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Per tutti era "Mister Panella" e usava un ingrediente segreto: Marsala saluta lo Zio Ciccio

Ad ogni panella è legato un ricordo, e lo "zio Ciccio”, ossia Francesco Messina, è stato amato universalmente, quando era nel fiore dell’età e da arzillo ottantenne custode di una ricetta insuperabile

Jana Cardinale
Giornalista
  • 12 marzo 2022

“Le panelle più buone che abbia mai mangiato, perché avevano l'ingrediente segreto: l'amore”. È la descrizione del lavoro di tanti anni dello zio Ciccio, “Mister Panella”, uno dei personaggi più amati della Marsala che non c’è più. Scomparso pochi giorni fa, ha ricevuto una lunga sequenza di messaggi colmi d’affetto, di nostalgia, di rispetto, per quel suo modo di offrirsi alla gente con lo stesso profumo di una delle specialità più apprezzate dai siciliani, e da ogni turista. Per aver saputo raccontare gli odori, i sapori, la gioia di Marsala, nella semplicità di un boccone prelibato, povero, forse, ma ricchissimo di sensazioni.

Per aver preparato per tanti anni le panelle, con un rito indimenticato, che è rimasto nel cuore di chi lo ha conosciuto e, proprio come si fa con un familiare, oggi gli rivolge un pensiero commosso, intriso di nostalgia. E proprio con queste parole, i marsalesi ne ritraggono la quotidianità, che è diventata patrimonio dei ricordi di tutti. Sono stati in tantissimi ad omaggiarlo sui social, con espressioni emozionate e immagini, per condividere il dispiacere della sua dipartita, per renderne memoria ai più giovani, che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo.
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Panelle squisite, le sue, che rendevano magico quell’angolo dello storico mercato di via Garibaldi dove ancora, in una fila immaginaria in attesa della sua maestria, la gente con gli aneddoti più disparati, ne dipinge la poesia. Per qualcuno oggi zio Ciccio "rende gioiosi angioletti e cherubini" con la sua arte, dopo aver tenuto compagnia a tanti bambini che passavano dal suo chiosco prima di entrare a scuola, per comprare un panino piccolo, quello da cinquanta lire, che in teoria doveva essere consumato alla ricreazione ma che regolarmente veniva lentamente "sminuzzato" prima del suono della campanella, proprio perché irresistibile.

È stato un appuntamento fisso, quotidiano, ‘quasi una droga’, dicono in tanti, che ha accompagnato negli anni i fedeli avventori. Ad ogni panella è legato un ricordo, e lo "zio Ciccio”, ossia Francesco Messina, è stato amato universalmente, quando era nel fiore dell’età e da arzillo ottantenne custode di una ricetta insuperabile. La “zia Maria, sua moglie, portava avanti con lui l’attività al chiosco del Mercato: la loro giornata cominciava il pomeriggio precedente, quando cuocevano la farina di ceci (che si andava a comprare con il treno a Palermo, in sacchi da venticinque chili che lui portava sulle spalle) con un continuo rimestare con un paiolo, nella pentola fumante, spesso su fuoco a legna. L'impasto poi veniva coperto e solo quando diventava maneggiabile si cominciavano a lavorare le panelle, senza mai distrarsi, perché se si aspettava troppo l'impasto induriva.

Il Mercato resta un luogo di culto per la tradizione che custodisce e rinnova, con i suoi odori, il vociare dei pescivendoli, la frittura dell'olio bollente. Lo zio Ciccio ha saputo insegnare a ogni estimatore a gustare le panelle in modi diversi, talvolta con il pepe o con il limone, ma sempre con tanto amore, lo stesso con il quale lui da giovane suonava il pianino in giro per la città. La sera lo teneva in un cortile di via Biagio Di Pietra, e intorno alla fine degli anni ’50 era davvero una grande attrazione per i bambini della città, che sono gli adulti di oggi, che ricordano quel suo lavoro di allora, quella passione. Il suo organetto a ruote che portava in giro per le vie della città, grazie al fisico asciutto mantenuto fino alla fine, la sua presenza fissa, rassicurante.

Era un allietatore dei pomeriggi estivi anche grazie alla sua canzone preferita, “Parole” di Nico dei Gabbiani, che per qualche ragazzo innamorato è diventato anche una sorta di segnale segreto, un linguaggio in codice dal sapore complice, che riuniva gli sguardi e l'acquolina in bocca. Nessuno come lui, insomma, sapeva preparare, e proporre, questo piatto tipico della cucina siciliana, un classico esempio di street food, forse il più chiaro e preferito, al pari delle arancine o della ‘stigghiola’.

E al Mercato resterà per sempre il sapore dello ‘zio Ciccio’, che in uno dei luoghi più suggestivi di Marsala, dove è bellissimo soffermarsi tra le colorate bancarelle di frutta e verdura assaporando le prelibatezze del luogo, quella tappa da non perdere per gli amanti dello street food, sarà sempre il suo storico chiosco. In quella piccola Vuccirìa, cresciuta e sviluppata all’interno di un sito militare spagnolo, lo ‘zio Ciccio’ ha fatto un po’ di storia. Quella che oggi viene ricordata con più dolcezza e voglia di condivisione.
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