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Non è la solita storia dei Florio: "I Leoni di Sicilia" è l'avvincente racconto di una saga

"Noi fummo i Gattopardi, i leoni": leoni che di cognome facevano Florio. Stefania ricostruisce una saga familiare in un romanzo di fiction storica che riscrive la storia

  • 10 agosto 2019

Un particolare della copertina del libro "I Leoni di Sicilia" di Stefania Auci (2019)

Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra”, così diceva Don Fabrizio Corbera nel noto romanzo scritto dal pronipote. Il principe di Salina, però, non teneva in conto che alcuni dei Leoni potessero essere realmente, per diverse generazioni, il sale di cui parlava.

Tra i Gattopardi e i Leoni esisteva, infatti, una sostanziale differenza: i primi riuscivano a vedere solo il glorioso passato che avevano alle spalle, come se la loro stessa storia li ingabbiasse, rendendoli di fatto fiere in cattività prossime all'estinzione; i Leoni, invece, erano affamati, nei loro occhi brillavano le mille opportunità che il futuro gli prospettava, erano dei visionari in grado di rendere concreti i propri sogni, trasformando le avversità in possibilità.

“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”: i Gattopardi erano convinti che dovessero essere i tempi ad adattarsi a loro e non viceversa, erano stati abituati così da sempre, dai padri dei loro padri e loro da quelli prima ancora; i Leoni non la pensavano allo stesso modo, per loro nulla doveva rimanere com'era e gli artefici del cambiamento non potevano essere altri che loro stessi, il progresso non andava fermato ma cavalcato.
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I Leoni in questione facevano Florio di cognome: Ignazio e Paolo, erano fratelli, due bagnaroti calabresi, fuggiti dalla loro terra dopo un terremoto, pronti a conquistare un'isola immutata e immutabile da secoli. Ha così origine la saga di una delle più importati famiglie d'imprenditori illuminati esistite in Italia e inizia allo stesso modo il romanzo “I leoni di Sicilia” di Stefania Auci che racconta le gesta di quella famiglia: i Florio.

L’autrice riesce abilmente a ricostruire, in maniera avvincente, l'ascesa dell'intera famiglia, dal suo primo approdo al porto di Palermo, fino alla sua affermazione economica prima e sociale dopo.

Accanto ai fatti che coinvolgono direttamente i Florio, sempre con precisione e dovizia di particolari, vengono narrati anche gli avvenimenti storici che fanno da cornice alla vicenda stessa: ogni capitolo, in cui si svolgono un certo numero di anni, è introdotto da una di nota storica, utile a contestualizzare il periodo in cui accadono i fatti e a sottolineare come per molto tempo la Storia abbia influenzato gli eventi in casa Florio e viceversa.

La descrizione della rivolta avvenuta nel giugno del 1820 e di come i componenti della famiglia si comportarono in relazione a tali fatti si mostra agli occhi del lettore come una vivida visione.

Considerare, però, “I leoni di Sicilia” solo un romanzo storico sarebbe riduttivo e si farebbe un torto troppo grande a chi lo ha scritto. Una delle più grandi qualità del libro è infatti l’analisi psicologica dei personaggi, i quali sono caratterizzati in maniera così attenta e realistica da diventare ognuno di loro protagonista della storia.

Salvo qualche eccezione non vi sono comprimari: tutti i personaggi sono sempre molto riconoscibili per le loro caratteristiche, e riescono a muoversi in un spazio tridimensionale grazie alla loro profondità. Grande merito di questa caratterizzazione va dato ai dialoghi, sempre ben calibrati ed efficaci nel permettere lo sviluppo dell'intreccio, e a mostrare la parte più intima dei personaggi. La lingua utilizzata da Stefania Auci è asciutta, veloce come i tempi che descrive: frasi brevi che arrivano in maniera immediata al lettore.

Talvolta utilizza il dialetto, ma mai a sproposito, sempre quando è indispensabile a fare arrivare più forte il concetto che vuole esprimere, non è mai usato per compiacere il pubblico, non cade nella banalità, o nell'invenzione – i termini sono sempre reali e contestualizzati ai tempi –. “I leoni di Sicilia” è un libro che difficilmente si dimentica; un libro da leggere, come hanno già fatto in tanti.
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