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Sdraiati sulla "tovaglia" a mangiare "cibo bello": l'estate del palermitano (minuto per minuto)

Dalla doccetta al riposino, passando per gli anelletti al forno e la birretta serale. L'inverno è passato, aprile e maggio sono un unico mese, ora tocca all'estate ed è tutto un programma, il solito

Le capanne di Mondello e gli "arredi" (foto di Giulia Garbi)

"Ammetto che mi stanco presto del primo freddo piuttosto che del caldo estivo".
"Fino a 35° gradi posso pure resistere dai!"
"Abbiamo avuto estati molto più calde di quella del 2003".
"Che poi, pensandoci, inizio a stancarmi dell'estate soltanto quando dura troppo, tipo fino a settembre: è a quel punto che non ne posso più"
"Ma quannu ava a finiri stu friddu?"
"Mi iscrivo in palestra così questa estate fisicaccio e abbronzatura. Anzi, iniziamo subito col silk-epil o ceretta così mi ritrovo in estate già liscia (o liscio) e non ci penso più!"
"Da lunedì dieta!"

Sembra quasi di leggerle tutte sovrapposte una sull'altra, come quando nei film i protagonisti sentono i pensieri delle persone attorno a loro che gli si accumulano nella testa. Ma gli americani non sanno come un palermitano pensa e progetta. Non lo immaginerebbero mai. I loro pensieri possono fare più rumore dei tuoni. E questi tuoni compongono la grande orchestra dell'immaginazione.
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Comodamente sdraiati sulla tovaglia (il telo da mare, ndr), accompagnati dal selvatico e primordiale fascino della sabbia fresca e umida di una notte d'estate. E una birretta, diciamo sempre noi. Durante il giorno, stessa storia, ma con in più le fragranze al cocco delle creme, olii e lozioni solari che divampano nell'aria. Non importa che tu ti protegga o meno, sarà sempre quello dei vicini di spiaggia il profumo che, in qualche modo, arriverà alle narici e alla mente, e rispolvererà ricordi delle estati passate. E con molta probabilità anche la data di scadenza di quei prodotti è roba remota. Ma ogni estate è sempre diversa, ed ora siamo qui, manca poco, stiamo per costruire come un castello di sabbia un altro ricordo di un'altra stagione.

Una visione collettiva in cui tutto fila maledettamente liscio. Un po' come le pubblicità di quei pregiati caffè in capsule, dai nomi esotici e che richiamano l'Oriente; cascano come oro colato dentro la tazzina ed è così denso che pare di immaginarne il profumo e la consistenza sulle labbra. Tutto scivola come quel caffè.

Quella bollente ed ustionante è ormai un ricordo d'inverno. Sto parlando della doccia, che in estate diventa magicamente doccetta. Si, perchè a Palermo quasi tutto finisce con "etta". E vorremmo solo notare i segnali lasciati dal costume. "Appena ti fai la doccia vedi come te ne accorgi che ti sei abbronzato!"

E se dopo questa doccetta a pranzo ci aspettano a tavola gli anelletti al forno, allora la nostra esistenza potrebbe concludersi proprio in quel momento. Con vista mare, gli anelletti al forno sono meglio delle spa e non troveremo un palermitano che non sia d'accordo. Il cibo da noi non è buono, è bello. Il pane di paese con le milinciane fritte è troppo bello, ma anche la pasta coi tenerumi sotto il ventilatore è troppo bella.

Chi ama la pennichella e chi invece si rilassa a leggere o a guardare la tv sa bene che alle 18.00, in estate, fuori è ancora tutto illuminato. Ed anche se non si sta organizzando nulla in particolare, basta la consapevolezza del sole ancora fuori le mura per stare bene. Del resto il palermitano non si abitua mai al buio.

Ma facciamo un passo indietro, a quando tutta questa favola ha avuto inizio.

Da marzo in poi tutto cambia nella mente del palermitano. Le giornate si sono allungate già da un po' di mesi, ce ne siamo accorti già a metà gennaio; febbraio non ci preoccupa più di tanto e con il mese pazzo alle porte è subito Primavera. La vita del palermitano è un continuo conto alla rovescia. Noi non diciamo che tra poco siamo ad aprile, ma diciamo che tra poco “è tempo di rarigghia!”

È il momento in cui riesumeremo le maniche corte e le indosseremo sotto i giubbotti, svecchieremo la nostra voglia di socializzare che in inverno si limitava a riconoscere degne di attenzione solo piumone e vestaglia, ma sappiamo bene che per un cambio stagione drastico è ancora troppo presto. In questa fase le serate sono ancora fresche, ma il palermitano farà sempre in modo che anche questo gli piaccia e fingerà che il fresco non lo infastidisca più di tanto: indossate le prime mezze maniche non si torna più indietro.

Aprile e maggio sembrano quasi un unico mese. Adesso le passeggiate sul lungomare con 18° gradi sono d'obbligo, con tanti cani che corrono felici dove un giorno ci saranno le capanne. Non importa se siamo ben lontani dai 25 gradi: c'è il sole, "si sta bene fuori". Indiscussa regina dei social sarà l'arancina con il mare cristallino sullo sfondo. "Io mi metto il costume sotto, non si sa mai".

Riposino o meno, fatte le 18.00 circa chiameremo la persona più cara che abbiamo per un rilassante aperitivo. Aperitivo di solito non lo abbreviamo o non usiamo il vezzeggiativo. Non siamo ancora pronti per "aperitivino". Da quand'è che Palermo è diventata tanto chic me lo domando ogni giorno, e credo anche di non avere mai visto tanti calici bombati e ambrati levati in alto come sfere del drago.

Ed ecco che al tramonto, mentre con una mano leveremo in alto le birre, i cocktail, i cicchetti scintillanti per brindare, l'altra mano libera sarà già partita in automatico verso la tasca o la borsa alla ricerca del cellulare. Diventiamo i tipi delle pubblicità dove a prevalere sono le atmosfere calde: rosso, arancione e giallo che si scontrano freneticamente. Indosseremo il bianco perchè farà risaltare l'abbronzatura della mattinata.

E magari qualcuno ci farà una foto a "tradimento": saremo tutti con i capelli a posto, nessun mascara sbavato, freschi ed anche un po' spavaldi. È scientificamente dimostrato che prendere il primo sole e colorarsi un po' migliora l'autostima dei palermitani. Detto questo, pare non manchi nulla in questa grande overture della bella stagione.

"Dont' look up" a Palermo diventa "Dont' look down". Leonardo di Caprio non capirebbe perchè non si dovrebbe fare nelle nostre serate afose. Non immaginerebbe mai che un ammasso di minerali non potrà fare più paura di un "oggetto" molto più che identificato che sbuca dai marciapiedi e non solo. Se "colui che non può essere nominato" te lo trovi per terra, ti punterà e ti inseguirà.

Ma questo non ci frenerà e nemmeno il terrorismo meteorologico. Marceremo e marciremo per le strade, prenderemo le macchine e andremo fino a Sferracavallo, non importa quanto ci vorrà per cercare parcheggio. Il palermitano, quando vuole, ha molta pazienza. Cosa vuoi che sia un'ora di ricerca se poi vai a gustarti degli spaghetti con i ricci e magari un gelato dopo?

"In estate ti si chiude la fame per il caldo, si mangia di meno."
Non siamo solo molto bravi ad immaginare e a progettare, ma anche a mentire spudoratamente. Siamo capaci di parlare sempre di cibo, senza farci troppo caso. Il cibo smuove i ricordi del passato; è sempre presente perchè parliamo di cibo proprio mentre mangiamo; è il progetto futuro delle nostre serate quasi al termine. Che sia un post-discoteca o post-Magione, l'ultimo pensiero della notte sarà sempre rivolto a lui.
- «Sono le tre di notte, vi va un piatto di pasta?»
- "«No dai, andiamo a vedere l'alba e poi tutti a fare colazione!»

La tovaglia protagonista delle prime righe, nella nostra fervida immaginazione, è sempre priva di sabbia, ben salda al terreno; nessuno che la sposti accidentalmente. Sì, perchè anche l'aria è attenta e ben domata, si muove solo ogni tanto, giusto per asciugarci il sudore, ancora piacevole e dal forte senso estetico. E quando porgeremo due euro per la famigerata 0,30 non ci importerà più di tanto, perchè quel picciotto sta lavorando probabilmente dalle sei del mattino."Si vusca u pani."
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