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"La guerra del pistacchio": tra Bronte, capitale spodestata, e l'avversaria Raffadali

Se la siccità ha provocato danni alla coltivazione del pistacchio a Bronte, diversa è la situazione a Raffadali, dove la raccolta viene anticipata e ci si candida al Dop

Balarm
La redazione
  • 16 novembre 2017

Che Bronte fosse la capitale del pistacchio fino ad adesso c'erano ben pochi dubbi: quando si faceva riferimento all'oro verde di Sicilia l'associazione con il paese in provincia di Catania era scontata. Adesso, però, potrebbe non essere più così.

A competere con Bronte quest'anno è arrivata Raffadali, già presente tra le principali zone in cui il prodotto viene coltivato. A Bronte, infatti, le poche piogge hanno comportato la caduta prematura del frutto e la conseguente diminuzione della resa, tanto da aver spinto il sindaco, Graziano Calanna, a chiedere lo stato di calamità naturale.

Situazione che non sembra dispiacere troppo al Comune di Raffadali, che rivendica la diversità dei suoi pistacchi, senza per questo voler intendere che siano anche migliori, come afferma Carmelo Bruno, agronomo dell’Associazione per la tutela pistacchio di Raffadali.

L’obiettivo che l’associazione si pone è l’ottenimento del marchio Dop, e, conseguentemente, una maggiore valorizzazione del prodotto e del territorio stesso, la Valle del Platani. Territorio che, finora, sembrerebbe rimasto all’ombra della ben più conosciuta Bronte.

Che si tratti di una vera e propria rivalità o di una sana competizione tra produttori, l’auspicio è che sia la fama del pistacchio a beneficiarne maggiormente: si tratta infatti di un prodotto che, come vantano gli agronomi, viene coltivato con metodi tradizionali che le generazioni si tramandano.

Nel frattempo, due curiosità: il frutto secco è al centro del progetto di un’azienda farmaceutica per l’estrazione di oli dalle proprietà benefiche, nonché protagonista di un vero e proprio reality ambientato nei pistacchieti.
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