Il “Ritorno” di Lia Chiappara
Un cast palermitano per cantare il dolore del Sud nella produzione del Teatro Libero di Palermo
La regista, nel rappresentare questo “ritorno”, ha voluto mettere molto di autobiografico. «Ho sempre avuto un rapporto di odio-amore con questa terra – ci dice Lia Chiappara – ho cercato di trovare altrove quello che non trovavo qui ma più mi allontanavo e più si insinuava in me il bisogno di vivere ciò da cui fuggivo». Da qui, da un percorso interiore ricco di difficoltà e lacerazioni, è nata la voglia di rappresentare ed esprimere, mediante il linguaggio teatrale, il bisogno di ritornare alla “sicilianità”. «Nonostante io sia fra quelli che hanno compiuto il proprio “ritorno”, – continua ancora la regista – il mio giudizio sulla Sicilia è rimasto lo stesso: è una terra magica che emana qualcosa di indescrivibile dai propri suoni, attraverso odori e colori, tramite la sua umanità straordinaria, ma è una terra nella quale rimane ancora tanto di irrisolto…giovani che rinunciano al cambiamento, che si spengono di fronte alle difficoltà». Il canto di questo disagio, la narrazione della voglia di “ritorno”, vuole essere un modo per provare a rinnovare l’impegno a non fuggire, l’impegno per non limitarsi al compianto. Così prendono corpo i personaggi dello spettacolo che, pur se tra le macerie e la fame, sono carichi di una grande vitalità che non si lascia piegare dal dolore: le donne, che continuano a muoversi nella luce di uno spazio scenico chiaro ed essenziale dominato dalla presenza delle colonne greche, la traghettatrice, che accompagna il protagonista verso la meta difendendolo dalle “fere”, mostri marini che minacciano gli isolani, ed infine il padre ritrovato nel paese natale, piccola luce che brilla nel buio di una notte che sta per volgere al termine.
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