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“Sul divano” il diario personale di Mimmo Germanà

  • 7 novembre 2005

"Sul divano" è il titolo della mostra di Mimmo Germanà (Catania 1944-Busto Arsizio 1992), inauguratasi il 6 ottobre alla Galleria Prati di Palermo (via Quintino Sella 77, aperta dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 13, e dalle 16.30 alle 20, ingresso gratuito) e visitabile fino al 14 novembre. Quella che troviamo all’accogliente Galleria Prati è, quasi per intero, la stessa selezione di opere esposte nel luglio scorso a Palazzo Barberini a Roma, mostra a cura di Antonio Maria Pivetta, che dopo Palermo approderà in Svizzera. Un’esposizione, quindi, di vasta portata che rende il giusto onore a questo pittore siciliano, le cui tangenze con il movimento della Transavanguardia non furono da meno rispetto a quelle dei suoi pluricitati cinque colleghi (Cucchi, Chia, Clemente, De Maria e Paladino). Germanà, insieme a questi ultimi ed ad altri, partecipò alla sezione "Aperto" della Biennale di Venezia del 1980, anno di consacrazione del movimento teorizzato dal critico Achille Bonito Oliva, il quale riconduce i caratteri precipui di tale corrente a tre aspetti salienti: genius loci (riscoperta delle proprie radici), ideologia del traditore (liberazione da qualunque ideologia o norma), passo dello strabismo (sguardo verso fenomeni collaterali e non solo in prospettiva), caratteri per altro immediatamente riscontrabili nelle tele di Germanà.
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La presenza dei suoi colori forti, chiassosi, di cieli azzurri e delle fonti con il conseguente "movimento fluviale" (Francesco Gallo) non può non far pensare al Mediterraneo, al Sud, terra d’origine, genius loci appunto, del pittore; il disinteressarsi della sfera pubblica, del potere e delle ideologie, porta Germanà (il "traditore") a concentrarsi sul suo privato, creando un diario personale dove possiamo leggere, per esempio, di lui e del suo rapporto simbiotico con il cane Mirò, come nella tela in cui il pittore e il suo fedele amico sembrano fluttuare in una dimensione senza gravità, con un riferimento fin troppo esplicito a Marc Chagall. Da qui si introduce il terzo aspetto, ossia lo strabismo, l’andamento laterale tra gli stili pittorici, dove la citazione è voluta, cercata, come nella grande tela triangolare raffigurante una danza di matissiana memoria. Ma la marca caratteristica del pittore sono le figure femminili rotonde, imponenti, archetipi della Mater, delle quali Germanà preferisce lasciare aperta l’interpretazione, collocandole in paesaggi senza tempo, o, come dice Bonito Oliva, "in un clima eroico… nell’alveo di una tempesta".
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