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Heimat 3 - Cronaca di una svolta epocale: i muri del tempo

  • 2 maggio 2005

Heimat 3 - Cronaca di una svolta epocale
2004 Germania
Di Edgar Reitz
Con Hermann Simon, Clarissa Lichtblau, Ernst, Anton, Hartmut, Gunnar

La saga di “Heimat” compie vent’anni: era il 1984 quando il regista Edgar Reitz scriveva una pagina importante nella storia del cinema contemporaneo realizzando il primo blocco della sua saga, composto da 11 episodi comprendenti la cronaca del periodo che va dal 1919 al 1982. Nel ’92 è la volta di “Heimat 2 – Cronaca di una giovinezza”, ben 13 episodi per un racconto familiare che copre dieci anni di storia tedesca, dal 1960 al ’70. Finalmente arriva sugli schermi il completamento dell’opera, questo “Heimat 3 – Cronaca di una svolta epocale” in sei episodi (programmati al cinema Lubitsch di Palermo) e con un emblematico inizio, ambientato in quel 1989 che segnò la caduta del muro di Berlino. “Heimat” vuol dire “piccola patria” ed è attraverso la storia della famiglia Simon, incrociata col divenire degli avvenimenti storici, che Reitz s’impegna a svolgere la sua impresa monumentale, un affresco tutt’altro che minimalistico capace di affrontare la quotidianità donandole un respiro epico. Se il primo “Heimat” riflette una memoria legata alla terra, il secondo capitolo racconta di una Germania legata ad un breve rinascimento novecentesco mentre il terzo affronta i nodi drammatici del processo di liberazione e liberalizzazione di una Germania non più divisa ma avviata dentro le spire di un mutamento culturale ed economico, caratteristiche della presente era di globalizzazione.

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Il primo episodio di quest’ultima serie è “Il popolo più felice del mondo”, titolo che nasce da una dichiarazione del sindaco di Berlino Ovest Walter Momper all’indomani della caduta del Muro. Rincontriamo Herman Simon (Henry Arnold), protagonista del precedente “Heimat”, ormai affermato direttore d’orchestra. Ed è proprio durante l’euforica notte dell’abbattimento delle frontiere che Herman rincontra l’amore di gioventù, la cantante lirica Clarissa Lichtblau (Salome Kammer). Per Herman e Clarissa il tempo che li ha separati non ha compromesso la possibilità di un rapporto e così i due decidono di partire verso la regione dell’Hunsruck, terra natale di Herman, dove la donna intende costruire la casa della vita, magari da poter dividere col proprio uomo ritrovato. La “Gunderrode House” diventa così il fulcro centrale di svariate vicende che si avvicendano in una forma che rimanda ai romanzi di Thomas Mann: si narra d’incontri e di abbandoni, di vite e di morti, anche di quei personaggi minori che via via i due protagonisti incrociano (l’episodio di uno dei lavoranti della villa la cui moglie finisce tra le braccia dell’assistente di Herman).

Ancora una volta è il paesaggio il vero protagonista del racconto, e gli eventi naturali scandiscono i passaggi della storia. I sentimenti della nostalgia e della paura del futuro segnano i personaggi della saga e contraddistinguono l’atteggiamento collettivo di un popolo sconvolto da infinite contraddizioni riguardanti non solo un passato doloroso da ricordare. Per restituirci le tonalità del percorso di Herman e Clarissa, rifugiatisi nel loro nido d’amore, Reitz utilizza la tecnica a lui cara della contaminazione tra bianco e nero e colore. In questo nuovo “Heimat”, questo “impasto”, sottolinea l’espressività dei tanti passaggi storici ed emotivi della vicenda. Un cinema colto e raffinato quello di Reitz, ammirevolmente sobrio e sempre intelligente, sorretto pure da una pregevole colonna musicale che mette i brani di Schubert in primo piano. Da sottolineare la bella prova di tutti gli interpreti, elemento questo non trascurabile per la rinascita di un film, sulla pacificazione difficile della Germania contemporanea, che consente a noi tutti almeno di riconciliarci con la forza irresistibile del vero cinema.

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