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Nascere di venerdì porta fortuna, ma solo in Sicilia: l'importanza di essere "vinnirini"

Venire al mondo venerdì 13 o 17 in molti Paesi è una coincidenza problematica per una serie di credenze e ricorsi storici. Ma noi ci distinguiamo, stavolta, in positivo

Antonino Prestigiacomo
Appassionato di storia, arte e folklore di Palermo
  • 29 luglio 2022

Il venerdì nella tradizione popolare italiana, ma se vogliamo europea e transatlantica, ha sempre avuto a che fare con la superstizione. Venerdì 13 e 17 ad esempio si accostano alla sfortuna, quando accade questa coincidenza tra i giorni del mese e della settimana è meglio non fare quasi nulla.

Il 13 come numero si farebbe risalire alla cabala ebraica, in quanto 13 sarebbero gli spiriti maligni. Gesù sarebbe morto, secondo la credenza, un venerdì 13. La tradizione scandinava attribuisce al venerdì 13 la nascita di Loki, un dio distruttore e nemico dell'uomo.

Quanto al venerdì 17 è un numero sfortunato soltanto in Italia. È legato ad un'antica leggenda che lo associa al numero romano XVII, anagrammandolo si ottiene la parola "vixi", cioè vissi inteso come "non vivo più", ovvero sono morto.

Lo stesso numero è legato anche al Diluvio Universale, insomma questo numero è associato ad una visione apocalittica del passato e, non di meno a questo, va ricordato che nella smorfia napoletana il 17 è "disgrazia".
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In Sicilia però il venerdì può assumere anche particolarissimi significati, specie per coloro che sono nati in questo giorno, i quali vengono chiamati vinnirini.

«Benedetta quella madre che partorisca di venerdì! Fortunata quella creatura che venga alla luce in tal giorno!». Giuseppe Pitrè scrisse un articolo interessantissimo su tale argomento: «Il nato di vennari, che dicesi pure vinnirinu, è nato fatto per le imprese più difficili, cresce prosperoso a battaglia. La potenza di lui si spinge fino a maneggiare ed impunemente serpenti velenosi di qualsivoglia natura [...]

Il venerino non ha a temer nulla da nessuno: se si trova in un frangente egli esce salvo vuoi per propria audacia, vuoi per soprannaturale virtù che dentro gli alita e lo avviva. In un alterco ei non tiene peli in bocca e parla fuor dei denti come sicuro del fatto suo […]

V'ha anche di più: costui ha quasi la facoltà di vedere dentro le cose occulte, ove occhio comune non vede, di profetizzar l'avvenire. Di qui quella specie di sinonimo di vinnirinu, che è ciaraulu, voce usata per significare "divinatore dell'avvenire, spiegatore delle cose occulte"».

Nello stesso articolo Pitrè annota un fatto curioso. Mentre passeggiava per il Borgo Vecchio, udì due donne bisticciare per il matrimonio fallito dei loro rispettivi figli, al che una di esse disse «Ammatula, ammatula! Me figghiu è vinnirinu, e 'un cci aviti chi cci fari!».

Tradotto verrebbe più o meno in questo modo: è inutile, è inutile! Mio figlio è nato di venerdì, (invano lo minacciate con le male arti) non potrete fargli nulla.

Raccontava il Pitrè che c'era questa specie di assioma: che sul venerino gli spiriti non possono nulla e che egli non aggobbirà. Sarà vero?

Dal canto mio posso solo dirvi che quand'ero piccolo mio nonno tutte le volte che scampavo ad un pericolo diceva ridendo a mia madre indicandomi “chistu è vinnirinu!”, allora non sapevo perché lo dicesse, ma qualche tempo fa volli verificare, io sono nato il primo di agosto del 1986, era un venerdì.

Adesso, se volete sapere di quali poteri disponete, non dovete fare altro che andare a controllare il vostro giorno di nascita. Siete vinnirini? Buon per voi!
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