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Rai.tv omaggia Vittorio De Seta, appena scomparso

La Rai omaggia il "padre del documentario italiano" con la trasmissione delle sue più importanti inchieste sulla Sicilia proletaria degli anni 50

  • 1 dicembre 2011

Ha raccontato la Sicilia indagando scrupolosamente su storie e vicende dell’Italia più povera, utilizzando la cinepresa non solo come un occhio che osserva il mondo ma anche come strumento di denuncia: il canale web Rai.tv ricorda Vittorio De Seta, lo storico regista palermitano che ci ha lasciato lunedì 28 novembre, con la messa in onda di "La Sicilia rivisitata", la raccolta dei suoi documentari girati tra il 1954 ed il 1959.

Partendo come aiuto regista, De Seta si dedica presto all’attività di sceneggiatore e documentarista focalizzando la sua attenzione sulla Sicilia e la Sardegna e descrivendo con espressività i modi di vivere del proletariato meridionale e le dure condizioni di vita dei pescatori siciliani, dei minatori di zolfo nisseni, dei pastori della Barbagia. I suoi documentari in onda sul Programma Nazionale raggiungevano dei picchi di audience oggi impensabili. Tra i suoi cortometraggi il documentario "Isole di fuoco", ambientato nelle isole Eolie, che viene premiato come miglior documentario al Festival di Cannes del 1955. Negli anni 60 abbandona momentaneamente il documentario per aprirsi a due film intellettuali e introversi, “Un uomo a metà” con Jacques Perrin e “L'invitata", un tipo di cinema capace di raccontare per la prima volta le crisi esistenziali coniugate con la crisi politica a sinistra.

Seguiranno poi nel ’73 le quattro puntate del “Diario di un maestro", ispirate al romanzo “Un anno a Pietralata” di Bernardini, uno sceneggiato su un gruppo di veri ragazzi di una borgata romana e che oggi è possibile guardare in esclusiva su Rai.tv. Una vita, quella di De Seta, vissuta tra impegno e lucida analisi della società, spaziando tra temi diversissimi che vanno da suggestioni poetiche e la denuncia dell'emarginazione.

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