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Scorci unici ti svelano un panorama incredibile: sei in Sicilia sui "Monti Gialli"

Siamo in un mondo quasi sconosciuto. I ritratti abitativi sono un lontano ricordo, quasi spensierato: vi sveliamo un posto nell'Isola tutto da scoprire. Vi ci portiamo

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 21 settembre 2025

Monti Gialli in Sicilia

“In Sicilia i colori non si limitano a finire negli occhi, ti entrano dentro le vene e le ossa”. Cosa si nasconde dietro alle parole di Fabrizio Caramagna?

Un senso d’impotenza nei confronti dell’ambiente che ci circonda. Siamo limitati di fronte alla bellezza dei luoghi. Come
sui Monti Gialli.

Dove si trovano? Non è un’interrogazione, mettiamo da parte i riferimenti scolastici. Subentra un senso di nostalgia verso la geografia, di ricerca affannosa.

Prevalgono le Madonie, i Nebrodi, gli Erei e poi i Sicani. Nell’entroterra tanto sconosciuto a noi, una volta usciti dal centro abitato di San Biagio Platani gli echi pasquali non hanno smesso di seguirci.

Essi tracciano un percorso, un richiamo verso i colori meravigliosi della Sicilia. Di una terra sconosciuta. Dal campo sportivo “Ida
Castellano” (vittima innocente della mafia) lasciamo le periferie sanbiagesi e partiamo.

Alla volta di… un mondo sconosciuto. I ritratti abitativi sono un lontano ricordo, quasi spensierato.

Gli echi riducono il loro fascino sonoro, siamo invasi da speranze ancora innocue. L’ambiente prende forma, entriamo nel bel mezzo della natura.

Non sono gli irti colli di Carducci, sappiatelo. Sconfinati tra discese sterrate e piccole salitelle (non sarà sempre così) ci attendono panorami mozzafiato.

Belati di pecore smarrite e lucciole “sicule” inviperite si candidano a frastuoni durante i nostri passaggi.

Rappresentano i compagni di viaggio. San Biagio è un arricchimento territoriale (oltre che culturale). Ogni tanto osserviamo un casolare abbandonato.

Il passato gioca un brutto scherzo. Il settore agricolo teme il peggio, la siccità gioca un ruolo fondamentale.

Una guerra persa tra chi agita movimenti di protesta e chi afferma che lo stesso bene non manchi. Ai posteri l’ardua sentenza!

Ritorniamo a noi, siamo indomiti. Dopo un chilometro e mezzo circa troviamo un riparo con piccola panca in legno. Ci affacciamo verso un mondo irreale. Fatto di particolari interessanti.

Prevale il colore giallo. Inaspettato? Eppur qualcosa si muove. La discesa prende campo, siamo intrappolati tra spighe dorate e spine “accattivanti”. Ne usciamo sani e salvi. Il tempo scorre inesorabile.

Entriamo e ci allontaniamo da zone demaniali e forestali. Il verde aspro indica che siamo circondati da macchia mediterranea.
All’esterno - tra colture variopinte - prevale il giallo, il colore dominante.

Non troviamo conferme in nessuna mappa. Come si chiama il luogo? Una vocina sussurra: “Siamo in Sicilia, siamo in Sicilia!”.

L’avevamo quasi scordato. Inizia la salita, prende ci accorgiamo (purtroppo) della fatica in arrivo. Borracce di acqua e cappellino sono indispensabili, altrimenti rischiamo il tracollo.

Alla nostra destra ammiriamo lo spettacolo della natura incontaminata. Spicchi verdastri vengono emarginati ancora dal giallo. È un paradosso, qual è il mistero?

Camminiamo con fatica, la salita è ripida. Il paesaggio montano sparisce di fronte alle colture di pistacchi. Forme perfette si adagiano dentro il silenzio profondo.

I chilometri sono diventati quasi sei. L’immagine cartolina è intatta. Ecco spuntare un mandorleto ricco e gustoso.

E se fosse utile una degustazione veloce? No, la strada impone massima attenzione. Ci lasciamo alle spalle tutto, compreso la stanchezza.

Si rifanno vive le prime case del borgo agrigentino. È fatta? Ancora no. Un’ultima salita di 500 metri è il preludio allo scollinamento finale.

Stanchi, ma soddisfatti. Il giallo è stato cancellato. Cosa rimarrà dei Monti Gialli?

Il senso di libertà di un luogo incontaminato. Nella grandezza, nei dettagli e nella spensieratezza di aver oltrepassato i confini della semplice bellezza.
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