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Terremoti in Sud Italia: scontro sulle previsioni

Secondo il Centro Enea di Bologna, modelli di previsione preannunciano un terremoto di forte intensità al Sud Italia, ma l'INGV di Palermo rassicura i cittadini

  • 29 maggio 2012

L'allarme non è ufficiale ma dopo essere circolato tra un gruppo di esperti nazionali è poi rimbalzato sulla rete: preannunciato un terremoto di forte intensità al Sud. Degli specifici modelli di previsione, utilizzati in diversi Paesi, avevano dato indicazioni di rischio terremoto nel Nord Italia già da marzo dimostrando di essere affidabli. Si tratta di metodologie sperimentali, motivo per cui gli allarmi non vengono divulgati ma i dati hanno dimostrato che il terremoto dell'Emilia Romagna era già stato preannunciato.

Adesso il messaggio di allerta trasmesso è per il Sud Italia: «Per il Meridione esiste un grave un allarme in arrivo perché lì sono stati applicati tre modelli di studio. - dice il direttore del Centro Enea di Bologna, Alessandro Martelli - Tutti e tre danno l’allarme rosso prefigurando un eventuale terremoto molto violento». La notizia non trova però il medesimo riscontro tra gli esperti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che controbbatte all'allarmismo diffuso: «Non esistono strumenti che consentono di prevedere con precisione tempistica, luogo e intensità di un fenomeno sismico - precisa Fausto Grassa, ricercatore presso l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Palermo - i modelli devono essere validati dalla comunità scientifa e sono assolutamente inutili se non sono in grado di prevedere questi tre parametri».

«Le nostre sono zone ad alto rischio sismico - aggiunge Grassa - sono già state studiati i valori di massima intensità che possono colpire il territorio ma è molto difficile determinarne l'arco temporale preciso». I toni apocalittici sembrano così rientrare per lasciare spazio all'evidenza di un pianeta in continua evoluzione, dove gli smottamenti rientrano nell'ordine comune della vita terrestre. «Al momento lo strumento più importante di prevenzione è la costruzione di edifici antisismici che evitino di esporre al rischio vite umane. Ci sarà un'altra Valle del Belice, è certo, ma nessuno al momento può dire quando»

Gli algoritmi che stanno alla base del calcolo delle probabilità si basano su pochi dati: la rete di monitoraggio moderna raccoglie un record di dati degli ultimi 30-40 anni. I terremoti storici del 1669 a Catania, del 1683 del Sicilia Sud orientale e poi quello devastante di Messina, ad esempio, non sono mai stati registrati e la reale magnitudo mai stimata. «Per avere dei calcoli più raffinati e delle previsioni precise dovranno passare degli anni - informa Andrea Di Piazza esperto di vulcanologia e rischio vulcanico - e bisognerà raccogliere altri dati di teremoti avvenuti. Più terremoti si rileveranno più precisa sarà la previsione. Al momento gli scienziati invece di giocare all'azzardo e generare allarmismo dovrebbero lavorare braccio a braccio con il Governo nazionale e legiferare sull'ingegneria antisismica per mettere in sicurezza ospedali, scuole e le strutture più a rischio.»

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