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Dimissioni o mozione di sfiducia: Lombardo trema

Dopo le dimissioni di Marino e D’Antrassi, la Giunta Lombardo non è più composta da soli “tecnici”. Diversi deputati chiedono la fine della legislatura

  • 30 maggio 2012

Dimissioni o mozione di sfiducia? Questo il dilemma dei deputati dell’Ars. Il governo Lombardo ha cambiato volto più volte. Dopo le dimissioni del vicepresidente Giosuè Marino, che aveva la delega all’Energia e dell’assessore all’Agricoltura Elio D’Antrassi, la Giunta regionale non può più considerarsi composta da soli “tecnici”. Già l’ingresso di Alessandro Aricò (Fli) e Giuseppe Spampinato (Api) in giunta hanno spinto diversi deputati a chiedere la fine della legislatura. Il presidente della Regione ha annunciato le sue dimissioni per il 28 luglio. «Ma non dobbiamo aspettare: chiedo ai miei colleghi un sussulto d´orgoglio», dice Francesco Musotto, ex capogruppo Mpa che le sue dimissioni le ha già consegnate a un notaio. Musotto ha invitato i deputati a dare le dimissioni. «Basta vivacchiare: andiamo a votare e andiamoci subito» - ha spiegato.

Il Pid è stato tra i primi gruppi parlamentari a spingere per le dimissioni. Toto Cordaro del Cantiere Popolare ha affermato in aula: «Ridiamo dignità alla Sicilia. Andiamocene a casa. I siciliani avevano scelto un’altra maggioranza, e adesso si ritrovano una regione governata da chi aveva perso le elezioni». Per presentare una mozione di sfiducia, invece, il Pdl. «Il gruppo in questo senso è unanime - ha spiegato il capogruppo degli azzurri Innocenzo Leontini - e del resto, quando presentammo la mozione, ci venne chiesto di discuterla dopo l’approvazione di bilancio e Finanziaria. Adesso è giunto il momento, e se io e qualcun altro saremmo pronti anche alle dimissioni, tutti, nel Pdl, concordano sulla necessità di staccare la spina a questo governo».

L’Udc ha sottolineato come le dimissioni rappresentino un percorso meno agevole di altri: «L'iniziativa che invoca la fine anticipata della Legislatura all'Ars, - ha detto il capogruppo dei centristi Giulia Adamo - è per il gruppo parlamentare dell'Udc condivisibile, e per questa ragione è stata sottoscritta, ma rischia di rimanere sterile se non vengono colmati alcuni vuoti normativi. Abbiamo firmato questa iniziativa - ha aggiunto - come manifesto. Per potere essere efficace occorre, tuttavia, una norma d'attuazione che preveda cosa accada nel caso di dimissioni contemporanee della metà più uno dei deputati. In questo momento - ha concluso - il modo più semplice per dare alla Sicilia la possibilità di esprimere un nuovo progetto politico è quello di concordare con le forze d'opposizione la discussione in aula di una mozione di sfiducia».

Grande Sud ritiene irrealizzabile l’ipotesi delle dimissioni di massa: «Piuttosto che dichiarare la propria disponibilità alle dimissioni che non servirebbero allo scopo secondo l'articolo 8 dello Statuto, - ha detto il capogruppo Titti Bufardeci - poiché manca una norma applicativa del principio, reputo invece indispensabile,considerando i continui stravolgimenti della giunta Lombardo si è dimesso pure il vicepresidente della Regione Giosuè Marino che il presidente Lombardo venga a riferire in Aula. Solo dopo che Lombardo riferirà in Aula – ha concluso - sarà opportuno valutare se ripresentare la mozione di sfiducia rielaborando le motivazioni».

E il Pd? L’unico che ha aderito all’iniziativa delle dimissioni è il "rottamatore" Davide Faraone. Antonello Cracolici, capogruppo del Pd all’Ars ha affermato: «La nomina di esponenti politici in giunta ha chiuso l'esperienza del governo tecnico. Prendiamo atto che Lombardo ha mutato la natura del governo regionale, conseguentemente cambia il rapporto fra il Pd e il governo. Mercoledì (30 maggio) convocherò il gruppo parlamentare del Pd all'Ars per valutare, insieme con il partito, la nuova situazione». I democratici finora hanno sostenuto il governo, in quanto formato da tecnici. Ma lo scenario è cambiato.

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