ARTE E ARCHITETTURA
“Sul divano” il diario personale di Mimmo Germanà
La presenza dei suoi colori forti, chiassosi, di cieli azzurri e delle fonti con il conseguente "movimento fluviale" (Francesco Gallo) non può non far pensare al Mediterraneo, al Sud, terra d’origine, genius loci appunto, del pittore; il disinteressarsi della sfera pubblica, del potere e delle ideologie, porta Germanà (il "traditore") a concentrarsi sul suo privato, creando un diario personale dove possiamo leggere, per esempio, di lui e del suo rapporto simbiotico con il cane Mirò, come nella tela in cui il pittore e il suo fedele amico sembrano fluttuare in una dimensione senza gravità, con un riferimento fin troppo esplicito a Marc Chagall. Da qui si introduce il terzo aspetto, ossia lo strabismo, l’andamento laterale tra gli stili pittorici, dove la citazione è voluta, cercata, come nella grande tela triangolare raffigurante una danza di matissiana memoria. Ma la marca caratteristica del pittore sono le figure femminili rotonde, imponenti, archetipi della Mater, delle quali Germanà preferisce lasciare aperta l’interpretazione, collocandole in paesaggi senza tempo, o, come dice Bonito Oliva, "in un clima eroico… nell’alveo di una tempesta".
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