MUSICA

HomeNewsCulturaMusica

Palermo ricorda Enzo Randisi: con il "suo" jazz portò la Sicilia in tutta l'Europa

Un musicista ha scelto la sua città, Palermo, per suonare il jazz. Il 16 gennaio si tiene il primo "Memorial" allo Spasimo per il "Sicilia Jazz Festival"

Valentina Frinchi
Freelance in comunicazione e spettacolo
  • 16 gennaio 2023

Enzo Randisi

Non basterebbe un racconto, un libro e forse neanche una vita per descrivere quello che è stato un grande pianista, il poeta del vibrafono, il primo musicista che ha scelto la sua città, Palermo, per suonare il jazz, quella musica intrisa di libertà e di espressione, in una terra carente di conoscenza ma carica di sensibilità, esportando in tutta Europa il nome della Sicilia.

Enzo Randisi, era nato il 16 gennaio 1935. Figlio di un'insegnante e di un funzionario di banca, vive da bambino in via Francesco Ferrara n 1, nel cuore di Palermo.

A casa, sin da piccolissimo, strimpella un pianoforte di famiglia e all'età di dieci anni, un giorno per caso, passa dalla piazza Sant'Oliva, lì dove c'è il Circolo degli Ufficiali occupato negli anni del dopoguerra dai soldati americani. Giorno dopo giorno, rimane colpito dai suoni Jazz della fisarmonica che udiva proprio da quelle mura, sino a quando uno di quei soldati intenerito dalla curiosità del ragazzetto, lo invita ad entrare.

Adv
L'interesse è tale che il militare decide di dargli delle lezioni gratuite di musica, regalandogli persino tutto ciò che rappresentava il corredo di un soldato. Un giorno delle caramelle, un altro giorno dei cioccolatini e un altro giorno ancora qualche V-disc, i dischi Jazz della Vittoria, incisi negli Stati Uniti e spediti alle truppe americane in guerra.

Ed è proprio ascoltando Lionel Hampton, grande vibrafonista americano, che Enzo scopre la passione per il vibrafono, lo strumento a percussione che simula la tastiera del pianoforte. Lo colpisce uno stile divertente, un ritmo coinvolgente, in uno spettacolo carico di energia di forte condivisione. Autodidatta in tutto il suo modo di essere, Enzo Randisi, negli anni '50 comincia a suonare all'Hotel Sole con un trio composto da Livio Civiletti e Luigi Pernice.

In forte antitesi con il rock, Randisi non amava la musica dei Beatles perché suonavano dei testi composti dal loro produttore George Martin. La band più famosa del Rock per lui non era formata da autori! In realtà, la sua ostilità nasceva dal fatto che il jazz non aveva potuto più esprimersi come meritava con l'avvento della musica rockettara e Il tracollo dei night club.

Allo stesso modo, una sera, durante un concerto in piazza, ascoltando cover di Jim Morrison, si sincero' con il figlio, con la sua solita aria da burlone, che l'artista in questione fosse passato a miglior vita. Come quando sentenziava che i chitarristi fossero sempre stonati! Ma questo era sempre un modo singolare quanto ironico di difendere il suo strepitoso amore per il jazz.

Dotato di un carattere ostinato, ma di un humor straordinario, lo accompagna una grande forza interiore che determina il jazz professione della sua vita. "Detestava i musicisti con gli spartiti, e se per caso, durante un concerto, qualcuno non rispettava un attacco, esordiva al pubblico:

"Niente. Non attaccano neanche se li paghi a peso d'oro!".

Diventa presto protagonista di tournée in tutto il mondo tanto che Il critico Rai Adriano Mazzoletti durante la trasmissione "RADIO 1 JAZZ" lo definisce uno dei più importanti vibrafonisti del mondo.

Momenti importanti di condivisione artistica lo hanno visto suonare insieme a musicisti internazionali come Gianni Basso, Chet Baker, Salvatore Buonafede, Gil Cappuccini, Franco D'Andrea, Stefano D'Anna, Bobby Durham, Massimo Faraò, Pierre Fravet, Sergio Fanni, Frank Foster, Stan Gets, Dusko Goykovich, Stephane Grappelli, Al Grey, Joe Heider, Enrico Intra, John Lewis, Claudio Lo Cascio, Giovanni Mazzarino, Dado Moroni, Romano Mussolini, Sal Mistico, Enrico Pieranunzi, Bill Russo, Diane Schuur, Bob Wilbur, Mimmo Cafiero.

Enzo Randisi raggiunge la massima gratificazione per sé e per la sua città, quando negli anni '70 vive l'apertura della "Fondazione The Brass Group" di Palermo, in uno scantinato di via Duca della Verdura, unica realtà musicale di condivisione del Jazz, cornice storica che accoglierà i nomi più importanti del panorama mondiale, unico il pubblico da ascolto, scuola frequentata da tutti coloro che diventeranno jazzisti grazie ai suoi insegnamenti.

Sergio Munafò lo ricorda come un padre, Giuseppe Milici lo definisce scopritore del suo talento, per Giuseppe Costa è stato il suo talent scout tra una lite e una pace. Vincenzo Palermo ha ricordato quanto lo avesse abbracciato nonostante non fosse jazzista.

Negli anni '80, Enzo Randisi si prende una pausa da musicista, per aprire un negozio di articoli musicali, in via dei Cantieri, chiamato "Musica Club".

Diventa il luogo di ritrovo di tutti i giovani che incuriositi scoprono una passione, emozionandosi nell'esercizio di uno strumento. In parallelo decide di divertirsi, suonando ancora, nel suo pianobar "New Colony" di via Rosolino Pilo; qui suona il pianoforte, accoglie gli amici musicisti sperimentandosi in una cucina da street food.

Enzo diventa padrone di casa imponendosi sempre con il suo solito fare nella scelta dei suoni e dei gusti culinari di chiunque entrasse. "Panino e Coca Cola" era un obbligo goliardico per garantire la sua ospitalità. Fu un'esperienza di grande successo sino all'avvento delle paninerie e delle discoteche che segnarono l'epoca dei "paninari".

Nei sentimenti ha sempre ricercato una compagna che non fosse solo femmina, ma donna, a volte mamma, a volte complice, altre volte persino una partner esclusiva nella professione. Ed è insieme a Piera che scopre il dono della paternità, con Beppe sassofonista e Riccardo pianista.

Più tardi incontrerà Franca che sarà protagonista di molti ruoli desiderati da Enzo e che lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni.

È proprio un anno prima che morisse, regala al figlio Riccardo, per il giorno del suo compleanno, una bottiglia di whisky e una scatola di sigari con scritto "complimenti grande pianista" e a voce aggiunse, quasi a non volere sminuire la sua notorietà, "vedo che cominci a suonare quasi come me!"

Da fumatore accanito, Enzo si ammala di un male incurabile e muore il 27 febbraio 2006. Nella cappella di Santo Spirito del cimitero Sant'Orsola vengono celebrati memorabili funerali.

L'ultimo saluto ad Enzo Randisi è stato intonato dalle note toccanti dei "Duke Ellington Singers" in "The Shadow of your smile" di Johnny Mendel, e dalle parole commoventi dell'amico trombettista palermitano Vito Giordano che ha voluto consacrare la vita del vibrafonista come un passato irripetibile, storia di una memoria indelebile.

Sul feretro, le bacchette rosse appoggiate dal figlio Riccardo, come volergli chiedere: "Suona ancora, ancora e per sempre, papà".

Grazie a Riccardo, che con una mimica perfetta, è riuscito a farmi immaginare quel grande maestro che non ho mai conosciuto.

Il 16 Gennaio 2023 si tiene il primo "Memorial" di Enzo Randisi, presso lo Spasimo di Palermo, all'interno della manifestazione "Sicilia Jazz Festival" promossa dalla Regione Siciliana - Assessorato Turismo Sport e Spettacolo e la Fondazione The Brass Group. Riccardo Randisi, figlio di Enzo, dirigerà una jam session per trovare e valorizzare nuovi talenti del jazz.

Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.
...e condividi questo articolo sui tuoi social:

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI