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"Racconti di Palermo", personaggi e vicoli di una città di confine

  • 27 febbraio 2006

"Racconti di Palermo" di Benvenuto Caminiti ( Coppola editore, euro 12 ) è per il lettore palermitano una passeggiata nella sua città che non conosce, dalla quale da bravo borghese si è tenuto molto spesso alla larga. Una galleria di eroi, di vinti, di personaggi che si collocano tutti tra il rione di Via Montalbo e la zona delle Case Popolari di Via dei Cantieri, periferia dove la gente sopravvive e lotta giorno dopo giorno. Una scelta mirata, quella del racconto, che consente all’autore di poter far rivivere tra le pagine del suo libro la Palermo degli anni cinquanta e sessanta, momento del boom economico per la società italiana, tempo di grandi emarginazioni e sperequazioni sociali per tutta la Sicilia. In questa cornice si intrecciano le storie dei personaggi di Caminiti, che ereditano in pieno la riflessione sullo status del siciliano fatta da autori come Vitaliano Brancati e Giovanni Verga. Storie di spacconi, di uomini assetati di sesso vissuto come puro godimento fisico, ma anche storie di grande amicizia segnate tutte da una forte carica umana. Sebbene ambientato nella borgata marinara dell’Acquasanta, i suoi ritratti umani sono come una serie di scatti fotografici, tutti fatti da diverse angolazioni, sulla sicilianità.
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Ci sono “gli amici per sempre” come Totò, Fefè, Gecky e Nino: le loro strade si dividono, c’è chi tra loro si perde, ma quando una fotografia richiama nella memoria di Gecky - uno che “ce l’ha fatta” - i tempi che furono, ecco che il cuore vibra e l’atroce dubbio di non aver fatto abbastanza per gli amici lo assale. C’è il “Califfo”, soprannome di Ali, un ragazzo che ha come unica passione della sua vita il sesso, per lui una questione di prestigio sociale attraverso cui imporsi agli amici. Uno sciupafemmine che ricalca le gesta di “Paolo il caldo”, quello che le ragazze le usa senza scrupoli, insomma il prototipo “dell’uomo che non deve chiedere mai”. Ma il libro è anche una panoramica sui valori e le ipocrisie di una società: un esempio è il racconto dedicato al “Robivecchie”, personaggio ai limiti della pedofilia, un peccato di cui però alla fine non si è mai macchiato; i suoi interessi per i bambini, rimasti sempre nei suoi pensieri e da lui stesso profondamente disprezzati, lo condanneranno all’esilio morale. La carrellata di tipi continua tra donne vamp come Rossella, irraggiungibile per tutti, ma anche lei, almeno per un momento, sensibile all’amore vero, tra ragazzi come “Pinuzzu l’assicutafimmini” che corre per sentirsi vivo, per dimenticare un dolore di un amore finito e che misteriosamente scompare senza più lasciare traccia di sé. Tanta sofferenza morale ma anche tanta umanità e generosità da parte di chi magari non ha neanche di che vivere per stesso, tutto questo sono i siciliani da sempre, chiusi molto spesso ancor oggi in tanti silenzi e pregiudizi ma anche pronti a dare e ad offrirsi senza timori. La Sicilia terra di eroi, di vinti, che sono pronti a rialzarsi e a ricominciare anche quando tutto sembra perduto.

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