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Porticciolo, museo e centro di ricerca: nuovo look per la rinascita dell'ex Chimica Arenella

In gioco ci sono i 4 milioni di euro di fondi comunitari che l'Europa assegna a ognuna delle dieci città selezionate per realizzare iniziative di rigenerazione e di sviluppo

  • 15 gennaio 2020

Il rendering di come dovrebbe diventare l'ex Chimica Arenella di Palermo

Un centro di ricerca, un distaccamento museale, un porticciolo, dipartimenti universitari. È questo il progetto in ballo per l’ex Chimica Arenella. Per la vecchia area industriale è stato presentato alla Commissione europea «Forge» (Factory of Urban Games, industria di giochi urbani) che è un partenariato istituzionale guidato da Palazzo delle Aquile.

Lo scorso 12 dicembre, un team di ricercatori e progettisti del Comune, del Cnr (Dipartimento di Scienze umanistiche e sociali, beni culturali), della Regione siciliana, dell'Università di Palermo e dell'Autorità portuale, ha depositato il piano per partecipare al bando. La posta in gioco sono i 4 milioni che l'Europa assegna a ciascuna delle 10 città selezionate per realizzare iniziative di sviluppo e rigenerazione.

Ovviamente si tratta di una minima parte delle risorse che serviranno a rimettere in piedi una struttura da 70 mila metri quadrati abbandonata da anni, che fu vanto e glori della Palermo industriale dei primi anni del Novecento. Nel 1909 una cordata di ebrei tedeschi decise di investire in Sicilia per la produzione ed il commercio di acido solforico, citrico, tartarico e citrato, quello messo in piedi rappresentava uno dei poli industriali più importanti della città.
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La Chimica Goldenberg, meglio nota come Chimica Arenella dal nome dell'omonima borgata, nacque negli anni in cui l’imprenditoria di mezza Europa guardava con interesse il tessuto produttivo palermitano e la sua posizione invidiabile nel cuore del Mediterraneo.

La storia dello stabilimento – un esempio di architettura liberty e di archeologia industriale ancora oggi tra i più importanti dell’Isola – è stata costellata da una serie di vicissitudini.

A partire da un freddo pomeriggio del 1918. Era infatti il 31 gennaio quando un sottomarino tedesco attaccò la Chimica Arenella mimetizzandosi tra le barche da pesca. Chiuso definitivamente nel 1987, lo stabilimento fu poi acquistato dal Comune nel mese di aprile del 1998 per poco meno di 15 miliardi di lire.

Il complesso è costituito da 14 edifici, oggi in totale abbandono e spesso utilizzati come una discarica a cielo aperto a dispetto della felice collocazione geografica, a fianco di uno dei più suggestivi siti balneari della città.

Grazie all'intervento comunitario, si potrebbero quindi realizzare i primi interventi strutturali per il recupero degli spazi, nei quali poi ciascuno dei partner, ma anche enti ed organizzazioni private, potrebbero trovare la loro collocazione, sfruttando le enormi potenzialità di un'area a ridosso del mare con grandi locali che si prestano agli utilizzi più disparati.

Si utilizzerà il gioco come filo conduttore. Il progetto infatti si ispira alla cosiddetta gamification: la concezione degli spazi che cerca di coinvolgere le persone a provare più divertimento e partecipazione nelle attività quotidiane attraverso il gioco.

I grandi spazi dell'ex Chimica Arenella dovrebbero quindi ospitare un centro di formazione e accompagnamento all'imprenditoria, quelli destinati allo sviluppo di applicazioni multimediali nei settori della cultura e dei siti culturali ma anche della ricerca in campo biomedico; ovviamente spazi dedicati al tempo libero e alla socializzazione ed anche agli sport nautici, aperti al quartiere e a tutta la città.

Si parla anche di una succursale del museo Salinas. L’idea di base è che, al di là dell'esito del progetto, debba nascere una fondazione che avrà come patrimonio le strutture. Quindi il Comune contribuisce donando i beni che diventano patrimonio iniziale e poi ognuno dei partner si incaricherebbe della ristrutturazione di un singolo spazio di cui dovrebbe diventare gestore.
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