Cosa accade se anche la mafia vuole fare cinema?
A seguito della denuncia per richieste di pizzo sul set di una fiction Rai con Riccardo Scamarcio, ha preso il via una maxi operazione: quarantuno gli arresti
Da un punto di vista prettamente cinematografico, lo stereotipo dell'uomo di mafia è riuscito a rimanere più o meno immutato nel corso del tempo, con il suo mix tra sfarzosa ostentazione e tradizionalissimo folklore.
Il mondo del cinema ha sempre colpito l'immaginario dei boss: Walter Schiavone, a capo della cosca dei casalesi, aveva chiesto al suo architetto di costruirgli una villa identica a quella di Tony Montana, il gangster del film Scarface. La pellicola l’aveva colpito sin nel profondo, al punto tale da identificarsi nel personaggio interpretato da Al Pacino. Anche il successo della fiction “Il Capo dei Capi” ha dimostrato che la malavita organizzata è affascinata dal cinema: molti capi e "capetti" si sono identificati nell’attore della fiction.
Il rapporto tra mafia e cinema, tuttavia, non è mai rimasto relegato soltanto al grande schermo. Come in un copione visto e rivisto troppe volte, i produttori di "Magnolia fiction" hanno ricevuto all'inizio del 2010 una richiesta di "pizzo" sul set de "Il segreto dell'acqua", sceneggiato con Riccardo Scamarcio trasmesso dalla Rai. Imposizioni relativamente a comparse e forniture.
Sono seguite una denuncia alle autorità competenti e una maxi operazione, conclusasi in questi giorni, che ha smantellato il mandamento del quartiere Noce. Quarantuno arresti, per accuse come associazione mafiosa, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, interposizione fittizia, possesso ed uso illegale di armi da fuoco, più altri reati.
Tanto denaro, malaffare, malavita organizzata: la realtà si fonde con la finzione, ma stavolta non stiamo osservando le scene dalla poltrona di una sala. Cinema e Sicilia: sembra essere un connubio impossibile, viziato da troppe difficoltà di base, osteggiato in tutti i modi. Da una parte ci sono le polemiche, di quelli che vorrebbero vedere più pellicole "made in Sicily"; dall'altra ci sono le difficoltà materiali che si incontrano, qualora si decida di investire risorse e denaro in quest'isola. É un discorso vecchio come il mondo. Forse, operazioni come quella portata a termine in questi giorni dalla squadra mobile di Palermo dimostrano che qualche rara volta, anche nella realtà, i buoni riescono a prendersi la propria rivincita sui cattivi.
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