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"I love Sicilia", un amore su carta patinata

  • 10 aprile 2006

L’editoria siciliana lancia una sfida ambiziosa: trasformare la nostra isola, atavicamente ostile a qualunque cambiamento, in una fucina di “stili, tendenze e consumi”. E’ questa infatti la mission dichiarata di “I love Sicilia” il nuovo mensile su carta patinata presentato a La Cuba di Palermo e reperibile ogni ultimo venerdì del mese nelle edicole nostrane. Diffidente, come ogni siciliana doc, rigiro tra le mani il magazine dalla grafica accattivante col timore di trovare all’interno delle 98 pagine a colori, la solita carrellata di pseudo-vip locali immortalati in feste private e salotti “bene”, ma inaspettatamente i pregiudizi hanno vita breve.

Umorismo, nostalgici amarcord, aneddoti storici e gustose testimonianze fanno continuamente capolino dai testi, grazie all’abilità verbale di note firme del panorama giornalistico siciliano (in pieno rispetto della par condicio) come: Gaetano Savatteri, Giovanni Di Natale, Monica Diliberti, Carlo Brandaleone, Roberto Puglisi, Connie Transirico, Antonella Filippi, Laura Anello, Fabrizio Carrera.
Sono loro gli artefici di rubriche tormentone come: “Lei non sa chi ero io”, galleria di ex-Vip locali; l’oroscopo di “Cazzandra”; “Quello che le donne non dicono”, sui misteri dell’universo maschile, siculo in particolare; l’angolo di denuncia “Pirandellismi”; “Strani e nostrani” e “Accabbanna/addabbanna”, testimonianze di vita di siciliani sparsi per il mondo, una sorta d’indagine sul “Si vive meglio qui o lì”? Interrogativo che ricorre nelle storie di intraprendenti conterranei ed iillustri emigranti come Pino Caruso e l’attore italo-americano Vincent Schiavelli che, in netta controtendenza, abbandonò lo star system hollywoodiano per far ritorno alle sue aspre montagne madonite.

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Narrazioni agrodolci di eterni “homesick” - malati di nostalgia - rappresentanti di una sicilianità che si nutre della distanza, di un amore eterno perché sospeso nel tempo e nei ricordi. La Sicilia come luogo del “cuore”, estremo e a prova di sintesi, irredimibile nelle sue ancestrali contraddizioni, in cui accade che un pentito di mafia riveli ad un magistrato gourmet i segreti di una succulenta zuppa di pesce piuttosto che quelli più indigesti di Cosa Nostra. Depositario di cotanta fiducia è Ignazio De Francisci, procuratore della Repubblica di Agrigento, che sorride dalla copertina con tanto di grembiule bianco al posto della toga di rito, in omaggio alla sua passione per la buona tavola. Pienamente condivisa dal direttore della rivista, Francesco Foresta, vice caporedattore Interni-Esteri del Giornale di Sicilia, e dai suoi compagni di avventura, che hanno coniato le varie rubriche “davanti a bicchieri di vino e pizze improvvisate”.

In realtà, come ogni buon siciliano che si rispetti, anche il magazine ha “un passato”, il suo concepimento risale infatti al 2004 e da allora, per mutazione editoriale, da periodico tascabile d’informazione turistica si è trasformato in un elegante mensile d’intrattenimento, costume e società interamente “Made in Sicily”. Un passaggio che ha migliorato notevolmente veste grafica e contenuti del rotocalco dove trovano spazio reportages, interviste, approfondimenti politici, consigli economici e di arredamento, proposte enogastronomiche, l’agenda dedicata ai principali eventi culturali cittadini e l’immancabile pagina “mondana”. Il tutto ad un costo promozionale di due euro. “I Love Sicilia”, pubblicato dalla casa editrice Novecento di Palermo, si rivolge ad un target elitario di professionisti con posizione economica e stile di vita medio-alta, attratti dalla contemporaneità ma che vestono abiti sartoriali, che chiamano il soggiorno di casa “living” e preferiscono giocare a Burraco invece della meno trendy Zicchinetta.

“Diversi per scelta” come cita con sfrontato autocompiacimento l’Editoriale, contrapponendo alla sicilinettitudine nuove idee e potenzialità come il dilagare dei circuiti golfistici nella nostra isola e la ricerca di nuove leve, pardon, mazze. Ma essere all’avanguardia ha i suoi aspetti negativi, tra le pagine glamour serpeggia una buona dose di esterofilia che ci vede ricettori anche di tendenze internazionali discutibili come gli speed dates, gli appuntamento lampo che consentono in soli tre minuti venti occasioni d’incontro (ma a Palermo non si conoscono già tutti?) e la caccia al sosia via internet che rivela un vero scoop: l’insospettata somiglianza tra Diego Cammarata e nientedimeno che Hugh Grant. Pare infatti, che il primo cittadino di Palermo condivida il 60% di tratti somatici con l’affascinate divo britannico, come dire questa è fantascienza, non scienza! Ma peccati di vanità a parte, al termine della lettura una cosa emerge su tutto: l’amore per questa terra difficile. Incondizionato, sensoriale, malinconico, il più delle volte contrastato e denso di graffiante ironia. Perché, come recita l’Ipse dixit di questo numero: “I siciliani non si trovano mai tanto male da non dire qualcosa di spiritoso”. Parola di Cicerone.

www.ilove-sicilia.it

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