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Praticità e cinismo: il vento è cambiato

  • 20 febbraio 2006

In piena apnea da tour de force, figlio di un calendario partorito da ripescaggi “all’italiana” con ampliamento immotivato della serie A passata a 20 squadre, e durante l’ennesima occasione sprecata dal Palermo in quel di Verona, Papadopulo, rivolto alla sua panchina, esclama “ siamo la befana in pieno carnevale!”. Con questa frase si può riassumere ciò che è accaduto in terra ceca nei sedicesimi di Coppa Uefa contro lo Slavia Praga ed in campionato contro il Chievo Verona, occasioni buttate via per un soffio, con tanto rammarico a Praga per un primo tempo sontuoso dei rosa, più equilibrato l’incontro con il Chievo dove il pareggio è un risultato giusto. Peccato che nel Palermo di Verona non abbia giocato un certo cinismo, tanto ammirato nella gara ad Empoli e che, se fosse subentrato contro il Chievo, avrebbe permesso di avvicinare la zona Uefa.

Non ce ne voglia Del Neri, ma a ben guardare la praticità di questa squadra ed il modo in cui si esprime adesso con il minimo di sofferenza, c’è da mangiarsi le mani per aver buttato al vento tanti punti nella gestione tecnica precedente. C’è da essere orgogliosi di trovarsi di fronte una squadra che lotta su tre fronti, con serie possibilità di centrare qualche traguardo prestigioso che non debba essere per forza un trofeo. Lo Slavia Praga non ci sembra un avversario insormontabile ed il passaggio del turno di Coppa Uefa è francamente nelle mani del Palermo, che solo suicidandosi tatticamente e tecnicamente può gettare alle ortiche. La semifinale di Coppa Italia, da giocarsi contro una Roma che proprio questa domenica ha raggiunto il record delle dieci vittorie consecutive in campionato, è certamente più impegnativa ma non è detto che il Palermo non centri la terza finale della sua storia. A proposito di Roma e da veri amanti del calcio italiano, abbiamo appreso del grave incidente che terrà fuori per due mesi il capitano della Roma Francesco Totti. L’augurio è che possa riprendersi in tempo per i mondiali. Il campionato, se si eccettuano le prime quattro posizioni di classifica francamente proibitive da raggiungere, potrà regalare ai fans rosa qualche soddisfazione e non è assolutamente impensabile raggiungere una posizione che possa permettere al Palermo di centrare direttamente e per il secondo anno consecutivo la qualificazione per la prossima competizione Uefa.

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Troppo ottimisti nelle previsioni? Vedendo una squadra così quadrata e ben messa in campo riteniamo di no. Preoccupa qualche polemica e qualche malumore che proviene dallo spogliatoio. Archiviamo la vicenda Barzagli-Terlizzi, a nostro parere troppo ingigantita da mass media ed ambiente, ma non ci sono piaciute le recenti esternazioni di Terlizzi. Proprio il difensore romano aveva convocato una conferenza stampa per rispondere al compagno Barzagli, rimproverandolo che, se panni sporchi ci sono, gli stessi devono pulirsi in casa, ma lanciare dopo appena una settimana sempre tramite carta stampata chiari messaggi al tecnico Papadopulo, reo di non avergli dato spiegazioni per la “perdita” del ruolo di titolare, ci sembra un primo controsenso evidente. Ma ancor più evidente come può un ragazzo di 26-27 anni prendersi la briga di chiedere spiegazioni ad un tecnico di 58 anni in maniera così plateale? Terlizzi è un giocatore dotato di buona tecnica, senso di posizione e colpo di testa, ma stiamo parlando sempre di Terlizzi e non di Nesta o di Maldini. Certi giovani (che poi tanto giovani non sono più) cerchino di darci sotto in allenamento e dimostrarsi sempre all’altezza nelle situazioni in cui vengono chiamati in causa. Terlizzi imiti il suo compagno Biava, uno dei migliori rosa dello scorso torneo, che con equilibrio e senza polemica alcuna ha badato a riprendersi il posto lavorando sodo. Terlizzi è un patrimonio tecnico del Palermo calcio ma deve imparare a gestirsi e gestire la propria esuberanza che spesso lo porta aldilà delle righe. Deve anche comprendere che il calcio di Papadopulo vede Biava, più marcatore rispetto al gigante romano. Nel calcio le scelte sono dolorose e, se fatte in buona fede, devono essere accettate da tutti a meno che per cognome non si faccia Maradona.

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