ITINERARI E LUOGHI
Non si improvvisa, è un appuntamento fisso: in Sicilia si attraversa lo Stretto (a nuoto)
L’attesa sulla spiaggia può durare da una mezzora fino a quaranta minuti. Il tempo che un esperto barcaiolo si porti al centro per studiare il gioco delle correnti

Lo Stretto di Messina (foto della Nasa)
Da alcuni anni è diventato un appuntamento fisso il suo attraversamento da parte di nuotatori provenienti da tutt’Italia. Ho seguito una delle tante traversate a bordo di una barca ed ho raccolto varie informazioni.
In primis si tratta di un’attività molto preparata al fine di garantire a tutti i partecipanti la massima assistenza e sicurezza non trascurando un solo dettaglio.
Non tutti i giorni sono buoni per intraprenderla, ma bisogna cogliere quelli di stanca in cui l’incontro fra le due maree quella del Tirreno e dello Ionio non sia molto veemente.
Naturalmente trattandosi di mari molto diversi per dimensioni e profondità una stanca assoluta non ci sarà mai. Il giorno prima dell’evento i partecipanti vengono radunati per le necessarie istruzioni ed anche vengono edotti sulla magia di un luogo unico al mondo e famoso fin dall’antichità.
Un luogo ccosì unico da essere menzionato nel libro XII dell’Odissea, in cui Ulisse racconta: «Solcavamo gemendo l’angusto passaggio… ».
In cui da un lato c’era Scilla un mostro con sei bocche capace di divorare sei marinai, e dall’altro Cariddi un altro mostro in grado di risucchiare in un vortice la nave con tutto l’equipaggio, per cui la scelta migliore era stare nel mezzo più vicini a Scilla al costo di sacrificare sei uomini.
Comunque adesso barche e navi più attrezzate lo solcano senza difficoltà. Il giorno prescelto per la traversata, tutti in febbrile attesa sulla spiaggia, quella alle spalle del Pilone, la torre Eiffel di Messina interamente in struttura d’acciaio alta 235 metri che assieme a quella gemella sulla costa calabra serviva a trasportare l’energia elettrica fino all’anno 1985, adesso invece viaggia su un cavo sottomarino.
L’attesa sulla spiaggia può durare da una mezzora fino a quaranta minuti. Il tempo che un esperto barcaiolo si porti al centro dello stretto per studiare il gioco delle correnti.
Quando la situazione è ottimale dà il via al gruppo di una ventina di partecipanti. Parte per primo il terzetto dei più lenti in base a quanto dichiarato dai tempi conseguiti negli allenamenti. A comandare è il più lento del trio.
Dopo, intervallati da due minuti, partiranno gli altri. Per ogni terzetto ci sarà una barca di riferimento che dovranno seguire. L’esperto barcaiolo li indirizzerà a seconda del gioco delle correnti per il percorso più facile, non quello più breve: chilometri 3,2. Così si potrà arrivare a 3,6 e pure oltre, fino a quando non si arriva sulle sponde calabre, di solito la spiaggia di Cannitello.
Superfluo dire che l’attraversamento costituisce un’emozione unica, tanti nuotatori pur esperti si sono formati in piscina o sui laghi e pertanto non hanno incamerato l’esperienza di nuotare in mare aperto profondo mille metri, di un blu abbacinante e con improvvisi cambi di temperatura e l’inaspettato arrivo di correnti gelide.
Saranno pure stati terrorizzati dagli amici che li hanno ragguagliati sul pericolo degli squali, che in realtà ci sono ma se ne stanno giù, non si avvicinano alle barche, non amano la confusione.
Si dovrebbe concludere la traversata in circa un’ora, non superare le due ore per motivi di sicurezza : potrebbe cambiare il gioco delle correnti e perché in ogni caso si tiene impegnato un tratto di mare molto trafficato.
Arrivare sulle sponde calabre costituisce una grande emozione, non al livello di «Terra!»: si grida… «Eccola appare, bruna oltre il mare», di Cristoforo Colombo, ma poco meno.
D’altronde di gridare si grida lo stesso il proprio numero in maniera che il cronometrista possa prendere il tempo. Non è una gara agonistica ma è sempre una soddisfazione conoscere il tempo impiegato.
Dopo gli abbracci fra i componenti del terzetto, si sale stanchi ma felici sulla barca che li riporterà a capo Peloro.
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