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Un racconto personale tra memoria e tradizione

  • 9 novembre 2006

La vita, una storia personale fatta di eventi, personaggi importanti e comparse occasionali. Una storia che ha un inizio ed una fine. Un'ascesa e una discesa. E’ ripercorrendola attraverso la memoria, forse, che la si può raccontare. Come un libro tra le mani in cui il protagonista diventa lettore e si legge. Magari lo fa con rabbia, magari utilizzando toni grotteschi o, ancora, con ironia e distacco. Delfio si autoracconta davanti ad un pubblico insolito. Bottiglie e bicchieri pieni. La miglior compagnia per un uomo che si osserva, si analizza, si giudica e si critica e lo fa quando ormai si trova davanti all’ultimo gradino della sua scala che è poi la sua esistenza. Al Nuovo Montevergini (nell'omonima piazza), il 17 e 18 novembre all’interno della seconda edizione del Palermo Teatro Festival andrà in scena “Post Mortem”, la novella scritta ed interpretata da Nino Romeo per la regia di Pippo Di Marca.

Romeo interpreta Delfio, un uomo che attraverso il suo racconto rivede se stesso, figlio di un netturbino, diventare direttore dell’Istituto di Medicina Legale. Un traguardo importante che, però, non lo esclude dalla discesa all’obitorio dove il destino lo attende per presentargli il conto della sua benevolenza. E’ un narratore triste, Delfio. A volte grottesco ed impietoso nei suoi riguardi e nei confronti dei tanti personaggi che hanno popolato ed affollato la sua esistenza. Un narratore che riscopre la lingua dei suoi antenati. La lingua siciliana attraverso la quale riesce a cambiare ruoli passando dall’io alla terza persona e riuscendo in tal modo a giocare, confondere e sorprendere.

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"Post Mortem" non è uno spettacolo che necessita di coreografie, luci ed effetti speciali. Bastano un tavolo, tante bottiglie e bicchieri, un uomo, le sue parole, la sua voce, la sua lingua. Scritta da Romeo nel 2000 su invito di Giacomo Thiers, direttore della Biennale delle Isole del Mediterraneo, la novella è rimasta a lungo chiusa dentro un cassetto prima che Romeo si decidesse a rileggerla e scoprire che da racconto poteva diventare un autoracconto.

Autore, regista, attore e direttore artistico della Compagnia Gruppo Iarba, Romeo fa della lingua il nucleo centrale della sua attività teatrale. In questo spettacolo rispolvera il dialetto siciliano. Una lingua che porta con sé tradizione e memoria e che interpreta magistralmente quello che dovrebbe essere il concetto di teatro. Luogo, cioè, di comunicazione in cui cadono le barriere create dalle referenzialità e in cui lo spettatore deve affidarsi ad altri metodi percettivi. Il suo teatro, i cui testi sono stati spesso oggetto di studio da parte di docenti di letteratura, linguistica, storia dello spettacolo ed altre discipline, presenta come caratteristica fondamentale ma soprattutto essenziale la forza che solo la scrittura può esercitare in un processo in cui scrittura testuale e scenica convivono insieme e condividono lo stesso percorso.

Tra i testi, “Amici”, “L’altro figlio” scritto nel 1999 ed ispirata all’omonima opera di Luigi Pirandello. “Sachilo e Marianna” del 1996. “Fatto in casa” del 1992. “La rondine, l’usignolo e l’upupa” del 1994. “Storia di Frangisca” e “Cul de Sac” del 1987. Tra i diversi premi, invece, il Premio Condoni 2001 per “Amici”, il Premio Fava 1992 per “Cucì…Cucì!” ed il Premio della Biennale delle isole del Mediterraneo per lo spettacolo “Post Mortem”.

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