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L'amore ritrovato: “un film di sguardi e sensazioni”

L’assenza di colpi di scena e la lentezza del ritmo fanno sì che l’intero film si regga sull’interpretazione

  • 21 settembre 2004

L'amore ritrovato
Italia 2004
Di Carlo Mazzacurati
Con Maya Sansa, Stefano Accorsi, Marco Messeri, Luisanna Pandolfi, Vania Rotondi, Giacomo La Rosa, Anne Canovas, Marie Christine Descouard, Claude Lemaire

Uscito nelle sale cinematografiche il 17 settembre e presentato fuori concorso alla mostra di Venezia, “L'amore ritrovato” è il nuovo ed attesissimo film di Carlo Mazzacurati, presentato nel circuito cinematografico palermitano lo scorso lunedì 20 settembre alla presenza dei due attori protagonisti, Stefano Accorsi e Maya Sansa. La popolarità datagli da “L’ultimo bacio” di Gabriele Muccino, rafforzata con “Le fate ignoranti” di Ferzan Ozpetek e consacrata con “Un viaggio chiamato amore” di Michele Placido (film che gli ha fatto vincere la Coppa Volpi alla mostra di Venezia del 2002), avevano trasformato Stefano Accorsi in un sex-symbol idolatrato dalle teen agers e in un attore di grande prestigio ambito da ogni regista. Eppure Stefano Accorsi, andando un po’ contro corrente, negli ultimi due anni è rimasto lontano dal grande schermo ed ha  fatto parlare di sé solo per la sua ormai ben nota storia d’amore con Letizia Casta. Non si è quindi aggrappato all’onda del successo che lo aveva investito, ed ha voluto prendersi una lunga pausa di riflessione, come lui stesso ha dichiarato durante la conferenza stampa precedente la proiezione della pellicola: «La cosa bella di questo mestiere è divertirsi. Sono stato fermo perché sentivo troppa pressione, ero influenzato dal fatto che un film si chiudeva o meno se lo facevo io. Questo periodo di fermo mi ha aiutato a trovare il gusto di fare film, di scegliere in base al piacere». Facile quindi immaginare quali potessero essere le aspettative dopo un periodo di assenza durata ben 2 anni. Facile, anche, immaginare i commenti, a volte spietati, dei critici che si aspettavano di più da un film che forse non aveva altra pretesa che quello di raccontare una storia d’amore, ambientata in Italia nel 1936.

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«A differenza di tanti film che parlano d’amore – spiega Accorsi – questo guarda i personaggi da vicino, entra nella loro intimità. È un film che vive di sguardi, di sensazioni». La storia d’amore, dunque, è la vera protagonista del film, tutto il resto fa da contorno. Pochi personaggi, montaggio delle scene abbastanza regolare, musiche non troppo ricercate (eccezion fatta per la canzone iniziale di De André che suscita un certo brivido specie se associata a delle immagini “d’epoca”): sono elementi che sottolineano le intenzioni del regista e le sue scelte nel modo di porre questa vicenda. Qualcuno ha criticato la scarsa attenzione prestata per il periodo storico, per la guerra, per le proibizioni del fascismo, per l’ambientazione. Ma questo discorso andrebbe fatto per un film storico e questo non è un film storico. Nell’aria si avverte un’atmosfera di malinconia, di sconforto e quasi di pietà per chi è costretto ad indossare una divisa e andare a combattere, come se da un momento all’altro dovesse accadere qualcosa di forte che potrebbe cambiare tutto. Invece non accade nulla e se accade è accennato in maniera del tutto marginale.
La trama è abbastanza semplice: Giovanni è un banchiere, sposato e con un bambino. Maria è una sua vecchia fiamma. Si rivedono, si riaccende la passione, nasce un amore che li terrà uniti per sempre, anche a dispetto delle vicende della vita. Apparentemente una storia scontata, facilmente ritrovabile nelle infinite fiction che popolano la televisione e che, nonostante le ambientazioni storiche, ripropongono lo stesso andazzo e lo stesso tormento oramai privo di emozioni. In realtà questo film non vuole essere né banale né scontato, anzi vuole dimostrare che non è necessario incollare una fitta serie di colpi di scena, intrighi, inganni, inseguimenti e figli illegittimi per offrire al pubblico qualcosa di gradevole e al tempo stesso emozionante.

L’assenza di colpi di scena e la lentezza del ritmo fanno sì che l’intero film si regga sull’interpretazione. Bravo come sempre Accorsi, capace di essere a volte romantico, altre volte più cinico. Tuttavia siamo lontani dai personaggi travagliati e isterici che lo hanno reso famoso e che tanto avevano stupito. Forse non è questo il genere di film che più si adatta alle sue caratteristiche, ma un grande attore lo si vede anche in questi momenti, quando riesce a tirare fuori il meglio di sé anche in situazioni poco congeniali. Più convincente il personaggio della Sansa, che così racconta il suo personaggio: «Nel romanzo lei è una donna perduta, finita, come se fosse sempre sull’orlo di una crisi. Nel film questo personaggio è cambiato e più forte». E così, da donna fragile e quindi facile preda, si trasforma in una donna che vuole dimenticare il suo passato e vivere la sua vita serenamente. Si lascia prendere da questo amore, ma quando vede la moglie di Giovanni, si accorge di non essere la donna che lui ama bensì la sua amante. E trova la forza per ricominciare. Si invertono così i ruoli: l’uomo forte diventa incapace di scegliere; la donna debole prende in mano il suo destino. Dal 22 ottobre Accorsi sarà nuovamente nelle sale cinematografiche con “Ovunque sei”, film di Michele Placido e presentato in concorso a Venezia (quello del nudo integrale per intenderci!)

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