ARTE E ARCHITETTURA

HomeNewsCulturaArte e architettura

Croce Taravella e le cittá concrete

  • 19 settembre 2005

Da Venezia a Palermo, questo è il percorso che le opere di Croce Taravella (Polizzi Generosa, 1964) hanno dovuto compiere per arrivare al Loggiato San Bartolomeo (corso Vittorio Emanuele 25), in una esposizione nell’ambito del cartellone di eventi d’arte della rassegna “Provincia in Festa 2005”, giunta alla sua ottava edizione e organizzata dalla Provincia di Palermo (mostra visitabile fino al 9 ottobre, dal martedì al sabato dalle 16.30 alle 19.30; domenica dalle 10.00 alle 13.00, lunedì chiuso). Le opere infatti provengono direttamente dalla 51ª Biennale di Venezia a cui l’artista siciliano, uno dei più interessanti fra gli isolani, ha partecipato nell’ambito di un evento collaterale grazie alla mostra “Le costruzioni della Terra”, curata da Marco Di Capua e Sergio Troisi. La materia del tessuto urbano, i palazzi, i balconi delle città costituiscono la pittura di questo artista ormai molto noto. Palermo è la città con cui Taravella sviluppa la sensibilità nei confronti della realtà urbana e soprattutto verso il suo disfacimento, la decadenza che la caratterizza e che ormai turba come un incubo latente tutte le città più grandi e conosciute.

Adv
Ed ecco che l’artista ci conduce in un viaggio in cui Madrid, Roma, Berlino, Barcellona, Venezia sembrano simili ma in realtà profondamente diverse, caratterizzate da quell’atmosfera che è difficile da definire ma che Taravella riesce a cogliere ogni volta, puntualmente. Il cielo di Palermo si staglia tra le balconate di “Via Argenteria Nuova, 2005”, il rosso del Colosseo in “Roma 5 / Colosseo I, 2004”, così come il fascino di Parigi e di Venezia. Ciò che veramente colpisce è vedere città così conosciute, famose in tutto il mondo, tanto da essere diventate stereotipi, tramutate, modificate, sconvolte secondo la volontà e i sensi di un vero artista che usa il colore ma anche il catrame inciso, impressionato come una pellicola fotografica. Le 25 opere esposte al Loggiato sono fatte di concrezioni di colore e di catrame, di strati sovrapposti di materia spessa che deborda dalla tela. Sembrano costruzioni vere e proprie, realizzate secondo una tecnica che si ripete ogni volta e che costituisce una costante di questi lavori.

Come l’artista stesso scrive nell’introduzione al catalogo della mostra, la sua opera si realizza attraverso alcune fasi ben precise e che partono dalla visione dei video realizzati nelle città che visita. Quindi entra in gioco la fantasia, l’immaginazione visiva che Taravella sovrappone e mescola alla realtà grazie alla pittura, al colore che sgocciola in verticale sulla tela, rigando e segnando come liquido vitale i paesaggi urbani che diventano contemporaneamente astratti e concreti. Le città non sono più luoghi di sogno ma luoghi vivi possibili di distruzione, non sono più invisibili, come Italo Calvino ci suggerisce, ma sono vere e vive, proprio per questo potenzialmente in via di dissolvimento. Proprio come sono in via di totale disfacimento le case della Vucciria su cui Taravella ha voluto dipingere qualche anno fa realizzando l’installazione “Crollori” e lasciando un segno visibile del suo passaggio, ricordandoci come invece l’arte possa fare rivivere e rinnovare.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI