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Palermo sui social: da città a squadra in un batter di clic

Facebook trasforma la città di Palermo in "Unione Sportiva Città di Palermo", cambiando residenze e luogo di nascita dei palermitani: fioccano i commenti

  • 3 novembre 2014

Non capita tutti i giorni di svegliarsi e scoprire di abitare in una squadra. Eppure, stando a Facebook, per un certo lasso di tempo è stato proprio così: i palermitani non abitavano a "Palermo", ma abitavano nell"Unione Sportiva Città di Palermo". Inutile dire che provare a modificare il nome era possibile, ma riuscire a farlo sembrava impossibile. Il ritorno alle origini è stato improvviso, tanto quanto il cambio di residenza.

Il cambio di nome, seppur transitorio, ha avuto un impatto molto più grande del previsto sull'opinione pubblica palermitana: potete considerarlo un argomento frivolo, ma la verità è che siamo abituati a questionare e a commentare qualsiasi cosa accada, figuriamoci dunque quanto ci "accendiamo" se la nostra città sparisce dal social più usato nel mondo per fare spazio alla sua squadra ufficiale.

I commenti sono fioccati sin dal primo mattino, quando il palermitano, tra un tarallo e un pezzo di pupa di zucchero, ha aperto il social network e ha scoperto di aver cambiato residenza. Tre i filoni principali: quello entusiasta, che ha visto la sua fede calcistica aumentare esponenzialmente, quello indignato, che con la squadra non vuole proprio averci a che fare, e quello critico, che fa della questione una metafora sociologica.

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Tra i commenti dei tifosi non sono mancati i più classici "Zampa, non c'era bisogno di cambiare il nome di Palermo, se mi offri un posto vengo a giocare" e "IL Palermo è più grande DI Palermo: fede rosa nero sempre": il cuore nel pallone, non c'è che dire.

Gli indignati, invece, hanno preso le distanze: c'è chi, piuttosto che tenere sul proprio profilo la dicitura "Unione Sportiva Città di Palermo" ha preferito nascondere la propria residenza e chi ha espresso lo sdegno inneggiando ad un complotto della fazione tifosa: "ci siete proprio riusciti a trasformarci in un popolo di ultras!".

I fini osservatori trovano invece nella questione una metafora del malfunzionamento della città, in perfetta controtendenza con l'andazzo della squadra che, ricordiamoci, ha "regalato due cannoli" al Milan e che comunque, magari, non se la cava poi così male.

Non importa quale sia la vostra posizione, e non importa nemmeno se quanto affermato dalle varie fazioni sia vero oppure no: quello che importa, in realtà, è osservare come il palermitano riesca sempre a fare di un cambiamento o di un avvenimento un piacevole discorso da portare davanti ad un caffé.

Perché in fondo siamo proprio fatti così: ci piace parlare, ci piace questionare, ci piace dibattere. Ci piace dare la nostra opinione, magari litigare e poi tornare a parlarne. Fa parte di noi e, sotto sotto, ne siamo fieri. Siamo palermitani: qualunque sia il nome che un social network voglia dare alla nostra Balarm.

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