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Sembrano (quasi) un banchetto nuziale: cosa sono le "tavulate de li vicchiareddi" in Sicilia

Il 19 marzo è un giorno speciale e nell'Isola viene festeggiato, a seconda del luogo, con sfumature, riti e tradizioni differenti. Vi parliamo di quella in un piccolo borgo

Erika Diliberto
Giornalista
  • 19 marzo 2024

La "tavolata" di San Giuseppe a Milena (foto di Giovanni Schillaci)

È un giorno speciale, ed in particolar modo in Sicilia viene festeggiato, a seconda del luogo, con sfumature, riti e tradizioni differenti.

Il 19 marzo, la festa di San Giuseppe e di tutti i papà è una celebrazione religiosa che commemora il santo non solo come padre putativo di Gesù ma anche e soprattutto come patrono della chiesa universale.

I siciliani tutti, sanno bene come celebrare questa ricorrenza ed in ogni parte dell’isola i festeggiamenti mutano a seconda delle usanze locali.

A Milena, un piccolo comune del nisseno - nel cosiddetto Vallone - che conta al suo attivo poco più di 3mila abitanti, questo particolare giorno dell’anno assume un significato tutto suo.

Il 19 marzo per i residenti, non è solo quella ricorrenza dell’anno che giunge per festeggiare il proprio genitore ma è soprattutto la festa del loro Santo Patrono.

Nel noto "paese delle robbe" quest’ultima assume connotati importanti con dei riti che la tradizione, nel corso degli anni, ha consolidato in celebrazioni ad hoc e di cui i milocchesi, come è giusto che sia, ne vanno più che fieri.
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Proprio a Milena, San Giuseppe viene festeggiato ben due volte l’anno: il 19 marzo e la prima domenica del mese di maggio, dove il santo viene ricordato ed omaggiato nella chiesetta di San Giuseppe in campagna, nei pressi del villaggio "Vittorio Veneto", meglio conosciuto dai suoi abitanti come Robba Piḍḍizzuna.

I riti religiosi poi, hanno inizio oltre un mese prima con "li miracoli di San Giuseppe", una particolare devozione religiosa e popolare che consiste nel celebrare ben due messe per i nove mercoledì antecedenti la festa, ognuna delle quali “fatte dire” dagli abitanti delle robbe, intenti a raccogliere offerte in giro per il paese.

Anche quest’anno, come ogni anno del resto, il 19 marzo, i milenesi si sveglieranno col suono della tradizionale alborata, seguita poi dalle note che la banda comunale diffonderà per le antiche vie di Milena.

San Giuseppe è celebrato in Sicilia e nella fattispecie nel “paese delle robbe” con le tradizionali e tanto attese tavolate di li vicchiareḍḍi”, un lauto e ricco pranzo offerto dai padroni di casa per grazia ricevuta o da ricevere.

Molte sono le famiglie, in paese, che si adoperano ogni anno per far si che questa particolare usanza coi suoi riti non vada perduta nel tempo.

La famiglia ospitante mette a disposizione, nel giorno di San Giuseppe, la stanza più bella della casa per allestire quella che sarà la grande e lunga tavolata dove siederanno i commensali per diverse ore nella degustazione dei prodotti stagionali, tipici del luogo.

Al centro della stanza o nel posto di maggiore risalto della casa viene allestito un piccolo altare dove viene posta l’immagine del Santo.

Candele, arance, frutta e fiori di stagione, ed un pane le cui particolari forme ricordano una corona, un bastone, o il giglio, faranno poi da contorno al volto in fotografia di San Giuseppe.

La cura, l’attenzione e la devozione prestate dalle padrone di casa per l’allestimento del banchetto superano ogni aspettativa. La tavola è agghindata con una tovaglia bianca ricamata, tra le più preziose in possesso dei padroni di casa.

I piatti ed i bicchieri che verranno adoperati saranno quelli delle grandi feste, senza alcun risparmio. Ma quel che rende questo pranzo unico nel suo genere sono le numerose pietanze che verranno consumate dai commensali invitati. In passato quest’ultimi erano 13, a ricordare il numero degli apostoli e ad essere invitati erano i meno abbienti del paese, i poveri, i meno fortunati.

Il numero non era fisso e variava a seconda della promessa e delle condizioni economiche della famiglia ospitante. Oggi la tradizione delle tavolate, tanto sentita da coinvolgere l’intera comunità, come spesso accade, si è allargata e gli inviati possono essere amici o semplici conoscenti con i quali condividere qualche ora di allegra convivialità. In passato, veniva assegnato ad ogni "vecchiarello" invitato un nome ed uno specifico ruolo.

Ad esempio al bambino più giovane veniva dato il ruolo di Gesù Bambino, una giovane era la Madonna, un vecchietto era San Giuseppe e poi c’era anche San Pietro, un adulto che mangiava più degli altri ed a lui veniva “passato” quello che per gli altri era superfluo.

Il menù ieri come oggi è ricco e tanto abbondante da fare invidia ad un vero e proprio banchetto nuziale.

L’antipasto è costituito da tre profumate fette di arance e a seguire la minestra di riso ed un primo condito con salsa di pomodoro. Come secondo vengono servite le tradizionali polpette di pane fatte con formaggio e uova, fritte e successivamente cotte nel sugo. Seguono poi la frittata di finocchi selvatici di stagione, la frittata di broccoli ed il tanto atteso baccalà.

Come dolci, ai commensali vengono servite le "spingi" di pasta, la pignolata, le cassatelle con la ricotta e le “minnulicchie” anch’esse come le prime, preparate con un impasto di uova, lavorata ed allungata poi in tanti bastoncini, successivamente tagliati in porzioni di piccole dimensioni e fritte nell’olio caldo, ricoperte poi di glassa. Ceci tostati, mandorle e finocchi tagliati a coste concludono il lauto pranzo in bellezza.

I banchetti di San Giuseppe, è doveroso ricordare, vengono, prima d’esser consumati, benedetti dal parroco del paese che prima di sedersi a tavola lui stesso, fa il giro di tutte le tavolate di Milena.

In passato, le famiglie usavano inoltre preparare le "trusciteḍḍi". Chi non poteva adoperarsi per questo ricco ed abbondante pranzo per motivi legati alla salute o di natura economica, sempre per devozione, dava ai poverelli dell’abitato involucro con un pane, un’arancia, un finocchio, una manciata di ceci tostati, qualche dolcetto e un poco di denaro, il tutto avvolto in un panno o in un sacchetto.

Questa tradizionale ricorrenza delle tavolate allora come oggi è cosi sentita dagli abitanti del "paese delle robbe” tanto da lasciare, il 19 marzo, le porte della propria abitazione aperte per i più bisognosi.

Non resta adesso che attendere il giorno commemorativo di San Giuseppe, recarsi a Milena, nell’entroterra, dove si respira una buona e pulita aria collinare e chissà che non si venga invitati ad una delle numerose "tavulate di li vicchiareḍḍi".

Sul calar della sera, poi, è possibile prender parte alla santa messa e a seguire, partecipare alla processione del simulacro con tanto di fuochi pirotecnici finali.

L’ospitalità e la generosità della comunità milocchese costituiscono da sempre un vanto di cui i residenti ne vanno orgogliosamente fieri.
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