Prima la bonifica, via i rifiuti dalle sponde: passi (decisivi) per il Parco del fiume Oreto
Con 5 milioni di euro dei fondi Po Fesr è pronto a partire il primo lotto dell’intervento che interessa dodici ettari tra il ponte Corleone e la foce del fiume. Cosa sappiamo
Il fiume Oreto (foto del FAI)
Dopo anni di attese e di iniziative, il progetto del Parco del fiume Oreto, a Palermo, compie un passo decisivo. Con circa cinque milioni di euro provenienti dai fondi Po Fesr, è pronto a partire il primo lotto dell’intervento, che interessa dodici ettari di territorio, compresi tra il ponte Corleone e la foce del fiume.
Per quanto oggi l’Oreto sia spesso associato a una discarica a cielo aperto e alla degradazione ambientale, questo fiume, fino alla prima metà del secolo scorso, era ricco di vita lungo il suo intero percorso - tanto da ospitare una popolazione locale di storioni da cui provengono gli esemplari oggi conservati al museo zoologico universitario P. Doderlein, in Via Archirafi – ed è giusto dopo anni di degrado che la cittadinanza stabilisca un nuovo rapporto con il fiume.
La delibera, presentata alla commissione Lavori pubblici, dovrebbe essere approvata presto, in aula. L’obiettivo dei promotori del progetto – tra cui è possibile menzionare un lungo elenco di associazioni ambientaliste e semplici cittadini - è firmare il contratto entro la fine dell’anno, sebbene questo passaggio deve essere approvato dal consiglio comunale.
«È il primo lotto del Parco dell’Oreto – spiega l’architetto Giuseppina Liuzzo, responsabile unica del progetto –. Parliamo di un’area da anni in condizioni di degrado. Persino i sopralluoghi sono stati difficili: molti accessi pubblici risultano chiusi e, in alcune zone private, sarà necessario completare entro l’anno le procedure di esproprio già avviate».
Al momento il progetto prevede la rimozione dei rifiuti dalle due sponde del fiume, la rinaturalizzazione dei suoli e l’eliminazione delle specie infestanti. L’idea sarebbe quella di ampliare l’area del futuro Parco Urbano fino a 60 ettari, eliminando i cumuli di immondizia presenti sulle sponde, trasformando il suo alveo in un parco accessibile e fruibile.
A seguire il progetto prevede la messa in sicurezza permanente dell’area e la mitigazione dei rischi idrogeologici, anche tramite la sostituzione della flora presente, inserendo piante di origine mediterranea, così anche da effettuare un restauro paesaggistico e urbano, che secondo gli intenti dei promotori consentirà in futuro di creare nuovi sentieri e percorsi accessibili, nell’area distante dalla foce.
«È un grande passo avanti» commenta Antonio Rini, presidente della commissione Lavori pubblici. Secondo lui questo progetto ribalterebbe la situazione attuale, che per anni ha favorito l’abuso a discapito della natura. Dello stesso avviso è Francesco Liotti, presidente del circolo Legambiente Mesogeo e coordinatore del Forum per la riqualificazione dell’Oreto. Per Rini «si passa dall’abbandono alla rinascita. Il fiume è un orto naturale nel cuore della città, un microcosmo climatico che merita di essere vissuto. È un corridoio ecologico che unisce mare e montagna, la vera spina verde della Conca d’Oro».
Per quanto oggi l’Oreto sia spesso associato a una discarica a cielo aperto e alla degradazione ambientale, questo fiume, fino alla prima metà del secolo scorso, era ricco di vita lungo il suo intero percorso - tanto da ospitare una popolazione locale di storioni da cui provengono gli esemplari oggi conservati al museo zoologico universitario P. Doderlein, in Via Archirafi – ed è giusto dopo anni di degrado che la cittadinanza stabilisca un nuovo rapporto con il fiume.
La delibera, presentata alla commissione Lavori pubblici, dovrebbe essere approvata presto, in aula. L’obiettivo dei promotori del progetto – tra cui è possibile menzionare un lungo elenco di associazioni ambientaliste e semplici cittadini - è firmare il contratto entro la fine dell’anno, sebbene questo passaggio deve essere approvato dal consiglio comunale.
«È il primo lotto del Parco dell’Oreto – spiega l’architetto Giuseppina Liuzzo, responsabile unica del progetto –. Parliamo di un’area da anni in condizioni di degrado. Persino i sopralluoghi sono stati difficili: molti accessi pubblici risultano chiusi e, in alcune zone private, sarà necessario completare entro l’anno le procedure di esproprio già avviate».
Al momento il progetto prevede la rimozione dei rifiuti dalle due sponde del fiume, la rinaturalizzazione dei suoli e l’eliminazione delle specie infestanti. L’idea sarebbe quella di ampliare l’area del futuro Parco Urbano fino a 60 ettari, eliminando i cumuli di immondizia presenti sulle sponde, trasformando il suo alveo in un parco accessibile e fruibile.
A seguire il progetto prevede la messa in sicurezza permanente dell’area e la mitigazione dei rischi idrogeologici, anche tramite la sostituzione della flora presente, inserendo piante di origine mediterranea, così anche da effettuare un restauro paesaggistico e urbano, che secondo gli intenti dei promotori consentirà in futuro di creare nuovi sentieri e percorsi accessibili, nell’area distante dalla foce.
«È un grande passo avanti» commenta Antonio Rini, presidente della commissione Lavori pubblici. Secondo lui questo progetto ribalterebbe la situazione attuale, che per anni ha favorito l’abuso a discapito della natura. Dello stesso avviso è Francesco Liotti, presidente del circolo Legambiente Mesogeo e coordinatore del Forum per la riqualificazione dell’Oreto. Per Rini «si passa dall’abbandono alla rinascita. Il fiume è un orto naturale nel cuore della città, un microcosmo climatico che merita di essere vissuto. È un corridoio ecologico che unisce mare e montagna, la vera spina verde della Conca d’Oro».
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