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Un saluto d'amore per Sacco e Vanzetti

  • 9 ottobre 2006

C’è stato un tempo in cui noi Italiani eravamo stranieri, ospiti indesiderati, intrusi da cacciare. Era il tempo della grande emigrazione che, tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento, vide l’Italia come il maggior esportatore di mano d’opera. Giovani e meno giovani, i nostri connazionali si mossero verso l’America con l’idea di poter migliorare la propria vita. Un’idea che, nella maggior parte dei casi, molti riuscirono a realizzare. Tra questi, però, vi furono anche le eccezioni rappresentate da chi, ad esempio, si imbarcò verso gli Stati Uniti con la certezza di trovare “l’impero della libertà" e, invece, trovò la propria fine.

Questo è il caso di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, i due emigranti italiani anarchici divenuti il simbolo dell’ingiustizia. A loro è dedicato “Ciao Amore”, primo studio di un’opera più ampia che potrebbe rappresentare il debutto in scena di una nuova formazione teatrale di Palermo composta da Giuseppe Massa, Simona Malato e Giuseppe Provinzano. Scritta e diretta da Giuseppe Massa, l’opera andrà in scena il 12 e 13 ottobre alle 21 al Teatro Garibaldi (via Castrofilippo, 30 - angolo piazza Magione) e vedrà sul palco l’interpretazione di Simona Malato. Un omaggio ai due emigranti, dunque, da parte della compagnia Anonimateatri, reduce del successo della prima opera “Suttascupa”, in cui due lavoratori precari attendono nella sala d’attesa di un’azienda e si raccontano la propria vita fatta, appunto, di attese.

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Furono arrestati nel 1920, Sacco e Vanzetti, con l’accusa non solo di aver partecipato ad una rapina a South Baintree, sobborgo di Boston ma persino di omicidio. Nella rapina, infatti, persero la vita il cassiere ed una guardia giurata. Seguirono tre processi al termine dei quali i due italiani, nel 1921, furono condannati a morte pur non avendo prove concrete. Neppure la testimonianza del detenuto portoricano Maideros che aveva realmente preso parte alla rapina e che confessò di non aver mai visto né Sacco né Vanzetti, riuscì a salvarli. Il 23 agosto del 1927 prima Sacco e poi Vanzetti vennero giustiziati con la sedia elettrica. Alla loro vicenda umana si sono ispirati diversi film tra i quali, quello di Giuliano Montaldo del 1971, interpretato magistralmente da Gian Maria Volontè e Riccardo Cucciola e musicato dal maestro Ennio Morricone.

La loro innocenza, però, venne riconosciuta dopo cinquanta lunghi anni di ritardo. Fu nel 1977, infatti, che il governatore del Massachusetts, Michael Dukakis, ammise gli errori verificatisi durante il processo e riabilitò la memoria dei due anarchici italiani. Ma può bastare a giustificare la fine di due vite innocenti? Può render loro giustizia? Ma soprattutto, davanti a questa storia umana oramai sbiadita ma pur sempre attuale, si può ancora utilizzare il termine giustizia? Tante le domande e le riflessioni ma soprattutto lo sconforto quando ci s’imbatte in un capitolo della giustizia che molti vorrebbero cancellare ma che è bene, invece, non dimenticare.

Lo spettacolo al Garibaldi sarà seguito da un altro studio, "Scanna", di Davide Enia, per la regia di Sandro Mabellini con Francesco Scianna. Gli spettacoli avranno inizio alle 21 e costeranno 5-10 euro.

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