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Palermo: maglia nera per il settore trasporti

Il verdetto giunge da uno studio del Politecnico di Milano e colloca la città al penultimo posto conferendole una maglia nera per il settore trasporti

  • 14 marzo 2012

Palermo città invivibile: il verdetto è quello che giunge dallo studio "Sussidiarietà e... città abitabile" condotto dal Politecnico di Milano, che colloca la città al penultimo posto e conferendole una maglia nera soprattutto per il settore trasporti. Lo studio, il sesto rapporto della Fondazione per la Sussidiarietà, ha preso in considerazione i Comuni sopra i 250 mila abitanti che raccolgono mediamente il 27% della popolazione italiana.

A Palermo come nelle altre più grandi città d'italia prese in considerazione - Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Genova. Quindi Bologna, Firenze, Bari, Catania, Venezia e Verona - un'abitazione costa in media più del doppio che nel resto del Paese, le strade sono più sporche, il traffico più intenso, l'aria più cattiva, la qualità del tempo libero peggiore. Queste sono solo alcune delle piaghe che affliggono i grandi centri abitati; in particolare a Palermo è il terzo settore quello di cui si percepisce più di tutti la precarietà e la mancata funzionalità. Solo Napoli risulta la città con maggiori disservizi.

«I cittadini percepiscono una correlazione diretta tra la qualità dei servizi e la diffusione delle iniziative di sussidiarietà», dice Paola Garrone, curatrice dello studio e docente di Economia dei Servizi e delle Reti al Politecnico di Milano. E la bocciatura dei servizi da parte dei cittadini è secca, specialmente l'edilizia popolare e verde pubblico. Il secondo ambito più contestato è quello dei trasporti e della mobilità: bocciato dal 56% dei cittadini-campione per i quali tra qualità dei servizi e iniziative del comune non c'è differenza. Il 51% giudica scarsa o insufficiente la qualità dei servizi del verde pubblico (49% le iniziative del Comune), il 46% quella per la pulizia delle strade e del verde pubblico (42%). Va meglio alle attività e alle strutture del tempo libero bocciate dal 44% degli intervistati (46% se si considerano solo le attività municipali).

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