“Dopo la prima morte”, un noir inquietante ed imprevedibile
Harold apprende dell’asta in fondo a una pagina del suo quotidiano preferito, e rapito da un «desiderio assoluto e irrazionale, come il capriccioso attaccamento d’un bambino a un giocattolo molto desiderato e mai ottenuto» s’industria per incontrare il proprietario della Brough, che scopre essere un’affascinante antropologa (Patrizia per l’appunto), un’italiana «piuttosto insolita», che lo porterà a scavare sul suo oscuro passato. Totalmente ignaro del fatto che da tempo lei attendeva d’incontrarlo. Da ben nove anni, Patrizia bramava, infatti, di dare un significato alla terribile notte che le aveva rubato, e per sempre, Valerio, sangue del suo sangue. E per «un contorto procedimento congetturale» aveva elaborato la «convinzione delirante» che Harold Bayley fosse l’inevitabile e consapevole assassino di suo figlio. Non esistevano sfumature di dubbio. E lei doveva ucciderlo. Nessun finale scontato. Fra i due comincia, invece, una danza inquietante fatta di complicità e confessioni pericolose legate da un sottile, vibrante, filo d’Arianna. Da una corda «tesa tra la chiave del sospetto e quella dello sgomento» e che «parla di dolore, di afflizione, di colpa, e della sua tenebrosa gemella, […] l’ineluttabilità dell’espiazione». “Dopo la prima morte" (non ve ne sono altre, diceva Dylan Thomas) è un romanzo che rapisce, per l’insita mestizia dei personaggi e i vari colpi di scena. Lo consigliamo anche per i non amanti del genere: si appassioneranno anche loro.
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