicenda della protagonista di “Zoo”, l’ultimo libro di Isabella Santacroce.
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La violenza e l’accanimento sono tuttavia estranei alla bimba, che sviluppa semmai un senso di colpa, crucciandosi di esser nata e di aver appesantito fisicamente e moralmente la madre. Se il lettore vuol guardare gli uomini invisibili che affollano le vie che attraversiamo tutti i giorni, il derelitto che chiede elemosina e dignità, l’extracomunitario beffeggiato dall’indigeno, la vittima della droga, chi vuol essere quello che non è, deve seguire una bimba di otto anni che ne dimostra sei e guardare coi suoi occhi, senza il timore di scoprirsi anch’egli non del tutto incasellato nello spazio sociale, non del tutto visibile agli altri.

L’autrice, insegnante universitaria di Letteratura inglese, è rinomata fra i critici italiani di fantascienza. Il suo esordio risale al ’92, anno in cui vinse il “Premio Urania” con il romanzo “ Il cuore finto di DR” (Mondadori), tradotto anche in Francia. A esso sono seguiti diversi romanzi fra la fantascienza e il noir, e i suoi scritti vengono ora pubblicati da diverse case editrici - Marcos y Marcos, Einaudi, Mondadori- e tradotti all’estero. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito www.nicolettavallorani.com.

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