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Riapre dopo 80 anni l'altro Spasimo di Palermo: un luogo sacro restituito alla città

Dopo tanti anni riapre l'ex oratorio di Santa Maria Maggiore nel cuore dell'Albergheria, un luogo restituito a Palermo: vi raccontiamo la sua storia

Balarm
La redazione
  • 6 maggio 2025

L'ex oratorio di Santa Maria Maggiore all'Albergheria

Dopo 80 anni riapre l'ex oratorio di Santa Maria Maggiore nel cuore dell'Albergheria, uno spazio sacro restituito a Palermo.

L'evento è previsto per l'11 maggio dalle 17.30 con Exules Filii Hevae e l'installazione audio di Davide Enia, sonorizzazione di Angelo Sicurella e intervento pittorico di Francesco De Grandi ed è a ingresso gratuito.

Domenica in via San Nicolò all'Albergheria verranno finalmente aperte le porte barocche seicentesche ideate dal celebre artista Pietro Novelli in via Nunzio Nasi, alla destra della Torre di San Nicolò.

Costruita nel 1618, la chiesa di Santa Maria Maggiore si trova nel vicolo omonimo nel quartiere dell'Albergheria e si raggiunge entrando nel quartiere da corso Vittorio Emanuele.

La storica struttura rinasce grazie all'associazione Ballarò Buskers e a Terradamare a cui è stata affidata.

Non resta, però, aperta al pubblico, ma accoglierà visitatori qualora ci siano eventi. Per l’occasione, l’adiacente sede del Ballarò Buskers sarà aperta al pubblico.

Tra le prime iniziative che ospita sono alcuni spettacoli della prossima edizione del Ballarò Buskers Festival.

L’ex Oratorio di Santa Maria Maggiore non è unicamente memoria storica della città, ma di un quartiere che ha già visto, grazie al lavoro della comunità di SOS Ballarò, la riqualificazione e restituzione di angoli dell’Albergheria dimenticati.

Tra questi ricordiamo piazza Mediterraneo, che sorge sulle rovine della bombardata chiesa di San Pietro in Vincoli, piazzetta Sette Fate, dove la storia si incrocia con i racconti del Pitrè.

E ancora piazza San Nicolò con le adiacenti Torre medievale e parrocchia del quartiere.

L’edificio è stato recentemente ripristinato dallo Iacp Palermo perché nel 1943 fu distrutto nel grande bombardamento che colpì gravemente l’Albergheria.

Si sono conservati la parete sinistra della navata, con tracce della cornice e della decorazione in stucco. La mancanza della parte sovrastante dell’oratorio, rimane traccia di quel tragico evento.

«La riapertura dell’ex Oratorio di Santa Maria Maggiore segna il ritorno di una tessera che mancava al mosaico di Palermo - a dirlo è Davide Enia -.

Un luogo che fu centro di pellegrinaggio devozionale, capace quindi di attirare su di sé preghiere e speranze, disperazioni e miserie varie, torna a offrirsi, senza pudore, come ogni vero luogo devozionale, davanti allo sguardo di tutte e tutti.

Il giorno della sua inaugurazione, quindi, il primo passo è quello di certificarne l’esistenza nella cartografia mentale e spirituale della città e del quartiere.

Laddove c’era una assenza, rimarcata da un cancello chiuso, da oggi si rivivifica una presenza, che porta addosso i secoli che l’hanno attraversata».

Valeria Leonardi del Ballarò Buskers esprime tutta la sua gratutidine per gli artisti che quotidianamente smuovono coscienze: «Il nostro festival sogna un quartiere in cui lo spazio pubblico non sia solo attraversato, ma abitato.

Crediamo nell’arte come gesto rivoluzionario che trasforma, che accende l’invisibile, che restituisce voce alla comunità.

Siamo grati agli artisti che ci accompagnano portando visioni capaci di smuovere pietre e coscienze: là dove noi spazziamo via l’abbandono, loro accendono il sogno, restituendo ai luoghi la nostra anima nascosta, quella che resiste sotto la polvere».

«Palermo è una città complessa, in cui convivono magniloquenti spazi architettonici - lo dice Rosalia Ceruso di Terradamare - ricchi da un punto di vista pittorico e scultoreo, che invadono spazi urbani e altri edifici, in cui bisogna leggerne l'identità, svelarla nuovamente, reinserendoli nella geografia poetica della città.

Il caso dell'ex oratorio è significativo ed emblematico, poiché facente parte della millenaria storia della città, pochi elementi architettonici ne evidenziano la sua effettiva presenza.

Ma, in questo caso, ritorna non come monumento o tempio che celebra il passato, ma come spazio laboratorio in cui cresce e si arricchisce la comprensione della città, in cui far sorgere l'atto creativo, come l'esplosione di un desiderio di bellezza e arte».
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