ARTE E ARCHITETTURA
Il geniale "filo illogico" di Gillo Dorfles
Una mostra fresca, vivace, colorata, con forme proliferanti che si avvolgono su loro stesse dando spazio alle letture più fantasiose. La cosa più incredibile è che il "giovane pittore" autore di queste opere ha "solo" più di novant’anni, ed è uno dei critici, storici dell’arte e estetologi più celebri in Italia: è Gillo Dorfles (Trieste, 1910), protagonista della mostra allestita fino al 15 luglio presso l’Oratorio di Santa Cita (Ingresso libero; orari: dalle10 alle 13 e dalle 16 alle 19 dal lunedì al sabato. Chiuso domenica e festivi), dal titolo “Io, Gillo Dorfles. Fare spazio al tempo in 23 pitture”.
I quadri, tempere o acrilici su cartone e tela, sono datati tra il 1987 e il 2004, esprimono, come afferma in catalogo il curatore Sergio Poggianella, «il racconto poetico della vita di un artista, vissuta nel rigore della speculazione critica e nella passione creativa della pratica artistica». Specie quelle più antiche fanno riferimento all’esperienza del MAC (Movimento Arte Concreta), cui Dorfles diede vita a Milano nel 1948 con Munari, Monnet e Soldati, che voleva opporsi al neocubismo dilagante a favore di un astrattismo libero dalle rigidità aprioristiche di una geometria di stampo neocubista.
Il colore è il grande protagonista, un colore - caro a Dorfles per la sua “eterna realtà formativa” - che ama offrirsi agli sguardi con tonalità squillanti, viola, rossi, gialli quasi fluo, distribuiti per zone, lasciando ampi spazi a superfici monocrome o attraversate da segni che fluttuano irriverenti, dinamici, sornioni. Sono strane le forme che popolano le sue tele, strani come i personaggi di un film di marziani, personaggi con due bocche, un piede, angeli lilla, cybernauti, embrioni, crisalidi, lumaconi, ciclopi con zampe e uncini: assemblaggi metamorfici di forme che evocano quelle dei Surrealisti Masson, Ernst o Arp, con in più una nota ludica che farebbe pensare a Mirò o all’ultimo Kandinskji.
Sono, come li chiama Paolo Campiglio in uno dei testi del catalogo (accanto a quelli del curatore Poggianella e di Luciano Caramel), «l’estrinsecazione di un "filo illogico" di elementi che, ironicamente e solo a posteriori, assumono un significato».
La mostra è stata realizzata da Studio B - Pubblicità & Marketing di Palermo, in collaborazione con la Galleria Transarte di Rovereto e Nicolodi Editore.
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