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La coppia Verdone-Muccino: una commedia all'italiana che sa far ridere e piangere

Il mio miglior nemico
Italia, 2005
di Carlo Verdone
con Carlo Verdone, Silvio Muccino, Ana Caterina Morariu, Agnese Nano

Grande affiatamento e disponibilità sul set, ma anche verso il pubblico, così i due simpatici attori si sono raccontati a Palermo alla conferenza stampa di presentazione a Villa Igiea del film “Il mio miglior nemico”, l’ultima fatica di Carlo Verdone, regista, autore e interprete della pellicola assieme a Silvio Muccino, qui co-autore anche della sceneggiatura. «Un maestro per me, assai generoso, mi ha diretto con affetto assoluto», dice il giovane Muccino parlando di Verdone, da lui per l’appunto affettuosamente chiamato magister. E il nostro Carlo da parte sua non risparmia elogi sulla disponibilità e la serietà sul set del suo giovane collega: «E' estremamente disciplinato - ha detto - e ho dovuto faticare per convincerlo a provare di meno, a metterci più improvvisazione», aggiungendo: «molto disponibile, mentre altri attori giustamente facevano ritorno a Roma, ultimate le loro riprese, lui è rimasto con noi in condizioni non del tutto piacevoli». E in effetti, ci dicono, si giravano scene di piene estate in Turchia mentre si era in realtà al freddo. E si è trattato di una bella prova per Muccino, come lui stesso afferma: «Quel che mi piace del mio personaggio è che sembra forte, ma dietro quel muro che mostra agli altri appare poi la sua fragilità». Ancora un film con Verdone attore, oltre che regista, quindi, e a chi gli chiede come mai è sempre in questa doppia veste che lo ritroviamo, l’attore dichiara: «Se trovassi sceneggiature di altri già pronte, farei solo l’attore, come d’altronde è capitato in “Manuale d’amore”, ma è vero che adesso mi sento più libero come attore». Riguardo poi il cinema italiano afferma: «Basta con i commissari, la mafia e gli stereotipi, si deve raccontare un’Italia diversa», ma spiega anche che, presentandosi al mondo, al mercato americano per esempio, occorre la giusta mentalità da parte delle produzioni, motivo questo del suo passaggio da Cecchi Gori (il suo precedente produttore) a Luigi e Aurelio De Laurentiis (l’attuale). Poi, circa i tagli alla cultura sostiene: «Come fanno i giovani a sperimentare senza fondi?» e aggiunge «Gli artisti arrivano dal cinema e dal teatro, Fiorello è straordinario, ma lui è un caso a parte». In conclusione poi, parlando di politica con i due attori, mentre Verdone sbuffa nei confronti di un famoso collega: «I nomi e cognomi li ha fatti Benigni e ci ha pure rotto i coglioni». Il giovane Muccino diplomaticamente risponde: «Vorrei che gli italiani il 9 aprile mi sorprendessero». Insomma, un generoso incontro col pubblico che per Verdone è una fatica dovuta, un modo per ringraziare la gente che lo ha sempre apprezzato e sostenuto. Il film, visto in anteprima, esce nelle sale a Palermo il 10 marzo.

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È indubbiamente una strana coppia quella formata da Carlo Verdone e Silvio Muccino. Trent'anni li dividono ma, quanto a idee e passione per il loro mestiere, sembrano aver trovato un’intesa perfetta. Il loro primo incontro, avvenuto sul set di “Manuale d’amore”, ha fatto scoccare la scintilla e, oltre all’amicizia, è nata la collaborazione artistica che li ha portati a questo film, scritto a quattro mani e diretto dall’ormai veterano Verdone. Il risultato? Una commedia all’italiana in pieno stile, capace di fare ridere ed allo stesso tempo piangere, che sa essere una fotografia ironica dell’Italia e degli italiani di oggi. Il tema portante del film sembra essere proprio lo scontro generazionale. Achille De Bellis è un cinquantenne, figlio di un portiere, che ha fatto fortuna sposando la ricca proprietaria di una catena di hotel. Achille è il classico uomo che sembra avere tutto dalla vita: un’ottima posizione sociale, una bella casa, una figlia che studia a Londra e persino una bella amante. Orfeo, ventitreenne, invece si guadagna da vivere servendo caffé e non ha particolari aspirazioni nella vita. Il loro incontro/scontro porterà alla luce il rovescio della medaglia, mettendo a nudo due generazioni alla deriva. Da una parte i cinquantenni, forse troppo sicuri della vita, che non si accorgono di quanto i figli abbiano ancora bisogno della loro presenza; dall’altro i giovani di oggi, che troppo presto hanno dovuto indossare gli abiti da adulti e che il più delle volte sono costretti a fare i genitori di chi invece li ha messi al mondo. L’anello di congiunzione di questi due strani personaggi è Cecilia, figlia di Achille, di cui Orfeo si innamora.

Anche lei sente la mancanza di una presenza forte come quella del padre e conduce una vita ben diversa da quella che gli altri continuano a credere. È per lei che Achille ed Orfeo intraprendono un lungo viaggio, scoprendo poi di non essere così diversi. Girato tra Roma, Sabaudia, Lago di Garda, Ginevra ed Istanbul, “Il mio miglior nemico” è forse uno dei film più belli di Verdone che, ancora una volta, porta sullo schermo personaggi dalle caratteristiche ben marcate e che fanno ridere perché, in fin dei conti, altro non sono che le caricature di noi stessi e delle persone che ci circondano. Silvio Muccino, in continua crescita, in alcuni tratti ricorda un po’ il giovane innamorato di “Manuale d’amore”, ma quando il suo personaggio si fa più serio ed il tono diventa più malinconico, riesce sicuramente a dare il meglio di sé e ricorda invece i personaggi più travagliati che ha interpretato sotto la regia del fratello Gabriele. Molto divertenti le battute, mai troppo scontate, anche se a volte sembrano quasi forzate. Però la storia è molto intensa, per lunghi tratti commovente, e lascia il segno. Il vero protagonista non è l’amore tra uomo e donna, ma l’amore tra genitore e figlio, che inizialmente sembra perduto, ma che invece trionfa. Metafora di questa scoperta è il viaggio, già elemento ricorrente in altri film di Verdone. Un film godibile che sarà facilmente apprezzato sia dalla critica che dal pubblico.

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