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“Viva la famiglia”, quadretti familiari amari e divertenti

È tangibile sul palco l’affiatamento tra i due protagonisti: Liliana Paganini e Tuccio Musumeci che danno vita a dei quadretti familiari tanto amari quanto divertenti

  • 5 aprile 2004

Meno male che una nota positiva è evidente nel titolo, poiché di esaltare i valori familiari, non se parla affatto. Andrà in scena ancora fino al 18 aprile lo spettacolo in tre atti unici di Aldo Nicolaj “Viva la famiglia” al teatro Biondo di Palermo (via Roma 258). È tangibile sul palco l’affiatamento tra i due protagonisti: Liliana Paganini e l’incomparabile Tuccio Musumeci che danno vita a dei quadretti familiari tanto amari quanto divertenti. Si  sorride, ma l’amaro che si scioglie lentamente in bocca lascia spazio a pensieri e constatazioni molto delicate: oggi come allora, quando questi atti hanno visto la luce, negli anni ’60, dove sono finiti i valori familiari? Lo spettacolo diretto da Renato Giordano (sue anche le musiche) inizia con “Una famiglia molto unita” che racconta la solita gita domenicale in campagna di Osvaldo, Caterina ed il figlio Giuseppe, interpretato da Salvo Piro. Nonostante il padre creda di fare cosa gradita nel coinvolgere la famiglia per trascorrere uniti la domenica, mentre si allontana per andare a pescare le anguille per pranzo, la moglie ed il figlio complottano per disfarsi di lui e riappropriarsi della loro libertà.

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Sono tanti i tentativi, mai andati a buon fine, per eliminare Osvaldo: Caterina ha provato ad avvelenarlo con il gas o con i funghi, ma gli ha procurato solo emicranie e mal di pancia. Giuseppe, figlio ventenne stufo di essere controllato dal padre, anche mentre ascolta “Una lacrima sul viso” scopre allora che la madre ha sposato Osvaldo solo perché era scoppiata la guerra e credeva che non sarebbe più tornato; in questo modo, Caterina avrebbe guadagnato anche un posto in prima fila il 2 giugno per le parate militari. L’epilogo di questo primo atto si chiude in modo diverso da quanto si possa credere con la scelta da parte dell’autore di rendere davvero unita la famiglia, ma non in modo indolore per i suoi personaggi. Il secondo atto si intitola “Il belvedere” ed è ancora più ironico nei confronti del rapporto uomo-donna perché vede da una parte una bella donne, ricca e senza alcun motivo apparente, decisa a gettarsi da un parapetto. Sopraggiunge Antonio, un ometto qualunque, avvolto nel suo impermeabile mentre torna a casa da un lavoro monotono come impiegato comunale che, subito, tenta di dissuadere la donna a non commettere una sciocchezza.

Impareggiabile la maschera che scivola sul volto di Musumeci mentre la donna non fa che criticare la vita di quello che dovrebbe essere il suo salvatore. Epilogo spiazzante. Il terzo atto, “Ordine e matrimonio” è dissacrante e racconta la cura e la devozione del marito che, dopo vent’anni, tre mesi e 23 giorni di matrimonio è al capezzale della moglie. Tutto è pronto per il funerale, tra corone e cuscini floreali, ma ecco l’inaspettato miracolo: la moglie si riprende e riesce anche ad alzarsi dal letto. Più della gioia, può lo stupore per il marito che aveva già dato via anche la pelliccia della moglie e la casa per prenderne una più piccola solo per sé. Liliana Paganini riesce a rendere benissimo la figura della malata miracolata che quasi si sente in colpa perché stravolge tutti i programmi che aveva già fatto il marito, un brillante Tuccio Musumeci, che per non perdere i soldi della cassa da morto, pensa di tagliarla a metà e farne un mobile-bar. Il cast è composto anche da Clelia Cucco, Gabriella Scaduto e Giuseppe Furceri, mentre la voce fuori campo è di Giuseppe Pambieri. I grandi tronchi d’albero che rivestono un ruolo quasi da comprimari nel primo atto, insieme agli altri scenari sono stati allestiti da Agostino Di Trapani. Informazioni per biglietti e prenotazioni, direttamente al botteghino del Biondo allo 091.7434341.

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