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Il “trasformismo” di Del Neri: calcolo o necessità?

  • 31 ottobre 2005

«Spettacolo? Tocca agli altri dare spettacolo adesso, a noi interessano i punti». Partiamo dalla dichiarazione di Gigi Del Neri, al termine di Udinese- Palermo, per meglio fotografare le intenzioni del tecnico, nemmeno tanto velate, per superare indenne l’autentica maratona di impegni della propria squadra. Ciò che ci ha favorevolmente impressionato del tecnico di Aquileia, oltre all’indiscutibile serietà e professionalità, è l’autentica rivoluzione tattica e di gestione delle risorse delle ultime settimane. Già contro il Lecce, quando il nostro centrocampo fu sovrastato nettamente dai leccesi specie nella prima frazione di gioco, il tecnico non esitò ad abbandonare il 4-4-2 irrobustendo il centrocampo e, negli ultimi minuti di gioco, inserendo un difensore per "blindare" il risultato. Ad Udine è successo più o meno la stessa cosa. Gli esteti del calcio, che a Palermo pullulano e sono anche abbastanza severi nei confronti della propria squadra, storceranno il muso ma i risultati del "trasformismo delneriano" sono stati evidenti ed hanno fruttato 4 punti.
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Bene così, ma riavvolgendo il nastro del film andato in onda nell’ultima settimana, ritorniamo alla vigilia della partita con i salentini e precisamente al blitz di Zamparini ed alla "chiacchierata" con Del Neri dinanzi ad un buon piatto di pesce a cena. Non è un mistero che Zamparini gradisce uno spettacolo "ragionato" e che, in virtù del suo pensiero, si lasciò dissuadere in estate dalla tentazione di far accomodare Zeman sulla panchina del Palermo. Di contro Del Neri ha fatto del suo credo tattico, basato su un calcio dai ritmi forsennati, pressing e gioco sulle fasce, una scelta di vita professionale. Già a Roma, nella sfortunata esperienza con i giallorossi, in una squadra non costruita secondo le sue convinzioni poiché subentrato sulla panchina nel corso della stagione, dovette abbandonare le proprie convinzioni ed alla fine si arrese dichiarando "mai più prenderò una squadra in corsa". E’ qui che il nostro ragionamento trova libero sfogo e non possiamo esimerci da un paio di considerazioni.

Certamente l’esperienza di Roma ha reso più maturo Del Neri, ma è possibile che anche a Palermo il tecnico non ha trovato "il materiale umano" per poter effettuare il suo calcio? E’ possibile, anzi molto probabile, che il Palermo si ritrova ad affrontare tutti questi impegni senza necessarie alternative in panchine o, quanto meno, alternative poco gradite al tecnico? Non è un mistero che proprio Del Neri voleva fortemente alle sue dipendenze giocatori come Italiano, Semioli, Langella e Federico Cossato e che in organico si ritrova dei giocatori che, a parte le dichiarazioni di rito, stima poco vedi Codrea, Masiello, Conteh, Biava e che tiene in naftalina o quasi, fidandosi solo di quei 13-14 giocatori che schiera abitualmente. Una considerazione finale va certamente fatta. Le medio - piccole del calcio italiano non possono reggere certi ritmi e la moda del turn-over se la possono permettere poche squadre. Inoltre, non fa una grinza il ragionamento di Del Neri circa il ritorno allo spettacolo passata tempesta rappresentata dai notevoli impegni che, oltre a stressare i giocatori sul piano fisico e psicologico, non permettono regolari allenamenti. Dispiace per gli amanti del calcio-champagne ma a noi un Palermo cinico e concreto piace e che, al termine del campionato, a far fede sarà solo la classifica ed il piazzamento finale.

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