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Perché quel che è accaduto non si ripeta: anche Palermo fa i conti con la memoria

All'Università di Palermo c'erano degli studenti ebrei iscritti ai tempi delle leggi razziali, ragazzi virtuosi e preparati che non vedevano l'ora di mettersi al servizio del prossimo

  • 27 gennaio 2020

Documenti di studenti ebrei ai tempi del fascismo iscritti all'Università di Palermo

Anche Palermo fa i conti con la memoria e con una pagina terribile della storia dell'umanità. Il 27 gennaio è il giorno in cui tutto il mondo si ferma per commemora le vittime dell'Olocausto e l'Università di Palermo racconta la "Shoah" tirando fuori dagli archivi le storie di quegli studenti che vissero in prima persona le umiliazioni di quell'ideologia che voleva "la purificazione della razza".

Da un lato studenti virtuosi, preparati e desiderosi di mettersi al servizio degli altri, studenti che furono barbaramente cacciati fuori dall'Italia; dall'altra un rettore connivente e ossequiante incitava il fascismo e le sue leggi, scrivendo discorsi pro duce e anche un libro.

«Ricostruire il percorso fatto dagli studenti non è semplice, - spiega Alessandro Hoffmann, professore in pensione che si sta dedicando a questa ricerca - spesso gli ebrei in quel periodo cambiavano nome per ovvie ragioni, quindi il loro percorso ad un certo punto si disperde».
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All'Università di Palermo erano circa sessanta gli studenti ebrei che, tra il 1923 e il 1938 frequantarono l'ateneo, di questi, cinquanta erano stranieri. Gli ebrei stranieri erano quelli che dovettero fuggire dai loro Paesi perché le potitiche antiebree erano già attive e si rifugiarono in Italia.

Alessandro Hoffmann, da sempre appassionato alla storia degli ebrei in città, ha scoperto che la maggior parte degli ebrei presenti a Palermo si sono laureati in medicina. Nel 1928 arrivarono le prime due leggi razziali che avevano per oggetto la scuola e poi gli ebrei stranieri: con la prima subentrò il divieto per gli ebrei di potersi iscriversi a scuola e nelle università, con la seconda tutti gli ebrei stranieri a partire da marzo 1939 dovettero lasciare la città.

Il professore Hoffmann sta ricostruendo il percorso delle loro vite dopo Palermo, di alcuni non si seppe più nulla, di altri si è risalito al loro percorso grazie ad alcuni documenti come le lettere dei genitori e si è scoperto che uno è diventato un grande medico a Hong Kong e un altro un importante scienziato in India.

Oltre agli ebrei stranieri c'erano poi gli ebrei italiani, come la famiglia Ovazza che ebbe un'importanza straordinaria per la città, proveniente da Torino e trasferitasi a Palermo perché il padre divenne professore di ingegneria. Dei quattro figli uno segnò la storia della Regione Siciliana, Mario Ovazza fu uno dei padri costituenti.

Partecipò alla guerra come volontario, tornò cieco, ma questo non lo limitò affatto nei suoi obiettivi, dapprima giovanissimo si laureò in ingegneria a soli 22 anni e diventò uno dei maggiori progettisti tecnici in ingegneria applicata all'agricoltura, partecipò da protagonista alla bonifica agraria siciliana.

Nel 1938 a causa delle leggi razziali fu cancellato dall'ordine degli ingegneri, ma grazie all'amicizia con l'arcivescovo di Monreale intraprese la carriera politica e divenne uno dei maggiori esponenti del partito comunista, fondò la Regione Siciliana e fu deputato per ben quattro legislature.
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