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Violenza e maltrattamenti alle donne: i dati in Sicilia

L'associazione Le Onde Onlus gestisce il "Centro Antiviolenza per donne vittime di violenza di genere" per aiutare ogni donna scampata al suo assassino

  • 26 marzo 2013

A volte basta sfogliare le pagine di un giornale per rendersi conto che il lieto fine, spesso, esiste solo nei film. A volte il “the end” cui drammaticamente siamo sottoposti è frutto di “amori sbagliati”, se di amore si può parlare. Protagoniste, o più propriamente vittime, quasi sempre donne, mogli, amanti, fidanzate, amiche, colleghe. Donne. Uccise nel più barbaro dei modi, a botte o a coltellate, con colpi di pistola o di martello. Uccise. Donne fatte fuori per aver commesso la più temibile tra le colpe: non amare. Non amare più, non abbastanza o mai nel modo giusto.

La città di Palermo lo scorso 2012 è stato segnato da un lutto. Ma non un lutto vissuto entro le quattro mura domestiche, ma un lutto che diventa emblema di come la violenza contro le donne possa legare, attraverso un filo invisibile, un'intera comunità. Palermo si è ritrovata a piangere la piccola Carmela Petrucci, morta per mano di un ragazzetto che aveva intenzione di punire la sua ex fidanzata - Lucia, sorella della vittima - per averlo mollato. E così, scagliando alcuni colpi efferati, ha posto fine alla breve esistenza di quella sorella cui era legata indissolubilmente.

Si chiamano “femminicidi” questi particolari eventi di violenza che sono semplicemente l'epilogo di un “amore” malato, un amore che non va definito tale solo perché definisce nello stesso segmento linguistico un uomo ed una donna. In quello che è successo, oltre la brutalità dell’aggressione, non si poteva non vedere la profondità e la bellezza del legame tra queste due giovani sorelle e la forza di entrambe che si sono opposte all’aggressore con il coraggio che ha portato l’una a perire per aiutare l'altra a sopravvivere.

Ma a chi rivolgersi per evitare e tutelare chi è vittima di queste sanguinose tragedie? L'associazione Le Onde Onlus, ad esempio, svolge un'attività di ricerca sul fenomeno e gestisce il “Centro Antiviolenza per donne vittime di violenza di genere” che effettua un primo contatto telefonico con donne e ragazze, colloqui di accoglienza per un progetto di uscita dalla violenza familiare ed extrafamiliare, oltre a consulenze legali e psicologiche. Operano per la modifica di alcuni elementi strutturali della cultura e del vivere civile. Cercano ogni giorno di compiere un lavoro che scardini dal profondo la costruzione delle soggettività e delle relazioni sessuate.

Ogni anno questo centro presenta dati utili a descrivere le esperienze, proponendo eventuali soluzioni e mettendo in evidenza necessità e sogni di ogni donna scampata alla violenza. In Sicilia, l'ISTAT nell'indagine “La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia” stima che il 23,3% delle donne dai 16 ai 70 anni ha subito almeno una volta nella vita una violenza fisica o sessuale, da parte del partner. “Solo” il 4,3% ha subito una violenza prima dei 16 anni, da parte di parenti o conoscenti e comunque, più in generale, il campione analizzato dichiara di aver subito una qualunque forma di violenza sessuale nella propria vita.

Ma chi sono gli autori di queste violenze? Nella maggioranza dei casi sono mariti, conviventi o fidanzati, come si evince nel 70% dei casi in esame; il restante 15% imputa agli ex le violenze e nell'8% la colpa è di familiari, tra genitori naturali o acquisiti. È la stessa dichiarazione ONU sull'Eliminazione della violenza contro le donne a definire e tacciare come “violenza” tutto ciò che arreca alle donne un danno o una sofferenza fisica, sessuale, psicologica, che ne comprenda la coercizione e anche la privazione arbitraria della libertà. Perché tragedie come quella della piccola Carmela non ne capitino più. Perché i nomi di queste donne non diventino solo un numero su un registro nero.

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