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Umiltà, impegno e concentrazione

  • 4 dicembre 2006

Il Palermo sembra un pugile in affanno che cerca costantemente l’”abbraccio” dell’avversario per recuperare energie fisiche.
E’ la conseguenza di un calendario denso d’impegni all’inverosimile o il frutto di un “imborghesimento” dell’intera rosa?
Abbiamo più volte sottolineato, ed in tempi non sospetti, l’imbecillità di un campionato a 20 squadre che toglie energie alle squadre e spettacolo per gli appassionati ma, per onestà intellettuale, abbiamo sottolineato come la rosa del Palermo di quest’anno avesse i giusti elementi per far fronte a questo gioco al massacro.

Nel ragionamento fatto non avevamo considerato però, per inesperienza nel vedere la squadra competere a certi livelli, il logorio fisico a cui si sottoponevano i giocatori e le conseguenze in termini d’infortuni. Infortuni che in quest’ultimo periodo hanno limitato le possibilità di scelta a Guidolin ed impedito d’inserire qualche elemento fresco in piena battaglia. Non avremmo di certo immaginato che in due appuntamenti importanti come la Uefa ed il ritorno di Coppa Italia il tecnico si sarebbe affidato a squadre votate ad una sconfitta sicura.

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Vada per Instanbul e per la possibilità di recuperare al Barbera il prosieguo del cammino in Uefa e con l’Inter ad incombere, ma non perdoniamo quanto fatto dal tecnico al cospetto di 12 mila appassionati nel ritorno di coppa contro la Samp. Già qualche battutina di Foschi a riguardo aveva fatto intendere che la Coppa Italia era come un “macigno” ingombrante ed in campo ne abbiamo avuto la prova. Proporre una squadra di rincalzi e primavera contro un avversario in formazione tipo, o quasi, è stato come ammettere “Signori, la Coppa Italia non interessa”.

Hanno peccato d’ingenuità quei 12 mila che dell’umidità ed dei possibili malanni avrebbero fatto sicuramente a meno, ma hanno peccato tecnico e società a non avere rispetto quella gente e una competizione in cui il Palermo ha sempre ben figurato.
Il passaparola tra i tifosi è più o meno questo: vuoi vedere che a furia di rinunce restiamo con un pugno di mosche in mano? E poi chi siamo diventati per permetterci di snobbare competizioni come la Uefa o la Coppa Italia? Domande che vorremmo girare ai diretti interessati, Guidolin in testa.

E’ indubbio che la squadra stia vivendo un periodo di appannamento fisico ed a Parma abbiamo avuto la certezza. Occorre anche sottolineare come in questo momento parecchie squadre siano allo stremo o quasi, impegnate a fare i conti con infortuni in serie e stanchezza psico-fisica. Bisogna trovare la freschezza e, soprattutto, quella mentale. Abbiamo pompato troppo un gruppo infarcendolo della parola scudetto all’inverosimile. E’ bastato sottrarre due-tre pedine fondamentali per gli equilibri della squadra per dimostrare che il re è nudo.

Il tifoso ama sognare ma deve anche rendersi conto che la realtà dice che senza Di Michele o Simplicio, senza Corini o Bresciano, senza Barzagli o Zaccardo il Palermo diventa una squadra “normale” capace di esporsi a brutte figure anche al cospetto delle medio-piccole del campionato. Guai ad aumentare la posta in palio di continuo e lasciarsi trasportare da alcuni mass media che, per obblighi di tiratura e vendita, sbandierano ai quattro venti obiettivi non alla portata. Ritrovare serenità, entusiasmo e recuperare gli infortunati di medio e lungo corso. Ritrovare alcuni giocatori che si stanno perdendo in drammi psicologici: Caracciolo e Brienza su tutti.

Buona la prestazione di Parma dell’airone ma drammatica ed emblematica quella di giovedì in coppa. Con la zona Champions quasi in cassetto, restano gli ultimi sforzi da effettuare: Livorno, Celta Vigo e Roma sono i match che assumono un’importanza rilevante per la stagione rosa, senza snobbare gli impegni con Ascoli e Siena. Umiltà, impegno e concentrazione da ritrovare al più presto per un campionato fino a questo momento ottimo.

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