NATURA

HomeAmbienteNatura

Se in Sicilia ci sono loro l'ambiente sta bene: che cosa ci "dicono" le libellule

Vengono soprattutto utilizzate come indicatore ambientale degli ecosistemi acquatici interni, per via delle loro caratteristiche biologiche ed ecologiche. Che sappiamo

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 16 dicembre 2025

Per studiare e analizzare la qualità ambientale degli ecosistemi complessi, gli scienziati hanno numerose frecce al loro arco, che gli consentono di determinare lo stato di salute dei vari ambienti. Fra gli strumenti più sicuri e utilizzati per determinare i cambiamenti degli habitat ci sono i bioindicatori, organismi viventi sensibili all’alterazioni chimico fisiche dell’ambiente che attraverso la loro presenza o la loro assenza indicano la salubrità degli ecosistemi.

Questi organismi possono anche subire modifiche morfologiche/fisiologiche a seguito del contatto con sostanze inquinanti o pericolose per la vita ed è tramite lo studio e la conta di queste mutazioni che gli scienziati determinano la gravità dell’inquinamento, anche per le valutazioni di impatto ambientale. Fra gli organismi più utilizzati con questo scopo ci sono le libellule, il principale gruppo di animali dell’ordine degli Odonati.

Emblematica è la libellula imperatore (Anax ephippiger), con un’apertura alare di circa 10 cm, capace di compiere straordinarie migrazioni dall’Africa subsahariana fino al Nord Europa, passando anche per la Sicilia.

Considerati dagli scienziati tra gli insetti di maggior successo della storia della vita, le libellule vengono soprattutto utilizzati come indicatore ambientale degli ecosistemi acquatici interni, per via delle loro caratteristiche biologiche ed ecologiche. Uno degli aspetti fondamentali che rende le libellule ottimi bioindicatori è il loro ciclo vitale. Esse trascorrono infatti gran parte della loro vita allo stadio larvale, che si svolge in acqua, mentre da adulte vivono in ambiente terrestre, sempre in stretta relazione con i corpi idrici. Questa doppia dipendenza fa sì che la loro presenza, abbondanza e diversità riflettano lo stato di salute sia dell’acqua sia degli habitat circostanti, in particolare in quegli ambienti fragili come le pozze temporanee siciliane o nei torrenti che scorrono lungo le nostre catene montuose.

Di norma, ambienti con acque pulite, ben ossigenate e con una vegetazione ripariale rigogliosa tendono a ospitare comunità di libellule che presentano un gran numero di specie, molto diversificate fra di loro. Ambienti invece inquinati presentano un numero estremamente ridotto di libellule – in alcuni casi non c’è ne sono proprio - e le poche specie lì presenti sono tutte molto simili e presentano caratteristiche morfologiche omogenee.

A discutere di questo interessante argomento il 18 dicembre è Andrea Corso, uno dei massimi esperti di libellule in Sicilia, durante una conferenza che si svolge al Museo Geologico G. G. Gemmellaro, in Corso Tukory 131 a Palermo. L’intervento di Corso avviene nell'ambito della classica riunione di fine anno della Società Siciliana di Scienze Naturali, una delle più prestigiose associazioni scientifiche siciliane, che ha sede proprio nel museo. Corso parlerà anche di quelle specie migratrici, come la libellula imperatore (Anax ephippiger), che sono in grado di compiere lunghe migrazioni dall’Africa subsahariana fino al Nord Europa.

Tornando all’utilizzo delle libellule negli studi di analisi ambientali, le larve di libellula sono note soprattutto per la loro sensibilità nei confronti dell’inquinamento chimico, dell’eutrofizzazione e delle alterazioni idromorfologiche, come la canalizzazione dei corsi d’acqua o la distruzione delle zone umide. La presenza di specie rare o specializzate viene invece considerata dagli scienziati come indice di ecosistemi ben conservati. Un ulteriore vantaggio dell’uso delle libellule come indicatori è la relativa facilità di osservazione e identificazione degli adulti.

A differenza di altri organismi acquatici, le libellule sono diurne, vistose e attive, caratteristiche che permettono anche a non specialisti, opportunamente formati, di contribuire al monitoraggio attraverso progetti di citizen science. Ciò rende il loro studio uno strumento efficace e poco costoso per la valutazione ambientale su larga scala, che può anche prendere in considerazione l’impiego di semplici studenti tramite specifici progetti di approfondimento scolastico.
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÚ LETTI