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Ikara, grinta rock venata di melodie

  • 20 giugno 2005

Band: Ikara
Titolo: Emozionidistinte
Anno: 2004
Etichetta: autoproduzione


Curiosamente la formula del quartetto con una donna bassista è ricorrente nel rock mondiale e annovera esempi illustri. A livello locale, non fanno eccezione gli Ikara, fondati nel 1999 dal cantante e chitarrista – nonché autore dei testi – Cosimo Di Guardo. La band, del quale fa parte anche il batterista Michele Pantino, entra a pieno regime proprio con l’ingresso di Valeria Caudullo alle quattro corde nel 2001 e, successivamente, del chitarrista Luca Correnti nel 2003. E’ nel 2004 che il gruppo autoproduce questo album, dal titolo “Emozionidistinte”, risultato delle esperienze maturate grazie a diversi concerti e agli spunti accumulati nel corso degli anni. Accanto a episodi (“Distorti riflessi”, ad esempio) le cui asperità richiamano il grunge più duro (vengono in mente gli Alice in Chains), alcuni pezzi coniugano le distorsioni con una buona vena melodica, come nell’ottima “Graffiti”, a cavallo tra i primi Pearl Jam e gli Smashing Pumpkins di “Gish” (forse più questi ultimi, “lick” metallaro nell’assolo a parte). Notevole anche la potente “Convulsione”, che si avvale di un coinvolgente cambio di ritmo nel ritornello.

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A volte la ruvidezza lascia spazio, come nei casi di “Psiche” e “Vortice”, a ballate acustiche che d’altra parte fanno parte del dna della band, grazie ad alcuni concerti unplugged tenuti durante l’attività live. Niente di particolarmente innovativo, ma d’altro canto al giorno d’oggi è ingeneroso chiederlo, a meno di gruppi che giocano con le nuove tecnologie. Inoltre, il lavoro è probabilmente migliorabile dal punto di vista della registrazione, soprattutto per ciò che riguarda i volumi, tranne che questa non sia una precisa scelta stilistica del gruppo. Sicuramente, però, una buona manciata di pezzi grintosi, solidi, ben eseguiti e spesso ben costruiti, dove il piglio hard (anche quando stemperato) alla fine risulta più incisivo delle ballate. Un solo appunto: una tale abbondanza di pezzi, per il disco d’esordio di una giovane band, rischia di rivelarsi controproducente. In un mercato discografico intasato da un numero esasperato di uscite dal dubbio valore artistico e dall’eccessiva lunghezza, così tante canzoni in un solo lavoro potrebbero rappresentare per chi ascolta, più che un plusvalore, un potenziale rischio di stanchezza.

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